Stefano Vecchia, Avvenire 2/9/2014, 2 settembre 2014
MARO’, UN CASO INFINITO DOPO LA TRAGEDIA
Due anni e mezzo di complessa contesa diplomatica. Due nostri militari trattenuti in India. L’attesa della prossima udienza, il 14 ottobre, del tribunale speciale incaricato di deciderne la sorte.
La vicenda che vede coinvolti i due fucilieri del Reggimento San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è iniziata il 15 febbraio 2012 al largo delle coste dello Stato meridionale indiano del Kerala, con l’uccisione di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, in risposta a quello che i militari italiani di scorta alla nave- cisterna Enrica Lexie aveva le caratteristiche di un assalto in corso. Un fatto tragico, non verificatosi nelle acque territoriali indiane, ma che gli indiani ritengono di loro competenza perché ha come vittime due loro cittadini e il cui trattamento successivo molto deve all’attracco della nave italiana nel porto di Kochi poche ore dopo l’accaduto, su pressione delle autorità marittime locali. Dal 20 febbraio, quando i due marò vengono messi in stato di fermo di polizia, e dal 5 marzo posti in custodia cautelare, la vicenda ha acquisito non solo connotazione di difficile contenzioso tra due diplomazie, ma è anche diventato oggetto di strumentalizzazione politica a uso interno.
Sotto pressione crescente, e mentre l’Italia cerca di internazionalizzare il contenzioso puntando anche sull’immunità funzionale dei suoi militari in servizio antipirateria, New Delhi decide di togliere la giurisdizione del caso alle autorità del Kerala e di trasferirlo nella capitale affidandolo a un tribunale speciale che però stenta ad avviarsi. In questa situazione, si accende la crisi per il rientro in Italia dei due italiani per votare nelle politiche del febbraio 2013. Dopo avere annunciato che i militari sarebbero rimasti in patria, la nostri diplomazia cede alle pressioni di New Delhi in cambio di assicurazioni che in nessun caso sarebbe applicata contro i due marò la pena capitale. La vicenda porta alle dimissioni del ministro Giulio Terzi, ma spinge New Delhi a concretizzare la nascita, il 25 marzo, del tribunale speciale. Latorre si appella ai politici italiani affinché «risolvano questa tragedia».
Sul fronte delle indagini, il caso viene posto sotto la giurisdizione dei servizi anti-terrorismo, e questo riapre i timori di una pena “esemplare”. Un’eventualità sventata quando il 28 marzo di quest’anno la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso italiano e sospende il giudizio del tribunale speciale, avviando però un altro periodo di incertezza.