Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 02 Martedì calendario

ATTUAZIONE, ANCORA DA ADOTTARE 699 DECRETI

ROMA
«Nell’arco di sei mesi abbiamo dimezzato il numero». Nel d-day dei mille giorni del Governo Renzi, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, torna sul nodo dell’attuazione, confermando che lo stock dei decreti ereditati dagli Esecutivi Monti-Letta è vicino al giro di boa: «A febbraio quando siamo arrivati erano 889, oggi sono 528. Complessivamente tra pregresso e decreti prodotti da questo Governo abbiamo ancora 699 decreti da adottare». Un’accelerazione che il ministro attribuisce alla riorganizzazione avviata a luglio dalla struttura di Palazzo Chigi preposta all’attuazione e ai tavoli di lavoro istituti con i ministeri competenti.
«Abbiamo prodotto anche troppo», le fa eco il premier Matteo Renzi, che rilancia: «La grande sfida sarà delegificare e ridurre il procedimento normativo». Un obiettivo che il Governo considera di poter raggiungere attraverso un doppio intervento: rendere il più possibile autoapplicative le leggi – già oggi, secondo stime di Palazzo Chigi, immediatamente operative nell’80% del loro contenuto – e introdurre tempi contingentati per l’approvazione dei decreti che richiedono il concerto di più ministeri. Anche se già ora la gran parte dei provvedimenti ha una scadenza per l’emanazione, che spesso però viene disattesa. Basti pensare che degli atti ancora da predisporre, 164 sono fuori tempo massimo(si veda il Rating 24 del Sole-24 Ore del 24 agosto, che considera, tra l’altro, solo una parte dello stock totale, perché si concentra sulle grandi riforme economiche, a cui mancano ancora 475 attuazioni su un totale di 914).
Il concerto rappresenta infatti il vero collo di bottiglia del processo di attuazione. Tanto che il Governo è corso ai ripari introducendo una norma-tagliola nella prima versione del Dl sulla pubblica amministrazione. Nel testo finale uscito dal Consiglio dei ministri, però, la disposizione era sparita per ricomparire del Ddl delega sulla Pa, all’esame del Parlamento. Per produrre effetti, dunque, quella misura – che prevede massimo 30 giorni perché il ministero dia il proprio parere all’amministrazione proponente e il ricorso al silenzio assenso in caso di mancata risposta – deve attendere il via libera definitivo al Ddl da parte delle Camere.
Intanto le buone intenzioni del Governo si scontrano con la realtà dei numeri. Perché se si analizzano i 699 decreti che ancora mancano all’appello si scopre che 171 sono ascrivibili alle riforme del Governo in carica. Dote che dall’ultimo monitoraggio di Palazzo Chigi (il 7 agosto) a oggi si è appesantito di altri 23 provvedimenti. Aggravio che si può imputare soprattutto alla conversione in legge degli ultimi due Dl sulla riforma della pubblica amministrazione e la competitività, che nel corso del passaggio parlamentare hanno aumentato il bagaglio delle attuazioni.
Un carico destinato a salire in breve tempo visto che stanno per approdare alle Camere lo Sblocca-Italia e il Dl sulla giustizia civile. E i tempi sono stretti. Entro dicembre l’Esecutivo dovrà già mettere in cantiere 51 provvedimenti che vanno in scadenza da qui alla fine dell’anno. Solo per la legge "competitività" se ne prevedono 20 (si veda Il Sole-24 Ore di ieri).
Antonello Cherchi e Marta Paris, Il Sole 24 Ore 2/9/2014