Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 02 Martedì calendario

ZAZA, UN DURO TUTTO GOL E ARTI MARZIALI

La prima convocazione in Nazionale. Un magnifico gol al volo contro il Cagliari. L’allenamento a Coverciano seguendo attentamente le disposizioni di Conte. Cosa può volere di più dalla vita Simone Zaza, primo lucano dopo Franco Selvaggi (campione del mondo 1982) ad arrivare in azzurro? Giocare almeno qualche minuto non sarebbe male, anche se l’attaccante del Sassuolo non può lamentarsi.
«È stato detto che Zaza è l’unico attaccante che gioca titolare nella sua squadra — sottolinea il neo c.t. — ma se vado a vedere tutte le squadre, sono tutti stranieri, non me lo posso inventare io un attaccante. Sono convinto che chi è qui può fare bene, può crescere, abbiamo ragazzi bravi. Ma dobbiamo fare tutti una riflessione e capire che bisogna dare più spazio agli italiani. C’è da rimboccarsi le maniche tutti, non solo con le parole ma anche coi fatti».
Con Zaza e Berardi già di proprietà della Juve e lasciati a Sassuolo, Conte aveva comunque accolto a luglio il 21enne spagnolo Morata in bianconero. Oggi che i ruoli e le prospettive sono diversi, il c.t. deve affrontare problemi di quantità, oltre che di qualità del nostro calcio. Nella prima giornata di campionato hanno giocato 123 italiani (il 44%) e 156 stranieri, un dato leggermente migliore rispetto al campionato scorso, in cui spesso si era scesi sotto il 40%. Ma comunque un dato «allarmante», come riconosce Conte sulla scia di Prandelli: soprattutto perché se si restringe l’analisi alle 6-7 squadre traino del movimento la percentuale di stranieri sfiora l’80%.
Il Sassuolo è l’unica squadra che domenica ha cominciato con 11 italiani in campo. Zaza ha fisico e buona tecnica: Ibrahimovic, Cavani e Balotelli sono i suoi modelli. Ha 23 anni ed è sempre stato un baby prodigio, scovato dall’Atalanta a Metaponto, dove quando può Simone torna in vacanza, in uno dei villaggi turistici gestiti dal padre. A Bergamo a un certo punto Zaza è diventato una «testa calda», da tenere sei mesi fuori rosa in Primavera per una rispostaccia in allenamento e soprattutto per un rinnovo di contratto snobbato. Ma l’attaccante mancino, portato prima in orbita Samp e poi in quella della Juve dal d.s. Fabio Paratici, è stato bravo a togliersi la scomoda etichetta. E soprattutto a riemergere dopo il consueto pellegrinaggio nella provincia profonda: Juve Stabia, Viareggio, Ascoli.
Il carattere, tosto, a volte indecifrabile, sicuramente orgoglioso e non banale, gli è servito, anche se resta sicuramente qualche angolo da smussare: 9 gol e 10 cartellini gialli (e un rosso) al primo anno da titolare in serie A rendono l’idea. Ma di sicuro alla Nazionale servono ragazzi bravi, non solo bravi ragazzi. Anche se Simone «il mammone», che tra la dozzina di tatuaggi in dotazione va orgoglioso soprattutto di quello che ritrae mamma Caterina, è un duro sì, ma dal cuore tenero. Come Ibra, si è formato con le arti marziali (taekwondo) per cui se la cava bene in acrobazia e nel gioco aereo, con una tecnica affinata anche nelle piazzette e nelle spiagge dove è cresciuto. Milanista al punto da chiamare Pato un bulldog, Zaza ha solo qualche analogia con Balotelli: ama il rap, sia italiano che straniero, ha avuto prima i capelli lunghi e poi una leggera cresta, che ora ha rasato per lasciare spazio alla barba lunga. A differenza di Balo però odia i telefonini: «Preferisco il contatto diretto con le persone». Nella nuova caserma azzurra, è già un bel punto a favore.
Paolo Tomaselli