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 2014  settembre 02 Martedì calendario

PERISCOPIO

La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del Khomeinismo. Claudio Martelli, Ricordati di vivere. Bompiani.

Brunetta si comporta come se il Pdl fosse all’opposizione. Il Giornale.

Renzi attacca. Non fa il catenaccio antiberlusconiano come tutti i politici di sinistra. Fausto Brizzi, regista. Sette.

Il sistema elettorale rigidamente proporzionale era stato adottato nel 1946 quando, trattandosi di eleggere un’Assemblea costituente, era giusto dar voce a tutte le opinioni politiche presenti nel Paese. Ma allorché, nel 1953, si cercò di introdurre (come in tutte le democrazie che funzionano) un sistema maggioritario (per il quale, alla parte che ottiene la metà più uno dei suffragi, si assicura una margine aggiuntivo di eletti), l’opposizione socialcomunista contestò duramente l’iniziativa e riuscì a farla fallire. Essa infatti aveva due buoni motivi per difendere la proporzionale: per contare di più nelle aule parlamentari e per avere di fronte governi deboli e dimostrare che questi non sanno fare il loro dovere. Gianfranco Miglio, Come cambiare - Le mie riforme. Mondadori, 1992.

«È tale la confusione indicibile sulle idee venute fuori dalla parola ’’borghesia’’ da rendere necessario di escluderla dal novero di quelle adoperate dalle persone decise a non imbrogliare il prossimo»: così credette Luigi Einaudi in un momento di malumore. Ma «borghesia» è parola troppo bella e gloriosa che toglierla dal vocabolario sarebbe fare un piacere esclusivamente ai nemici della borghesia. Sarebbe come ammainare una bandiera storica. Se ci arrendessimo ai corruttori del linguaggio, gente che sbraita nei megafoni, i «logorati», dovremmo mai pronunciare Dio, patria, famiglia, libertà, giustizia, e innumerevoli altri vocaboli, che essi hanno insozzati o distorti. Dobbiamo farci rubare la parte migliore del lessico? Proprio no: chiamiamo ladri i ladri, imbroglioni gli imbroglioni, non facciamo il loro gioco, e recuperiamo il bottino. Altrimenti, se nemmeno i borghesi sanno più quale sia il senso del loro nome, non c’è più speranza per loro. Sergio Ricossa, Straborghese. IBLlibri, 1980.

23 marzo 1994. È il gran giorno del match Berlusconi-Occhetto a Canale 5. L’insegna dello studio recita «Braccio di ferro». Moderatore: un riccioluto Enrico Mentana, detto Mitraglia, 39 anni, direttore del Tg5. Sua Emittenza sembra davvero fatto di plastica. Ma Baffo di ferro è pettinato e vestito da ministro bulgaro. Risultato: vittoria di Occhetto per uno a zero. Così mi pare. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli. 2012.

Lenin è il creatore della più grande religione post-cristiana, tutta costruita con materiale originato dal Cristianesimo e basata, paradossalmente, sulla totale secolarizzazione del concetto cristiano del Regno di Dio. Questa nuova religione si affermò in Russia, dove esisteva un popolo cristiano praticamente senza Chiesa. Lo zar illuminista, Pietro il Grande, aveva abolito la gerarchia ecclesiastica, sopprimendo il patriarcato di Mosca e affidando a se stesso il governo della Chiesa. Era così caduta la capacità autonoma della Chiesa ortodossa russa di educare il popolo e di produrre un proprio pensiero. Essa è rimasta legata ai testi dei Padri e della liturgia, ma ha perso la funzione fondamentale della Chiesa verso il popolo, cioè la predicazione. La Chiesa russa era un Chiesa del sacramento, ma non una Chiesa della parola. Gianni Baget Bozzo, Tra nichilismo e Islam. Mondadori, 2006.

Mio nonno era alto, robusto, con mani sproporzionate, gli amici lo chiamavano Stalin. Era antifascista, comunista dichiarato e aveva una certa rassomiglianza, salvo i baffi che non portava, con l’originale. Lui ne era orgoglioso, si pavoneggiava di ciò con tutti, anche coi fascisti, e ripeteva fino alla noia che, in russo, Stalin significa acciaio e lui lavorava proprio all’altoforno 5, quello degli acciai speciali. Nel portafoglio, che usava solo la domenica, teneva una foto di Stalin in alta uniforme, chissà perché vestito da ammiraglio. Nonno Stalin era poco intelligente ma aveva una grande considerazione di sé e una totale sicurezza, non supportata da nulla e da niente scalfita. Riccardo Ruggeri, Una storia operaia. editore@grantorinolibri.it. 2013.

Beau geste - Se / avrà un figlio /non lo chiamerà / né Dario / né Salvatore. Gli darà un nome / utile / lo chiamerà commendatore. Marcello Marchesi, Essere o benessere. Rizzoli, 1962.

Leopoldo Pardi, maggiore comandante il II gruppo del I reggimento artiglieria celere «Eugenio di Savoia» formava una famosa coppia militare con padre Bach, tedesco, al secolo pastore evangelico a Mannheim, poi capitano richiamato in fanteria e finalmente maggiore, comandante il battaglione tedesco di «Passo Halfaya». I due avevano portato a tale perfezione l’accordo tra i cannonieri italiani e i fanti tedeschi, da ricordare, pur nello spasimo dei combattimenti, il sincronismo degli acrobati al trapezio. Molti se ne stupivano, specialmente perché quei soldati parlavano lingue molto diverse. Anche Pardi e Bach erano molto diversi. Pardi poderoso e alto quasi due metri, Bach piccolino e dimesso, capovolgendo l’immagine popolare e classica attribuita alle rispettive razze. Bach manovrava bonariamente i suoi, come avrebbe fatto un paterno, maturo e volitivo richiamato, di sangue latino. L’uno e l’altro, adorati dalla truppa. Paolo Caccia Dominioni, Al Amein 1939-1962. Longanesi.

Una camicetta stipata appare a una finestra; da un ultimo piano scende trasalendo una cordicella alla quale è legato il caratteristico paniere; raggi di sole e gocce di pioggia, in questa stagione, fanno a chi prima arriva sulla gente. Giuseppe Marotta, L’oro di Napoli. Rizzoli, 1987.

In campagna c’erano i letti alti che pareva arrampicarsi in groppa a un cammello e la sera, prima del sonno, si sentivano le rane friggere nell’erba grassa delle marcite. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori.

Certo i corsi d’arte drammatica come quelli di giornalismo sono utili... per i professori. Francis Blanche, Pensèes, rèpliques et anecdotes. J’ai lu, 1996

«S’el vò fà i so còmed el va ai Caraibi, che nissun el vèd e al ciula quel che ghe par a lù». «Brao nano, ai Caraibi a ghè i nègher, lù al veur minga fa i cunfrùnt». Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Era forfora! Scagionato Maradona dopo l’analisi del mezzo chilo di polvere bianca. Da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare. Baldini & Castoldi. 1992.

Ho fatto un sogno così bello che stanotte lo rifarò. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/9/2014