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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DECAPITATO DALL’ISIS UN ALTRO OSTAGGIO


ROMA - Lo Stato Islamico ha rilasciato un video con la decapitazione di Steven Sotloff, l’altro giornalista nelle mani dei miliziani islamici. Nel filmato di 2’46’’ - dal titolo "Un secondo messaggio all’America - viene mostrata l’esecuzione del reporter americano 31enne, rapito in Siria. Lo riferisce il New York Times che cita il SITE Intelligence Group che abitualmente monitora i siti web jihadisti. A parlare è ancora una volta il boia soprannominato John il britannico: "Sono tornato Obama, sono tornato per la tua politica estera arrogante verso lo Stato Islamico", le sue parole.
"Pago il prezzo" per la decisione dell’amministrazione Obama di attaccare obiettivi dell’Is in Iraq. Sono queste - riporta il New York Times - le parole pronunciate da Sotloff nel video.
Il giornalista freelance era stato mostrato al termine del video di James Foley, l’altro giornalista decapitato dai jihadisti dello Stato Islamico. L’Is aveva minacciato gli Usa che sarebbe stato il prossimo ostaggio a morire se non fossero cessati i raid sul nord dell’Iraq. I suoi familiari avevano aperto una petizione sul sito della Casa Bianca chiedendo al presidente di salvare la vita al figlio. E proprio una settimana fa la madre di Sotloff aveva lanciato un appello all’Is per la sua liberazione.
La Casa Bianca non è in grado al momento di confermare l’autenticità del video. Lo afferma il portavoce Josh Earnest, sottolineando che l’informazione data dal New York Times non può essere al momento verificata. Un atto terrificante": così la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, ha commentato comunque la notizia. ’E’ disgustoso e spregevole", le parole del premier britannico David Cameron. Non è ancora chiaro né dove, né quando sia stato girato il video.
Oltre alla rivendicazione dell’uccisione del secondo reporter, nel filmato odierno l’Is minaccia anche di uccidere un ostaggio britannico che è nelle sue mani, David Cawthorne Haines, secondo quanto riferisce via Twitter sempre il SITE Intelligence Group.
Infine l’avvertimento agli alleati dell’America: "Prendiamo questa opportunità per avvertire i governi che entrano nella malvagia alleanza con l’America contro lo Stato Islamico: si tirino indietro e lascino il nostro popolo in pace".
Sotloff, originario della Florida, lavorava anche per la rivista Time. In grado di parlare correntemente l’arabo, per anni ha seguito gli avvenimenti in Medio Oriente, entrando ripetutamente nelle più pericolose zone di conflitto: era stato sequestrato nell’agosto 2013.


ROMA - Lo Stato Islamico ha rilasciato un video con la decapitazione di Steven Sotloff, l’altro giornalista nelle mani dei miliziani islamici. Nel filmato di 2’46’’ - dal titolo "Un secondo messaggio all’America" - verrebbe mostrata l’esecuzione del reporter americano 31enne, rapito in Siria. Lo riferisce il New York Times che cita il SITE Intelligence Group. A parlare è sempre il boia soprannominato John il britannico: "Sono tornato Obama, sono tornato per la tua politica estera arrogante verso lo Stato Islamico", le sue parole.
"Pago il prezzo" per la decisione dell’amministrazione Obama di attaccare obiettivi dell’Is in Iraq. Sono queste - riporta il New York Times - le parole pronunciate da Sotloff nel video.
Il giornalista freelance era stato mostrato al termine del video di James Foley, l’altro giornalista decapitato dai jihadisti dello Stato Islamico. L’Is aveva minacciato gli Usa che sarebbe stato il prossimo ostaggio a morire se non fossero cessati i raid sul nord dell’Iraq. I suoi familiari avevano aperto una petizione sul sito della Casa Bianca chiedendo al presidente di salvare la vita al figlio. E proprio una settimana fa la madre di Sotloff aveva lanciato un appello all’Is per la sua liberazione.
La Casa Bianca non è in grado al momento di confermare l’autenticità del video. Lo afferma il portavoce Josh Earnest, sottolineando che l’informazione data dal New York Times non può essere al momento verificata. Un atto terrificante": così la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, ha commentato la notizia. ’E’ disgustoso e spregevole", le parole del premier britannico David Cameron.
Oltre alla rivendicazione dell’uccisione del secondo reporter, nel filmato odierno l’Is minaccia anche di uccidere un ostaggio britannico che è nelle sue mani, David Cawthorne Haines, secondo quanto riferisce via Twitter il SITE Intelligence Group.
Nel video anche un avvertimento diretto al governo iracheno: quello di "porre fine a questa alleanza maligna con l’America contro lo Stato Islamico". Sotloff, originario della Florida, in passato ha scritto per Time e altri giornali: negli ultimi anni si era occupato di Medio Oriente.

