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 2014  settembre 02 Martedì calendario

E TOGLIATTI SCRISSE: IN DE GASPERI «QUALCOSA DI TORBIDO E OTTUSO»

A cinquant’anni dalla scomparsa di Palmiro Togliatti (nella foto) e a sessanta da quella di Alcide De Gasperi, morti entrambi nella seconda metà di agosto (nel 1964 il primo, nel 1954 il secondo), la doppia ricorrenza ha indotto qualcuno a chiedersi se il leader comunista e quello democristiano potessero essere «ricordati insieme». L’esponente cattolico del Partito democratico Giuseppe Fioroni ha inoltre proposto di dedicare a De Gasperi la Festa dell’«Unità» organizzata dal Pd, quasi in segno di riconciliazione postuma. Ma l’ipotesi non ha avuto seguito.
Meglio così, sembra di poter aggiungere ora, considerando i giudizi veramente pesanti e malevoli sul conto dello statista trentino contenuti in una lettera inedita di Togliatti che sta per essere pubblicata dalla rivista «Critica Marxista», diretta da Aldo Tortorella e Aldo Zanardo, nel numero che sarà in vendita online da domani sul sito dell’editore Dedalo di Bari (www.edizionidedalo.it) e uscirà in libreria verso la metà di questo mese.
Il documento viene dalle carte del comunista Fausto Gullo, ministro dell’Agricoltura e poi della Giustizia nei governi di unità antifascista dal 1944 al 1947, il cui archivio privato è depositato presso l’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Togliatti gli scrisse da Champoluc, in Val d’Aosta, dove si trovava in ferie, il 25 agosto del 1954. Siamo all’indomani della morte di De Gasperi, che si era spento in Trentino il 19 agosto. Togliatti aveva rilasciato una dichiarazione nella quale aveva sottolineato l’errore compiuto a suo avviso dal leader democristiano nel rompere l’unità antifascista, ma non era andato oltre. E Gullo gli aveva scritto per manifestargli il suo apprezzamento.
Nella risposta al compagno calabrese però Togliatti afferma di essersi un po’ pentito di quelle parole troppo morbide: «Se avessi avuto aggio di correggere — scrive —, avrei calcato un po’ più la mano sui momenti negativi». Ricorda «le dichiarazioni, volgari, vergognose, fatte da De Gasperi per la morte di Stalin» e confessa che è rimasto in lui «il dubbio di avere usato un tono troppo amichevole e generico». Anche per questo il consenso di Gullo, prosegue, gli ha dato «grande soddisfazione».
A questo punto però la lettera si fa particolarmente dura verso De Gasperi. In lui, dichiara Togliatti, «quello che mi ha sempre colpito è che l’asprezza e talora la violenza dell’attacco politico fossero legate non solo al sacrificio del comune senso di umanità, ma soprattutto al sacrificio dell’intelligenza, della luce intellettuale, vorrei dire». Le polemiche dello statista trentino, continua il segretario comunista, «avevano sempre qualcosa di torbido e di ottuso», sembravano mosse «non da una passione grande, ma da una cattiva piccineria».
Togliatti aveva manifestato la sua volontà di tenere le distanze da De Gasperi anche in una lettera del 20 agosto 1954 al parlamentare comunista Edoardo D’Onofrio (ora riprodotta nell’epistolario togliattiano La guerra di posizione in Italia , edito mesi fa da Einaudi a cura di Maria Luisa Righi e Gianluca Fiocco), nella quale spiegava di non volersi recare ai funerali del leader democristiano perché ciò gli sarebbe parso ipocrita.
Nella missiva a Gullo però si va oltre. E colpiscono anche le considerazioni finali sulla religiosità di De Gasperi espresse qui da Togliatti, in pubblico sempre rispettoso verso la fede cattolica professata anche da molti iscritti al suo partito. Il comportamento dello statista democristiano, scrive a Gullo, alimenta in lui la «convinzione che sia la religione che renda gli uomini cattivi, perché li spinge a giudizi e condanne assoluti, privi di comprensione per la coscienza e la causa degli altri». Poi Togliatti dà l’impressione di voler attenuare la gravità del giudizio: «Forse è la religione nel modo che De Gasperi la intendeva». Per quanto ateo, alla religione Togliatti era disposto a concedere qualcosa. A De Gasperi no.