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 2014  settembre 02 Martedì calendario

Penna biro per Sette – Si scrive sempre di meno con la penna, tanto che alla Bic, per la prima volta in più di 50 anni, gli incassi del comparto dedicato alla grafica registrano perdite

Penna biro per Sette – Si scrive sempre di meno con la penna, tanto che alla Bic, per la prima volta in più di 50 anni, gli incassi del comparto dedicato alla grafica registrano perdite. Così l’azienda ha lanciato la campagna “Fight for your write”, che invita genitori, studenti e insegnanti a «lottare per il diritto di scrivere». Un giorno d’estate del 1936 László Bíró, giornalista con la passione del pennello, osservò alcuni ragazzini giocare con delle biglie. Notò che una di queste sfere, dopo aver attraversato una chiazza di bitume, proseguiva la sua corsa lasciando una traccia. Gli venne l’idea di creare una penna con una piccola biglia al posto del tradizionale pennino. Problema: l’inchiostro che solidificava. Aiutato dal fratello György, chimico, riuscì a produrne un tipo a base di olio, che restava liquido e scorrevole. In verità nel 1888 un conciatore di pelli di nome Loud aveva brevettato una penna con una sferetta in punta per poter scrivere su superfici scabre: ma non ebbe successo e fu utilizzata solamente per marcare il cuoio e i tessuti. I fratelli Bíró in Argentina, nel ’43, grazie ai finanziamenti di un inglese, lanciarono sul mercato il primo modello, la Stratopen. Anche se gli aviatori della Raf la usarono nelle missioni, non era molto pratica, perché se non stava in posizione verticale l’inchiostro si bloccava. Costava anche 20 dollari. Secondo alcuni il rapporto del lancio della bomba atomica su Hiroshima fu scritto nel bombardiere B-29 con una delle prime penne a sfera. Nel 1950 il barone francese, ma torinese di nascita, Marcel Bich acquistò il brevetto di Bíró. Chiamò la sua penna Bic, togliendo la “h” finale al proprio cognome per evitare una potenziale pronuncia inglese inappropriata (simile a quella della parola “bitch”). Convinzione di Bich: «La sfera permetterà alla mano di scrivere al ritmo del pensiero». Il 1953, anno di nascita della Bic Cristal, prodotta ancora oggi: il corpo esagonale le impedisce di rotolare sul tavolo, il piccolo forellino a metà fusto serve ad agevolare la discesa dell’inchiostro grazie alla pressione atmosferica; la piccola sfera al carburo di tungsteno permette di scrivere per tre chilometri senza interruzioni; il cappuccio con fermaglio permette di tenerla nel taschino. Ogni anno si vendono centinaia di milioni di pezzi. La biro, vietata per anni nella scuola perché si riteneva danneggiasse la calligrafia. Fu ammessa nelle scuole italiane solo nella seconda metà degli anni Cinquanta. Per anni fu bandita anche nelle pubbliche amministrazioni e nelle banche. Nel 2005 la Bic annunciò di aver venduto 100 miliardi di penne a sfera: abbastanza per poter tracciare per più di quaranta volte il percorso tra la Terra e la Luna. «La Bic Cristal è il solo esempio di socialismo realizzato. Ha annullato ogni diritto di proprietà e ogni distinzione di stato» (Umberto Eco). In Oriente preferiscono penne a sfera con punte da 0,38 a 0,7 millimetri di diametro, più adatte alla loro scrittura. In Occidente è molto più utilizzata la punta da 1 millimetro. La penna Bic è nella collezione permanente del Museum del Modern Art. I commercianti al dettaglio, in Inghilterra, affermano che negli ultimi anni sono raddoppiate le vendite delle penne stilografiche. Tendenza confermata anche da Amazon. La Parker, azienda che le produce dal 1888, riporta un fatturato da record. Ma vanno a ruba anche le stilo più economiche che si trovano da Ryman, maggiore catena di negozi di cancelleria britannica. Da almeno due anni 45 stati americani non prevedono più l’obbligo dell’insegnamento della scrittura a mano. Il 40% degli alunni delle scuole elementari, in Gran Bretagna, non è più in grado di scrivere a mano, nella maggior parte degli istituti si sta perdendo l’abitudine a insegnare a scrivere in corsivo, accontentandosi dello stampatello. Un sondaggio negli Stati Uniti rivela che il 79% degli adulti e il 68% dei ragazzi sostengono che si debba insegnare a scrivere con la penna. Il 49% degli adulti è convinto che migliori la lettura e le capacità di apprendimento, opinione condivisa dal 35% degli studenti. Quelle scuole americane che hanno dovuto aumentare le ore dedicate all’uso della tastiera perché i ragazzi, che usano solo i pollici sui telefonini, non solo non sa più scrivere a penna ma rischia anche di non sapere più battere sulla tastiera. Ricerca condotta dall’Università di Washington: due gruppi di bambini, uno elaborava testi usando la penna, l’altro il tablet. I bambini che hanno composto il testo a mano sono riusciti a utilizzare più parole, esponendo concetti più originali. Due psicologi californiani hanno dimostrato che gli studenti ricordano meglio la lezione se prendono appunti a mano invece che sul pc. Guido Ceronetti si rifiuta di scrivere con la penna a sfera e usa solo la stilografica: «La biro non l’ho né amata né detestata; l’ho ignorata. Il motivo, forse, è che pur essendo fatta per scrivere la biro sia qualcosa di estraneo del tutto a ciò che è scrittura. Naturalmente, in circostanze gravissime (come dover tappare un messaggio in una bottiglia da una zattera dove non ci sono che un foglio di taccuino, una biro e io solo) non avrei scrupoli a tracciare il mio S.O.S. con la biro, ultima frontiera prima di farsi un’incisione e scrivere col sangue». Leggenda metropolitana. Si dice che la Nasa abbia speso milioni di dollari per inventare una penna a sfera capace di scrivere anche in assenza di gravità. E che i comonauti russi abbiano superato il problema usando le matite. In realtà tutti usano il lapis. Comunque l’astronauta Pedro Duque provò che anche in assenza di gravità le penne a sfera scrivono benissimo. L’imprenditore americano Paul Fisher spese oltre un milione di dollari per mettere a punto la Space Pen, una biro pressurizzata che poi diede alla Nasa al prezzo simbolico di due dollari e 95 al pezzo. Se la penna, pur avendo inchiostro, smette di scrivere, si può: sfregare la punta su un foglio di carta; rimuovere la cartuccia e soffiarci dentro; scuoterla tenendola per il fondo, come fosse un termometro; immergere la punta nell’alcool; metterla in un sacchetto e quindi in una pentola con acqua calda.