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 2014  settembre 02 Martedì calendario

RISPOSTE INTELLIGENTI PER DOMANDE STUPIDE


Ma cosa vogliono questi scrittori? Non sono ancora cominciati i festival e già si lamentano preventivamente delle domande del pubblico, per lo più ritenute stupide. Di ritorno da una tournée francese, Tim Parks sul Sole 24 Ore ha raccolto lo scontento di diversi autori (Frédéric Verger, Louis Philippe Dalembert...) sulla stoltezza delle curiosità del pubblico. Lui stesso afferma di non poterne più di domande tipo: «Pensa che il suo trasferimento in Italia abbia modificato il suo modo di pensare e di scrivere?». Oppure: «Sua moglie legge i suoi libri e, se sì, che ne pensa?».
E lo scrittore francese Pierre Lemaitre, premio Goncourt dell’anno scorso, dice sulla Lettura che non vuole più sentir parlare di ispirazione. Tutti a chiedergli che cos’è l’ispirazione... «C’è una cosa che il mio lavoro di scrittore mi ha insegnato: parlare di tutto ma non del mio mestiere di scrittore». Di solito — sostiene Lemaitre — il lettore si aspetta risposte elevate e commosse, svagate e molto assorte, ha una certa idea dello scrittore e desidera solo che quella immagine venga confermata nell’incontro vis-à-vis . Per esempio: il luogo di lavoro. Se un autore risponde che può lavorare ovunque, in cucina, all’aeroporto in attesa del check in , in albergo, al bar eccetera, finisce per deludere il suo lettore, che si è prefigurato un luogo sacro, un antro, un tavolo deputato, una sedia insostituibile, una luce ideale, una particolare atmosfera...
Per consolarsi dell’incomprensione cui sono condannati dalla stupidità universale, Lemaitre, Parks e i suoi amici francesi dovrebbero leggere le interviste a William Faulkner (appena pubblicate dalla Medusa): in un arco di tempo più che trentennale, le domande (dei giornalisti) non cambiano mai e restano sempre di una stupidità impareggiabile. Prendete queste tre o quattro: 1. Qual è l’ambiente migliore per scrivere? 2. Qual è la ricetta per essere un bravo romanziere? 3. Che cosa pensa degli scrittori suoi contemporanei? Infine, immancabile, la domanda chiave: 4. Come le vengono le idee? Come prendono forma i suoi romanzi?
Risposte: 1. Gestire un bordello è l’ideale per un artista, perché «il posto è tranquillo nelle ore del mattino, che sono i momenti migliori per lavorare, e c’è abbastanza vita sociale la sera per non annoiarsi». 2. Ingredienti: 99% talento, 99% disciplina, 99% lavoro. 3. Abbiamo fallito tutti nel nostro sogno di perfezione: e se qualcuno ce la facesse, non gli resterebbe che tagliarsi la gola. 4. C’è sempre un momento nell’esperienza, un pensiero, un avvenimento... Lavoro su quel momento. Non so che cosa sia l’ispirazione. Penso che la gente cerchi nel mio lavoro più di quello che ci ho messo.
Da tutto ciò si deduce che le domande agli scrittori, da che mondo è mondo, sono sempre le stesse. Gli scrittori che si apprestano a prendere in mano il microfono al Festival di Mantova sappiano che il più delle volte la vera stupidità, purtroppo, sta nelle risposte. E che non ci sono domande abbastanza stupide da impedire risposte intelligenti.