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 2014  settembre 02 Martedì calendario

DAL FABBISOGNO ARRIVA UN AIUTO. CALO DI 10 MILIARDI IN 8 MESI

Una legge di Stabilità che avrà come obiettivo la crescita dell’economia e la creazione di posti di lavoro. E che dunque non dovrà contenere misure che abbiano effetti recessivi, neppure indiretti. Anche nella revisione della spesa pubblica quindi bisognerà stare attenti ad eventuali conseguenze indesiderate, scegliendo bene dove tagliare. Su queste linee guida condivise il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno cominciato ieri a impostare, in un incontro a Palazzo Chigi, il lavoro per la legge di Stabilità che dovrà essere inviata a Bruxelles il 15 ottobre, ma che potrebbe essere approvata dal consiglio dei ministri qualche giorno prima. Poco più di un mese quindi per dar corpo alla manovra economica che, sempre nelle intenzioni del governo, dovrà avere un respiro pluriennale per dare credibilità al disegno complessivo di rilancio dell’economia. Una manovra sulla quale Renzi e Padoan intendono coinvolgere direttamente i ministri con una serie di incontri nelle prossime settimane. Un lavoro collegiale per evitare scontri all’ultimo minuto sui tagli. Che rimangono il piatto forte della legge di Stabilità.
Magari non saranno più i 17 miliardi di euro indicati nel Def (Documento di economia e finanza) per il 2015, che diventano addirittura 32 nel 2016. Più tempo passa, infatti, e più il governo si rende conto della difficoltà di tagliare la spesa pubblica in maniera credibile per cifre così consistenti senza indurre effetti di riduzione del Prodotto interno lordo, che del resto lo stesso Def quantifica dello 0,2% l’anno prossimo e dello 0,3% quello dopo. Effetti che inizialmente dovevano essere più che compensati, nei piani del governo, dal decollo dei consumi dovuto alla stabilizzazione del bonus e dalla ripresa dell’occupazione. Ma, a questo punto, visto che siamo ripiombati nella recessione, la prudenza è d’obbligo. In ogni caso, il bonus da 80 euro al mese per chi ha un reddito fino a 24 mila euro verrà riconfermato, ha ribadito ieri Renzi, non escludendo un qualche ampliamento della platea. Tra le ipotesi allo studio, quella che costerebbe meno prevede di aumentare le soglie di reddito (fino a un massimo di 50 mila euro) per aver diritto agli 80 euro nel caso delle famiglie numerose. Ci vorrebbero circa 300 milioni in più rispetto ai 10 miliardi necessari per stabilizzare il bonus, di cui 7 aggiuntivi rispetto ai 3 strutturali già decisi quest’anno col decreto che ha istituito il bonus. Molto di più —1,5-2 miliardi — costerebbe invece l’estensione del beneficio agli incapienti (reddito sotto gli 8 mila euro).
La manovra per il 2015, tenendo conto anche della necessità di finanziare le cosiddette spese indifferibili (missioni militari, cassa integrazione in deroga, eccetera) e le spese per investimenti potrebbe aggirarsi sui 20 miliardi di euro. Risorse importanti, ha spiegato ieri il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, arriveranno anche dal calo degli interessi sul debito. In questo senso, proprio ieri è arrivata una buona notizia: il fabbisogno del settore statale, cioè la differenza globale tra entrate e uscite, è risultato ad agosto di circa 7,5 miliardi, due in meno di quello dello stesso mese del 2013. Nei primi otto mesi di quest’anno il fabbisogno si è attestato a circa 50,4 miliardi, 10,6 in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. Un buon segnale, che aiuta il governo nell’obiettivo di mantenere il deficit entro il 3% del Pil. Nel commentare il miglioramento di agosto, il ministero dell’Economia, sottolinea che esso è dovuto anche alla minore spesa per interessi sul debito (si tratterebbe di circa 700 milioni) mentre gli incassi fiscali si mantengono in linea con quelli del 2013.
Per avere un quadro più preciso e capire se sarà necessaria a meno una manovrina per rispettare il tetto del 3% bisognerà però attendere i dati del Pil del terzo trimestre che saranno diffusi dall’Istat a novembre. Ma prima il governo spera di ottenere un cambio di orientamento della politica economica dell’Unione europea più favorevole alla crescita. Come presidente di turno dell’Ue, l’Italia tornerà alla carica su questo nella riunione dell’Ecofin del 12 e 13 settembre a Milano. Poi il primo ottobre Padoan licenzierà la Nota di aggiornamento del Def, in pratica il nuovo piano per combattere la recessione.