Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 02 Martedì calendario

MARO’, UN CASO INFINITO DOPO LA TRAGEDIA

Due anni e mezzo di complessa contesa diplo­matica. Due nostri militari trattenuti in India. L’attesa della prossima udienza, il 14 ottobre, del tribunale speciale incaricato di deciderne la sorte.
La vicenda che vede coinvolti i due fucilieri del Reggimento San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Gi­rone è iniziata il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del­lo Stato meridionale indiano del Kerala, con l’uccisione di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, in risposta a quello che i militari italiani di scorta alla na­ve- cisterna Enrica Lexie aveva le caratteristiche di un as­salto in corso. Un fatto tragico, non verificatosi nelle acque territoriali indiane, ma che gli indiani ritengono di loro competen­za perché ha come vittime due loro cittadini e il cui trat­tamento successivo molto deve all’attracco della nave i­taliana nel porto di Kochi poche ore dopo l’accaduto, su pressione delle autorità marittime locali. Dal 20 febbraio, quando i due marò vengono messi in stato di fermo di polizia, e dal 5 marzo posti in custodia cautelare, la vi­cenda ha acquisito non solo connotazione di difficile contenzioso tra due diplomazie, ma è anche diventato oggetto di strumentalizzazione politica a uso interno.

Sotto pressione crescente, e mentre l’Italia cerca di in­ternazionalizzare il contenzioso puntando anche sul­l’immunità funzionale dei suoi militari in servizio anti­pirateria, New Delhi decide di togliere la giurisdizione del caso alle autorità del Kerala e di trasferirlo nella ca­pitale affidandolo a un tribunale speciale che però sten­ta ad avviarsi. In questa situazione, si accende la crisi per il rientro in Italia dei due italiani per votare nelle politi­che del febbraio 2013. Dopo avere annunciato che i mi­litari sarebbero rimasti in patria, la nostri diplomazia ce­de alle pressioni di New Delhi in cambio di assicurazio­ni che in nessun caso sarebbe applicata contro i due marò la pena capitale. La vicenda porta alle dimissioni del mi­nistro Giulio Terzi, ma spinge New Delhi a concretizza­re la nascita, il 25 marzo, del tribunale speciale. Latorre si appella ai politici italiani affinché «risolvano questa tragedia».

Sul fronte delle indagini, il caso viene posto sotto la giu­risdizione dei servizi anti-terrorismo, e questo riapre i ti­mori di una pena “esemplare”. Un’eventualità sventata quando il 28 marzo di quest’anno la Corte Suprema in­diana accoglie il ricorso italiano e sospende il giudizio del tribunale speciale, avviando però un altro periodo di in­certezza.