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 2014  settembre 02 Martedì calendario

LA BATTAGLIA DELL’E-COMMERCE E LA SFIDA LANCIATA AD AMAZON

I superlativi si moltiplicano. Il collocamento azionario dei record a coronamento di un anno d’oro per le Ipo sulle piazze americane, finora in aumento del 44% a 188. Il neo-colosso della capitalizzazione di mercato capace di sfornare nuove schiere di miliardari. Il re globale dell’e-commerce, capace non solo di superare ma di «doppiare» Amazon. Una consacrazione della Corporate China che duella ad armi pari con la Corporate America.
Ma Wall Street aspetta adesso di vedere se le grandi aspettative saranno rispettate dalla realtà. La realtà del road show (tra una settimana) e dell’arrivo in Borsa (dieci giorni dopo) di una società dal nome da favola, Alibaba. Perché alle favole a volte gli investitori credono, a loro rischio e pericolo. Spesso, però, contano i numeri.
Alibaba ne offre di impressionanti: nell’ultimo trimestre ha (quasi) triplicato i profitti e aumentato le entrate del 46 per cento. Con il fatturato dai servizi mobili, strategici per la crescita futura anche in Cina con 500 milioni di utenti di smartphone, salito al 33% del totale dal 27% precedente. Ancora: il suo dominio del gigantesco mercato cinese resta indiscusso, con le piattaforme Taobao e TMall che vantano una quota dell’80 per cento. Abbastanza da assicurare alla società un ruolo di primo piano, sia sul mercato azionario(con un’Ipo da forse oltre 20 miliardi e una valutazione da 200 contro i 156 della rivale americana Amazon) che tra i giganti dei servizi (le sue transazioni per 248 miliardi nel 2013 sono più della somma di Amazon e eBay).
Dietro queste cifre, tuttavia, emergono anche performance meno certe: redditività e margini di profitto, temono alcuni investitori, sono meno «preziosi», anzi danno segno di essere sotto pressione. L’ultimo bilancio è stato gonfiato da voci straordinarie per un miliardo, una rivalutazione di asset acquisiti. I margini sono comunque scivolati al 43% dal 45% nei tre mesi subito precedenti e dal 50% di un anno fa. Un calo che non dipende solo da fattori estemporanei, quali i costi legati a compensi in titoli: una volta sottratti, ha sottolineato il Wall Street Journal, i margini sono ugualmente caduti di quattro punti percentuali. Costi commerciali e di marketing sono balzati del 70% e quelli per lo sviluppo di prodotti del 91 per cento.
Prova della maggior cautela che si insinua in Borsa? Fino a qualche tempo fa la gara era tra chi alzava maggiormente la valutazione dell’impero di Jack Ma: Alibaba potrebbe fissare il proprio valore a 154 miliardi per evitare eccessi, ma gli analisti l’hanno proiettata sovente ben oltre la media di 200 miliardi. Oggi invece affiorano le limature: Sanford Bernstein ha ridimensionato la scommessa a 205 miliardi dai 230 indicati in giugno, nonostante preveda ardui margini di profitto superiori al 50% nei prossimi tre anni.
L’e-commerce non è nuovo a cari e protratti investimenti in una battaglia a tutto campo con la concorrenza. Amazon ha continuato a soffrire perdite nel più recente trimestre per le ingenti spese di espansione volute da Jeff Bezos, dai video alle consegna via droni. Gli investitori, tuttavia, appaiono più scettici davanti alle stesse performance della società statunitense, spingendo quest’anno il titolo in calo da 400 dollari a meno di 340.
L’efficacia della spesa, per Alibaba come Amazon, sarà terreno cruciale di confronto. In particolare negli Stati Uniti e in Cina, dove cominciano a farsi avanti nuovi e agguerriti concorrenti locali. Alibaba ha cominciato ad acquisire asset americani e arruolare marchi globali per rafforzare presenza e credibilità ben prima dello sbarco in Borsa. Amazon ha risposto cercando di integrare la sua piattaforma cinese con quella internazionale per alzare una quota al momento sotto il 3% in casa di Jack Ma. Gli acquisti cross-border dei consumatori cinesi aprono spiragli sull’enorme posta in gioco: entro il 2018 dovrebbero quadruplicare, da 35 a 136 miliardi di dollari.
Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 2/9/2014