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 2014  settembre 02 Martedì calendario

ROMA SPRECA I SOLDI DEL MUSEO DELLA SHOAH

In silenzio, piano piano, durante agosto, amministratori in vacanza, uffici chiusi, la distrazione impera. È in questo ultimo mese che l’amministrazione capitolina ha pensato (secondo fonti interne al Campidoglio “ha già deciso”) di spostare la sede assegnata per il museo della Shoah, previsto a villa Torlonia, e di predisporre una location nuova e ancora imprecisata nel quartiere dell’Eur. La motivazione è nascosta dietro il fattore “tempo”. Tradotto: così lo inauguriamo in pochi mesi, anzi a gennaio, il 27 gennaio 2015, in occasione dei 70 anni dalla liberazione di Auschwitz. Per questo motivo, parte della comunità ebraica, in primis l’86enne Piero Terracina, si dichiara entusiasta, ha dato il suo avallo, vede davanti a sé la possibilità di chiudere una vicenda partita nel 2006 con la gestione Veltroni. Peccato ci siano i dubbi di altri, mondo ebraico e non, dubbi non piccoli che passano dalla sfera economica, a quella logistica, fino a toccare delle corde storiche.
Andiamo per punti. Il Comune di Roma ha già acquistato l’area di villa Torlonia, 15 milioni l’esborso, con tanto di delibera secondo la quale quei fondi sono destinati al Museo e non ad altro. Inoltre il governo di Mario Monti ha escluso 21,7 milioni dal Patto di stabilità che la Cassa depositi e prestiti è pronta a erogare a Roma Capitale per coprire i costi di costruzione. Questi 21,7 milioni non potrebbero essere più utilizzabili, nel caso di altra location.
Logistica. Pierluigi Borghini, presidente di Eur spa, ha dichiarato a Repubblica di aver dato la disponibilità per 3 mila metri quadri anche se dal Comune pensano di arrivare a seimila (“oltre il doppio di villa Torlonia”, dicono in Campidoglio”). “Non è così – interviene l’architetto Luca Zevi, responsabile del progetto museo della Shoah –, nelle nostre carte abbiamo ragionato su 2.500 metri quadri espositivi, più altri 2.500 dedicati a bookshop, sala conferenze e il resto. È tutto pronto e se assegnano gli appalti, in due anni chiudiamo tutto”.
Terzo punto, la storia. L’Eur è stato inaugurato dal Duce nel 1942 in occasione dell’Esposizione Internazionale, colpo di coda di un Regime alla fine, di un dittatore alla fine, quindi il Museo dovrebbe collocarsi in quei locali, realizzati negli anni in cui si consuma lo sterminio.
“Ma il punto è uno – spiega Fabio Perugia, portavoce della Comunità ebraica capitolina – la maggior parte di noi è felice per l’ipotesi di poter far partecipare i sopravvissuti della Shoah all’inaugurazione del museo. Quindi, se dobbiamo scegliere tra un progetto bellissimo come quello di Zevi, ma senza data fissata, e uno meno bello ma certo nella consegna, preferiamo il secondo”. Nella scelta, esiste anche la terza via, indicata da Terracina al Corriere: “Inauguriamo il 27 all’Eur e aspettiamo la sede definitiva a villa Torlonia”. Nel frattempo resta il fattore tempo, e dopo anni e anni di attesa, di polemiche, di promesse, diventa determinante per molti, nonostante i soldi già spesi e altri finanziamenti che andranno persi.
Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 2/9/2014