PUNTO SULL’IRAQ
BAGDAD - L’Iraq è sull’orlo di una crisi di nervi. L’avanzata dei miliziani dello Stato islamico sembra per ora arginata grazie al supporto dei raid aerei Usa, ma la tensione nel Paese è alle stelle. Oggi un gruppo di oltre 100 familiari di soldati iracheni scomparsi dal giugno scorso in una base militare conquistata dall’Is ha dato l’assalto al Parlamento di Bagdad per protestare contro la mancanza di notizie sui loro congiunti. Un membro del Parlamento ha detto che l’assalto ha provocato alcuni feriti. La folla, costituita per lo più da sciiti, si rifiuta di uscire dall’edificio.
Forze speciali dell’esercito sono state inviate per circondare il Parlamento e riportare la situazione sotto controllo. Oggi l’assemblea doveva discutere di quanto avvenuto l’11 giugno scorso, quando la base Spiker, 13 chilometri a nord di Tikrit, sede dell’accademia dell’aeronautica militare, è stata conquistata dai jihadisti. Secondo voci non confermate fino a 1.700 militari potrebbero essere stati uccisi dall’Isis e immagini di esecuzioni compiute da miliziani con il volto coperto sono circolate su vari siti. Secondo voci non confermate, una parte dei soldati potrebbe essere tenuta in ostaggio dallo Stato islamico e i familiari chiedono di avere notizie certe in proposito.
A Nord continua la controffensiva dell’esercito regolare appoggiato dall’aviazione americana e dai guerriglieri sciiti e curdi che sta costringendo i miliziani dell’Is ad arretrare. Dopo aver liberato la città di Amerli, l’esercito ha ripreso ieri il controllo della non lontana città di Suleiman Beg, nel nord del Paese e oggi i miliziani dello Stato islamico vengono segnalati in ritirata dai villaggi a sud di Kirkuk e, in particolare, nell’area di Daquq. E dopo intensi combattimenti le forze di sicurezza irachene sono riuscite ad entrare a Tikrit: i militari stanno avanzando nella città lungo tre direttrici. I militari avrebbero finora preso il controllo dell’Università di Tikrit, dell’ospedale e di alcune posizioni nella zona occidentale della città natale di Saddam Hussein, conquistata dallo Stato islamico lo scorso mese di giugno.
Ieri altri 11 jihadisti dello Stato Islamico sono stati uccisi nel distretto di Zammar (nord-ovest di Mosul) in raid aerei provenienti con ogni probabilità dall’aviazione militare statunitense. Intanto le forze armate regionali curde, i peshmerga, sono riuscite ad uccidere due attentatori dello Stato Islamico mentre stavano tentando di attaccare un checkpoint nei pressi del distretto di Jalawla, nella provincia di Diyala, a nord ovest della capitale irachena Baghdad.
La denuncia di Amnesty International sulle violenze in Iraq. "Una pulizia etnica di dimensioni storiche". Con queste parole Amnesty International denuncia le violenze che stanno avvenendo nel nord dell’Iraq ad opera dei miliziani dello Stato islamico, che si sono resi responsabili di "crimini di guerra tra cui uccisioni sommarie e rapimenti di massa contro appartenenti a minoranze etniche e religiose". L’organizzazione per la tutela dei diritti umani ha citato i resoconti dei superstiti di massacri e ha accusato le milizie di "crimini di guerra, compresi omicidi di massa sommari e rapimenti". Le azioni terribili "commesse dallo stato islamico forniscono nuove e strazianti prove che una nuova ondata di pulizia etnica contro le minoranze imperversa nel nord dell’iraq", ha denunciato donatella rovera, alto consigliere per la gestione delle crisi di amnesty international.
Ribelli siriani dettano condizioni per rilascio caschi blu. Restano prigionieri sulle alture del Golan i 43 caschi blu delle isole Fiji appartenenti alla forza di pace Undof catturati dalle milizie islamiche del Fronte al Nusra, gruppo affiliato ad al-Qaeda. Oggi però arrivano le condizioni per il rilascio: i miliziani che combattono contro il regime di Bashar al-Assad chiedono di uscire dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche delle Nazioni Unite, secondo quanto comunicato dall’esercito delle Fiji. Il gruppo chiede inoltre l’invio di aiuti umanitari a una cittadina situata nella roccaforte di al Nusra, presso Damasco, e risarcimenti economici per tre dei propri membri rimasti feriti negli ultimi giorni. Colpi di armi da fuoco sono stati esplosi contro una troupe della televisione di Stato israeliana inviata oggi nel Golan per riprendere dal versante israeliano i combattimenti in corso a Quneitra. Non ci sono stati feriti. Continuano gli scontri nella capitale siriana: forze aeree di Damasco stanno intensificando i raid su Jawbar, quartiere a nord di Damasco, roccaforte dei ribelli.
Siria: le foto dei caschi blu delle Fiji in mano ai ribelli
Attacco in Sinai, 11 soldati uccisi. Continuano le violenze jihadiste nella penisola egiziana del Sinai, dopo la decapitazione di quattro persone ritenute spie del Mossad dai miliziani del gruppo terrorista Ansar Bayt al-Maqdis. Questa mattina un attacco contro un convoglio militare ha provocato la morte di otto soldati, due dei quali uccisi da una bomba collocata lungo la strada, gli altri a colpi d’arma da fuoco mentre cercavano di fuggire. Altri sei soldati egiziani sono rimasti uccisi e una dozzina feriti, alcuni gravemente, in un attentato a Rafah, al confine tra Egitto e Striscia di Gaza.
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Mogherini: "Non parlare di scontro di civiltà". Sulla delicata situazione mediorientale interviene il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, appena nominata Alto rappresentante della politica Estera dell’Unione europea. "La risposta a Isis può essere solo politica, non ne immagino un’altra" ha affermato Mogherini nel corso dell’audizione in commissione Affari esteri del Parlamento europeo. In Iraq, aggiunge, "ci sono la necessità di un governo inclusivo e la necessità di avere un quadro generale europeo per coordinare al meglio alcune azioni prese per contrastare l’Isis". Ma, sottolinea il ministro, occorre "cercare di evitare la narrativa di uno scontro fra civiltà", poiché questo sarebbe "nell’interesse dell’Isis ma non nel nostro".