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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

SE LA GUERRA PORTA KIEV SULL’ORLO DEL DEFAULT

Come l’inverno sul fronte del gas, la tenuta dei conti pubblici è una spada di Damocle che grava sull’Ucraina in guerra. Rimane in ombra, travolta da notizie ben più gravi: ma più passa il tempo, più la soluzione è difficile e costosa. Ieri il Fondo monetario internazionale ha richiamato l’attenzione: riconoscendo che il piano di salvataggio messo a punto nei mesi scorsi, aiuti per 17 miliardi di dollari, potrebbe non bastare più. Se nessuno fermerà i combattimenti, che tra l’altro infuriano proprio nel cuore industriale del Paese, Kiev potrebbe aver bisogno di altri 19 miliardi, da qui alla fine del 2015.
Non si tratta, chiarisce il responsabile della missione Fmi in Ucraina Nikolay Gueorguiev, dell’ammontare di un secondo eventuale bailout. La stima di 19 miliardi rappresenta il costo di una guerra che dovesse continuare nel prossimo anno, una cifra che in teoria potrebbe essere coperta in parte da ulteriori tagli alla spesa pubblica e dalle riserve in valuta. Ma mentre l’eventualità di un default spaventa gli investitori internazionali, facendo ventilare richieste di ristrutturazione del debito in bond, per l’Ucraina in guerra è sempre più difficile imporre alla popolazione i sacrifici chiesti dall’Fmi in cambio degli aiuti. Tra questi l’aumento del prezzo del gas. Da tenere conto, tra l’altro, che il presidente Petro Poroshenko ha convocato elezioni anticipate per fine ottobre, per completare il cambio della guardia in Parlamento: il governo sarà dunque più incline a fare promesse e riforme, dovendo anche tenere conto dell’inevitabile aumento delle spese militari.
I dati sullo stato dell’economia ucraina, in recessione, sono sempre più inquietanti. Il Fondo ha rivisto ancora al ribasso le previsioni per quest’anno, una contrazione che passa dal 5 al 6,5%, a fronte di un +1% nel 2015: ma anche in questo caso, se la guerra dovesse continuare nei prossimi mesi - scrive l’Fmi nel suo rapporto - «si aggraverebbe la recessione, la pressione fiscale aumenterebbe insieme alla fuga di capitali e alla perdita di riserve internazionali». L’economia perderebbe il 7,3% quest’anno restando in recessione anche il prossimo, -4,2 per cento.
Per evitare il collasso, in questo scenario, il Fondo monetario fa appello agli altri protagonisti del programma di aiuti, Stati Uniti e Unione Europea, cui verrebbe chiesto uno sforzo supplementare. Per il momento, secondo l’Fmi, il governo di Kiev dovrebbe riuscire a far fronte ai propri impegni grazie alle emissioni di debito in programma e all’ultima tranche di aiuti approvata dal Fondo, 1,7 miliardi, seguiti in dicembre da un’altra "rata" di 2,7 miliardi. Poi, tutto dipenderà dalle sorti delle regioni di Donetsk e Luhansk. Che, insieme, nel primo trimestre dell’anno hanno garantito all’Ucraina il 23% della produzione industriale e il 14,5% del commercio al dettaglio. Erano gli ultimi mesi prima della guerra.
Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 3/9/2014