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 2014  agosto 31 Domenica calendario

DIARIO DI UN VENDITORE DI FOLLETTO

«La polvere non conosce crisi: tocca tutti, poveri e ricchi, e bisogna toglierla». L’assioma perfetto è di Gabriele Tarenzi, lodigiano di San Fiorano, diventato a 35 anni «Mr Folletto». È lui, infatti, ad aver venduto lo scorso anno il maggior numero di apparecchi del gruppo Vorwerk: 1.266, vale a dire 105 al mese; 3,4 al giorno, se immaginiamo che abbia lavorato senza fermarsi neppure a Natale o a Pasqua. Cosa impossibile visto che nel 2013 Gabriele ha pure trovato il tempo di sposare Erika. Ed è a lei che è andato il premio di miglior venditore 2014: una Cinquecento bianca. «Era da tempo che diceva di voler cambiare l’auto. È incredibile che sia arrivata al momento giusto: voleva proprio quella!», commenta allegro il marito.
Venditori di folletti si diventa, non si nasce. «Io mi sono diplomato in Ragioneria. Poi sono stato direttore in una catena di supermercati, nella grande distribuzione. Ma non era un posto molto meritocratico, ero retribuito poco per quello che facevo. Così ho deciso di cambiare e non potevo trovare un’azienda migliore (498 milioni di euro di fatturato, più di quattromila agenti in tutta Italia, ndr ): qui lo stipendio te lo fai tu, e per vivere abbastanza bene basterebbe vendere 30/40 apparecchi al mese». Lui ne piazza il triplo. «Diciamo che mi sono levato tante soddisfazioni: vivo in campagna e sono riuscito a risistemare i portici esterni e a farmi un bel giardino».
La sua giornata comincia alle 7.30, con la sveglia. Caffè con Erika, doccia, barba, poi esce di casa di tutto punto alle 8.15-8.30, per incontrare gli altri agenti. «Lavoro nel Piacentino e nella Bassa Lodigiana, sono queste le mie zone. Ci incontriamo con i colleghi tre volte al giorno: a colazione, a pranzo e la sera prima di rientrare a casa. Ogni gruppo, a seconda dell’area da coprire, è composto da cinque a dieci persone, noi ora siamo 14. Il capovendita ci assegna la porzione di territorio e partiamo».
La prima fase è quella della «spesa degli appuntamenti». «Significa che dobbiamo fissare un certo numero dimostrazioni, che si faranno poi nel pomeriggio. Ogni agente cerca di mettere in agenda sei o sette appuntamenti, io però ho un’altra strategia». Non ci tenga in attesa. «Io lavoro “al volo”». Prego? «Se vedo che ci sono i presupposti, faccio subito la dimostrazione». I presupposti sarebbero «quando c’è chi decide: allora si può procedere. Tendenzialmente decide la moglie, ma spesso vuole essere presente anche il marito».
Ci vuole tecnica nel suonare i campanelli. «Si comincia dall’alto e si scende a scalare. Se qualcuno non è in casa, si segna il nome e si ritorna. Anzi, gli assenti sono importantissimi!». Le scene buffe sono all’ordine del giorno. «Il presupposto è che i clienti non ci aspettano, quindi è normale trovare lei con i bigodini, lui a torso nudo, un po’ di disordine qua e là. Però il nome dell’azienda è per noi un grande lasciapassare, ha una tradizione di oltre settant’anni nella vendita porta a porta e a parte qualche raro personaggio che mi ha mandato a quel paese, non ho mai incontrato persone sgarbate. E anche quelle che a prima vista lo sembravano, si rivelano poi piacevoli: basta trovare il momento giusto». Mai nessuna avance, da parta delle signore? «A me mai», e ride.
La faccia da bravo ragazzo di Tarenzi è l’incentivo supplementare che ben dispone le mamme a farlo entrare in salotto. «Ma noi abbiamo un regolare tesserino, da mostrare, che ci autorizza alla vendita diretta». Qualche giorno fa una coppia sulle colline piacentine lo ha anche invitato a pranzo dopo aver comprato l’apparecchio. «Era mezzogiorno passato e non avrei trovato nessun bar nel raggio di parecchi chilometri. Diciamo che fa parte della magia che si crea in poco tempo: a volte mi regalano le uova, una bottiglia di vino, l’olio...».
Obiettivi per il futuro? «Riuscire a vendere il Folletto a mia zia Giovanna, è l’unica che manca. Ma guardi che non ho fatto come Checco Zalone in «Sole a catinelle». Sono stati i miei parenti a chiedermi di comprarlo, non il contrario!».