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 2014  agosto 31 Domenica calendario

CROCE SCRIVE ALL’AMICO GENTILE

Quando a casa Croce giunse la notizia dell’uccisione di Giovanni Gentile, la moglie del filosofo, Adelina, non riuscì a trattenere le lacrime, ricordandolo – come annotò nel suo diario il 17 aprile 1944 il marito – «bonario uomo ed amico, da noi accolto a festa quando veniva a Napoli nostro ospite». Nello stesso appunto Croce rammentò i termini della loro amicizia e della successiva rottura: «Tale la fine di un uomo che per circa trent’anni ho avuto collaboratore e verso il quale sono stato sempre amico sincero, affettuoso e leale. Ruppi la mia relazione con lui per il suo passaggio al fascismo, aggravato dalla contaminazione che egli fece della filosofia con questo; e perciò nella rivista "La Critica" non lasciai di combattere e ribattere molte delle cose che egli veniva asserendo in oltraggio alla verità». Anche se i rapporti con Gentile erano ormai chiusi da anni, Croce fu colpito dalla sua drammatica morte tanto che, qualche giorno dopo, chiese al genero che collaborava con i servizi americani informazioni sulla dinamica dell’uccisione e commentò amaramente: «Ammazzano anche i filosofi!». Il sodalizio fra i due era cominciato presto, nel 1896 quando il ventunenne Gentile, allora laureando della Scuola Normale Superiore di Pisa, inviò a Croce, trentenne ma già affermato studioso, un saggio sulle commedie del Lasca. La breve lettera con la quale il filosofo ringraziò lo sconosciuto corrispondente il 27 giugno di quell’anno, riconoscendogli una erudizione «sobria e calzante» e sottolineando che quel «primo lavoro» non mostrava «traccia d’inesperienza» apre il primo volume del carteggio fra i due filosofi, relativo agli anni compresi fra il 1896 e il 1900, curato egregiamente da Cinzia Cassani e da Cecilia Castellani con una introduzione generale di Gennaro Sasso.
La pubblicazione dell’intero carteggio, prevista in cinque grossi volumi editi da Aragno, è una iniziativa importante per tutti gli studiosi di filosofia e di storia contemporanea perché mette finalmente a disposizione in una edizione pregevole per accuratezza filologica l’intero corpus delle lettere che Croce e Gentile si scrissero fra il 1896 e il 1924 fino cioè al momento della loro rottura. La corrispondenza, per la verità, era già nota, ma il retaggio dell’antico dissidio aveva fatto sì che essa venisse pubblicata in due epistolari separati e da due editori diversi. Ora, finalmente, l’intero corpus epistolare è stato riportato a unità con il risultato che il lettore e lo studioso sono in grado di seguire le fasi di sviluppo di un dialogo filosofico e politico-culturale che costituisce un capitolo significativo del pensiero italiano. Si è trattato di un lavoro meritorio dal punto di vista editoriale perché i curatori, nell’intrecciare le lettere, hanno potuto sciogliere dubbi relativi, per esempio, alle datazioni di alcune missive o, anche, al loro stesso contenuto che erano, comprensibilmente, sorti in fase di pubblicazione separata dei due epistolari.
Il primo volume dei cinque previsti copre un arco di tempo ristretto: quattro anni appena, dal 1896 al 1900. Sono gli anni nei quali si forma un sodalizio stretto e destinato a durare per ventotto anni (il passaggio, per entrambi i corrispondenti, dal formale «stimatissimo signore» al più confidenziale «carissimo amico» avviene in pochi mesi), ma sono anche gli anni nei quali il rapporto epistolare assume, poco alla volta, il carattere di una discussione teoretica, in particolare sui temi del materialismo storico e sulla filosofia della storia. In seguito, molti anni dopo, nelle sue noterelle autobiografiche contenute nel Contributo alla critica di me stesso, Croce avrebbe ricordato che col giovane Gentile aveva trovato «affinità pratiche» ma anche «affinità di svolgimento mentale e di cultura».
Il 17 gennaio 1897 – erano trascorsi poco più di sei mesi dall’inizio del rapporto fra i due – Gentile inviò una lunghissima lettera, ben dodici facciate, quasi un vero e proprio saggio, nella quale poneva il problema se il materialismo storico di Marx e di Engels fosse davvero una filosofia della storia e potesse costituire, come pensava Antonio Labriola, il fondamento scientifico del socialismo. Egli riteneva che esso non potesse essere una filosofia della storia – e su questo punto la concordanza con Croce era piena – ma negava anche al socialismo quella scientificità sulla quale il giudizio crociano era più sfumato dal momento che il più anziano filosofo riconosceva a questa dottrina politica un maggior rigore rispetto ad altre per il fatto che essa si fondava su un metodo di interpretazione della realtà, quello appunto di Marx ed Engels. Le posizioni dei due corrispondenti si precisano nel loro carteggio: non c’è un vero e proprio dissenso fra i due ma c’è, invece, una discussione profonda e feconda, la cui lettura, oggi, è un vero e proprio godimento per lo spirito. Croce, per esempio, parlando di Labriola scrive di aver voluto «accentuare il consenso; e senza tacere il dissenso, metter questo come in un secondo piano» temendo, nel presentarsi come un «oppositore reciso, di fare il giuoco di quelli che, per dirla alla tedesca, gettano via il bagno col bambino dentro!». Gentile, dal canto suo, ribadiva di non essere persuaso che il materialismo storico servisse a dare «una base scientifica al socialismo critico, come i socialisti credono» e concludeva: «Io non credo che non si possa buttar via il bagno senza il bambino; e secondo me, nel bagno non c’è soltanto l’assolutezza filosofica di questa nuova dottrina, ma anche ogni sua relazione con un socialismo, che non sia più utopistico».
La discussione sul materialismo storico è solo uno dei motivi di interesse del carteggio che si sviluppa fra il 1896 e il 1900: ve ne sono molti altri che affrontano i temi dell’estetica, della pedagogia, della storia della filosofia e via dicendo. Ma, soprattutto, si percepisce, nello scambio di idee e nel confronto intellettuale fra i due, il percorso attraverso il quale l’idealismo italiano, nelle declinazioni crociana e gentiliana, si precisa e si definisce. Il bel saggio di Gennaro Sasso che fa da introduzione generale al carteggio è una guida illuminante per questo primo tomo, ma anche per i volumi che verranno e serve a chiarire punti controversi e demolire miti storiografici come quello della pretesa egemonia idealistica nella cultura italiana, che, in realtà, a parere dello studioso, non ci fu per la persistenza, nelle università e altrove, di tradizioni troppo forti, a cominciare da quella cattolica, perché gli idealisti potessero distruggerle e sostituirle.
Francesco Perfetti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 31/8/2014