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 2014  settembre 02 Martedì calendario

LA RICETTA DI COTTARELLI “SI POSSONO GIÀ TAGLIARE DUEMILA SOCIETÀ PUBBLICHE”

Lui - ci tiene a sottolinearlo - non decide nulla: «Il ruolo del commissario è solo quello di fare proposte». Lo scontro di fine luglio con Renzi e il post nel quale aveva criticato la decisione di aumentare la spesa per le pensioni ha lasciato il segno. Ma poiché è stato assunto per fare quel lavoro, e poiché nel frattempo il clima pare cambiato, non si esime dal dire quel che è possibile fare. Al ministero del Tesoro di società partecipate controllate dagli enti locali ne hanno contate 7.726, otto volte quelle di tutta la Francia. Chiuderne un quarto nel giro di un anno - dice Carlo Cottarelli - si può. Basterebbe costringere i Comuni a cancellare tutte quelle che sembrano fatte apposta per pagare lauti stipendi a questo o quel politico: ce ne sono 1.250 classificate come «non operative», altre tremila con meno di sei dipendenti. Se nella legge di Stabilità il governo ne chiuderà duemila risparmierà in un sol colpo 600 milioni di euro l’anno. Se poi avrà la costanza di insistere, allora «nel giro di 3-4 anni» l’Italia potrà tornare ad essere un Paese normale e risparmiare «realisticamente 2-3 miliardi di euro l’anno».
Non è chiaro se la conferenza stampa di ieri del commissario alla spesa sia stato una specie di commiato o se invece il suo incarico proseguirà oltre l’autunno. A precisa domanda, Cottarelli si sottrae alla risposta. Circola insistente la voce che il ministro Padoan gli abbia chiesto - almeno per ora - di rimanere al suo posto. In ogni caso la mole di numeri emersi del rapporto sulle partecipate sarebbe tale da minare la credibilità di qualunque governo decidesse di far finta di nulla. Nel decreto sblocca-Italia sono apparse e sparite almeno due norme: la prima prevedeva forti incentivi alla fusione e quotazione in Borsa delle società, ma è stata criticata perché concedeva un allungamento delle concessioni di ben 22 anni e sei mesi. La seconda ipotesi, molto più punitiva, imponeva gli accorpamenti per legge. Il governo ha deciso di rinviare tutto alla legge di Stabilità. Cottarelli non è preoccupato: «Il luogo giusto per decidere è quello, meglio intervenire con un provvedimento complessivo». Se alle Regioni «occorre chiedere collaborazione» perché la Costituzione gli garantisce ancora una forte autonomia, costringere i Comuni a tagliare è più semplice: «basterebbe introdurre un sistema di sanzioni». Il caso più urgente da affrontare è quello delle aziende di trasporto. Il coefficiente di riempimento degli autobus italiani è fra i peggiori d’Europa, attorno al 20 per cento; con contratti di servizio più efficienti si potrebbe risparmiare almeno 350 milioni. Inoltre «senza eccessi e migliorando nel frattempo la qualità del servizio», anche il costo dei biglietti dovrebbe salire.
Per capire quanto di tutto ciò finirà nell’agenda della politica occorre solo attendere il 15 ottobre, il giorno entro il quale il governo dovrà presentare al Parlamento (e alla Commissione europea) la bozza della legge di Stabilità. Nel frattempo l’andamento dei conti pubblici dà una mano a Renzi e Padoan, i quali vogliono evitare una manovra con troppi tagli alla spesa, nel timore che deprima ulteriormente il Pil. Ad agosto il fabbisogno è sceso di 10,6 miliardi rispetto ad un anno fa, merito - si legge in un comunicato del Tesoro - di «minori pagamenti dal bilancio dello Stato tra cui quelli per interessi sul debito. Secondo le stime lo spread medio dell’anno avrebbe dovuto essere attorno ai 200 punti base, oggi è stabilmente attorno a quota 150. Parte di queste minori spese - è deciso - verranno usate per finanziare parte di quelle del 2015.
Twitter @alexbarbera
Alessandro Barbera, La Stampa 2/9/2014