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 2014  settembre 02 Martedì calendario

DAL TAGLIO DELLE PARTECIPATE NON PIÙ DI 600 MLN NEL 2015

Non sarà manna dal cielo e neanche una panacea a tutti i mali del bilancio pubblico. Il taglio delle partecipate locali, almeno per il 2015, non sposterà grandi numeri secondo il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che ieri ha quantificato i risparmi possibili per il prossimo anno in 500-600 milioni. Il che dovrebbe tradursi in un taglio di 1.000/2.000 società sulle 8 mila censite dal ministero dell’Economia (10 mila secondo il dipartimento Pari opportunità). Queste cifre, ha spiegato il commissario, si ottengono partendo dai risultati attesi a conclusione del piano, che dovrebbe durare tre o quattro anni, portando a regime risparmi per 2-3 miliardi l’anno e a sole mille società partecipate. Il processo «dovrebbe essere piuttosto lineare», ha detto Cottarelli, che ha poi commentato positivamente la decisione del governo di non inserire nel decreto Sblocca Italia interventi sulle partecipate pubbliche, in modo da poter affrontare la questione in modo organico con la legge di Stabilità, come previsto dal decreto che ha introdotto il bonus Irpef. In tutto Cottarelli ha messo a punto 33 proposte per limitare il numero delle spa pubbliche, che vanno da maggiori vincoli sull’in house a una revisione dell’attuale norma che prevede per le amministrazioni la possibilità di mantenere in vita le partecipate, in deroga alle norme di legge, con una semplice delibera. Per Cottarelli, questo sistema dovrebbe valere solo per pochi settori essenziali come gas, acqua elettricità, servizi cimiteriali, ecc, mentre in tutti gli altri casi la decisione dell’ente di mantenere una partecipata dovrebbe passare al vaglio dell’Antitrust. Non solo. Servirebbero maggiori vincoli al proliferare di nuove società pubbliche, davvero in grado di «chiudere il rubinetto» da cui continuano a uscire partecipate su partecipate. Poi si potrebbe agire senza troppo trambusto chiudendo quelle che Cottarelli definisce «scatole vuote», ovvero società con meno di sei dipendenti o in cui questi sono in numero inferiore ai consiglieri di amministrazione. Certo ci sarebbe da affrontare la questione legata al riposizionamento di questi lavoratori, ma l’impresa non sembra così impervia. Ancora si potrebbero prevedere limiti alla dimensione dei Comuni che possono detenere partecipate, ad esempio imponendo che sotto i 30 mila abitanti le spa pubbliche siano ammesse solo se i comuni si aggregheranno tra loro nel creare un’unica partecipata. Si potrebbero poi vietare le micropartecipazioni, visto che oggi sono circa 6 mila le spa in cui le quote pubbliche complessive (anche tramite più enti) non raggiungono il 20% totale. Infine, per rendere più efficienti quelle che rimarranno in pista si prevedono soprattutto misure volte a incrementarne le dimensioni, agendo per quelle che erogano servizi a rete, sugli ambiti territoriali ottimali (ato), ma anche riconoscendo incentivi agli enti che decidono di dismettere le partecipate. In quanto ai risparmi, a regime, per Cottarelli 300 milioni dovrebbero arrivare dai tagli agli stipendi dei membri dei cda, 600 milioni dalle dismissioni delle partecipate in perdita, 2-300 milioni dal risanamento e 350 milioni dall’applicazione dei costi standard al solo trasporto locale.
Luisa Leone, MilanoFinanza 2/9/2014