Giuseppe Turani, Uomini e Business 1/9/2014, 1 settembre 2014
Ci avevano promesso una bella scossa per ripartire alla grande, ma la scossa non è arrivata. Ma si può fare? Certo, ci vuole solo molto coraggio
Ci avevano promesso una bella scossa per ripartire alla grande, ma la scossa non è arrivata. Ma si può fare? Certo, ci vuole solo molto coraggio. Ci si potrebbe riuscire anche facendo solo tre cose, e poi riposare per qualche mese. 1- Diminuzione secca e immediata delle imposte sul lavoro (e anche delle imposte Irpef). Una roba tosta: 30-40 miliardi di balzelli spazzati via entro mercoledì. E’ evidente che con una mossa del genere i conti pubblici saltano per aria e non si riuscirà, per quest’anno, a stare dentro il limite del 3 per cento di disavanzo. Non importa, se contestualmente si vara un piano di tagli veri e robusti della spesa pubblica (non quella sceneggiata alla Totò delle auto blu). Nessuno in Europa e fuori protesterà per lo sforamento. Naturalmente se il piano di tagli sarà vero e credibile. Anzi, i mercati (quelli che ci danno i soldi) quasi certamente festeggeranno: la bella addormentata d’Europa si è svegliata. E magari l’Economist fa una vignetta con Renzi che impugna un bastone e non un gelato., Questa è la prima misura da prendere. E va fatta per una ragione molto semplice: con questi livelli di pressione fiscale l’Italia non decolla nemmeno se assumono il mago Merlino come consulente del governo. Adesso tutti aspettano il bazooka di Draghi e la flessibilità europea. Magari qualcosa arriva, ma se non si abbassa la pressione fiscale questo resterà sempre un paese zoppicante, qualunque cosa faccia Draghi. 2- Chiusura immediata, al massimo entro giovedì, di mille aziende “locali”. Si può procedere anche un po’ a caso e mettendo in conto che ci saranno ricorsi e proteste. Non importa, di questo ci si occuperà dopo. Adesso sarebbe importante mandare subito un segnale forte che l’aria qui sta cambiando: a casa un po’ di mantenuti dalla politica. Mille società, se ognuna avesse solo cinque consiglieri (compresi presidenti e amministratori delegati, ma sono di più) significa mandare per strada entro giovedì 5 mila parassiti. E il personale (dove c’è) va in cassa integrazione, in attesa d studiare meglio la situazione. 3- Abolizione immediata (si può fare entro lunedì sera) dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e delle norme più tremende che lo accompagnano. A cosa servirebbe questa mossa che farà andare la Cgil fuori dai gangheri? A niente. Ma lancerebbe due messaggi precisi. Il primo ai sindacati che il paese è stanco della difesa corporativa (e a volte insensata) di quelli che comunque un lavoro l’hanno trovato. Il secondo messaggio sarebbe per le imprese, italiane e straniere: cari signori qui si cambia verso, davvero. Aspettiamo voi e i vostri soldi. (Dal "Quotidiano Nazionale" del 1° settembre 2014)