Antonio D’Orrico, Corriere della Sera - La Lettura 31/8/2014, 31 agosto 2014
IL GENIO DI SALINGER CHE HA VISTO L’INFERNO
I libri vecchi presenti in classifica li abbiamo letti. I nuovi non sono ancora arrivati. Facendo uno strappo alla regola, parliamo di un libro che (purtroppo) nella lista dei bestseller non c’è. È la biografia collettiva di Salinger (con centinaia di testimonianze di gente che lo conosceva o sapeva qualcosa di lui). Alla fine, ognuno può costruirsi, montando le informazioni a suo piacimento, un Salinger personale, un Salinger fai-da-te. Il mio montaggio è questo. Salinger dice: «Puoi vivere tutti gli anni che vuoi, ma non riuscirai mai a toglierti completamente dalle narici l’odore della carne carbonizzata». Sua figlia Margaret dice: «In quanto agente di controspionaggio, mio padre fu uno dei primi soldati a entrare in un campo di concentramento appena liberato. Mi disse anche il nome, ma non lo ricordo». Gli autori del libro così riassumono cosa hanno trovato nelle carte d’archivio dell’esercito americano: «Alla fine della guerra, Salinger e il 12° reggimento, esausti entrano al Kaufering IV». (Il Kaufering IV era uno dei campi di sterminio di Buchenwald, Salinger ci entrò nella primavera del 1945, quando ancora quasi nessuno sapeva, ndr). Eberhard Alsen, professore alla State University di New York, dice: «Salinger non ha mai descritto nelle sue opere ciò che vide al Kaufering, ma quell’esperienza pervade tutta la sua vita e i suoi lavori». Torniamo, con un perfetto montaggio circolare, alla prima dichiarazione di Salinger: «Puoi vivere tutti gli anni che vuoi, ma non riuscirai mai a toglierti completamente dalle narici l’odore della carne carbonizzata». Dal montaggio proposto avrete capito che il mio Salinger è un Dante Alighieri che va all’inferno (Buchenwald), torna, scrive qualcosa (di divinamente bello), ma poi si chiude nel silenzio per mezzo secolo fino alla morte. Questa biografia è stupenda, nemmeno Salinger avrebbe saputo fare meglio.