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 2014  agosto 31 Domenica calendario

LE BANCHE CHIEDONO 114 MILIARDI ALLA BCE

È inevitabile: la prossima settimana tutti gli occhi saranno puntati su Francoforte, in attesa di indicazioni da parte di Mario Draghi sulle nuove mosse dalla Bce per sconfiggere il fantasma della deflazione. E mentre i mercati finanziari si chiedono se sarà varato il quantitative easing, l’acquisto di titoli di Stato dell’Eurozona che rappresenta la risorsa di ultima istanza, l’Eurotower viaggia spedita verso un’altra misura «non convenzionale»: le nuove aste T-Ltro, che partiranno il 18 settembre.
La nuova sigla sta per targeted longer-term refinancing operations e indica i prestiti accordati alle banche dell’Eurosistema in sostituzione di quelli della vecchia «Ltro» in scadenza, con una differenza: stavolta gli istituti dovranno utilizzare il denaro ricevuto a lungo termine e a tasso di favore (0,25%) per concedere finanziamenti alla clientela privata, pena la loro restituzione. Sul piatto c’è una bella cifra: fino a mille miliardi di euro da qui al 2016, che nelle intenzioni di Draghi e dei banchieri centrali dovrebbero servire a oliare di nuovo gli ingranaggi del credito.
Circa 400 miliardi (cioè il 7% dell’esposizione delle banche al settore non finanziario) sono potenzialmente disponibili già nelle due operazioni di settembre e dicembre, ma non è detto che questo plafond venga utilizzato per intero. Giuseppe Maraffino di Barclays Research stima che gli istituti di credito possano richiedere poco meno di 270 miliardi da qui a fine anno: 114 miliardi circa a settembre e 154 miliardi tre mesi dopo, non ci sarà dunque il pieno.
Perché una banca dovrebbe rinunciare a denaro così a buon mercato? Semplicemente perché non ha bisogno di quei fondi: può sembrare paradossale, ma è così e il dettaglio per Paese delle possibili richieste aiuta a capire perché. I fruitori principali sarebbero infatti gli istituti tedeschi, che però ritireranno secondo le stime di Barclays soltanto 28 dei 95 miliardi a disposizione. Una quota residuale sarà richiesta anche da altri Paesi «core» quali Olanda (9 su 29 miliardi) e Austria (9 su 15 miliardi), mentre la parte del leone sarà giocata dalle banche delle aree «periferiche», che già fanno particolare affidamento sulle esistenti operazioni di rifinanziamento della Bce: l’Italia, che ritirerà poco meno di 72 dei 75 miliardi di plafond (39 miliardi subito, 32 miliardi a dicembre), la Spagna (51 su 54 miliardi) e anche la Francia (62 su 77 miliardi). Del resto, sempre secondo Barclays, le nostre banche conservano ancora nel portafogli 159 degli originali 255 miliardi ottenuti con le due Ltro del 2011-2012 (le tedesche ne hanno soltanto 11 miliardi) ed è plausibile che parte di questo denaro venga «spostato» sulle T-Ltro.
Capire quale sarà l’effetto sull’economia reale della concessione di questi nuovi finanziamenti è complicato, qualcosa però si può dire sull’impatto che questa liquidità potrà esercitare sui tassi a breve. Non tutto l’ammontare assegnato dalle nuove T-Ltro si tradurrà in liquidità aggiuntiva sul sistema: Barclays nota che al netto di rimborsi e spostamenti saranno circa 172 i miliardi di nuovi fondi immessi nelle da qui a fine anno. «Anche se tutt’altro che ragguardevole, quest’ammontare dovrebbe essere sufficiente per portare l’eccesso di liquidità del sistema in una zona di sicurezza sopra i 200 miliardi e per mantenere i tassi del mercato monetario bassi», sottolinea Maraffino. Tradotto in soldoni, significa che l’overnight dovrebbe restare compreso fra 0 e 5 centesimi, mentre l’Euribor a 3 mesi potrebbe stabilizzarsi attorno allo 0,16 per cento.
Altrettanto interessante è immaginare cosa potrà avvenire dal prossimo anno, quando le banche potranno ottenere nuovi fondi attraverso aste a cadenza trimestrale, a patto però di aver aumentato il totale dei prestiti concessi. Qui è d’aiuto una recente analisi di Prometeia, nella quale si tracciano due differenti scenari: nel meno ottimista (in cui le banche manterrebbero lo stesso tasso di variazione medio dei prestiti registrato tra maggio 2013 e aprile 2014) solo Francia, Belgio, Finlandia e Slovacchia riceverebbero denaro aggiuntivo dai 90 ai 290 miliardi. Gli altri sarebbero invece «costretti» a restituire denaro per 250-300 miliardi: nel complesso, quindi, per i successivi due anni resterebbero soltanto 180-440 miliardi.
Se invece i prestiti dovessero rimanere stabili al livello dello scorso aprile, in base alle regole Bce e alle stime Prometeia, le banche potrebbero ottenere fonti aggiuntivi per 500 miliardi, l’ammontare complessivo delle T-Ltro sarebbe di circa 900 miliardi e si avvicinerebbe quindi alla cifra ipotizzata in origine da Draghi. L’obiettivo di riattivare la linfa vitale del credito, allora, non sarebbe più un miraggio.
Maximilian Cellino, Il Sole 24 Ore 31/8/2014