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 2014  agosto 31 Domenica calendario

IL BUSINESS DEL MOMENTO: LA PECORA


C’è una nicchia nel variegato mondo della zootecnia che sta vivendo un momento magico. Un comparto che a dispetto della crisi e della deflazione sta invece registrando un potente balzo dei prezzi di vendita. Si tratta del settore ovicaprino, o meglio, solo di quello ovino. Parliamo di pecore, insomma. Ma più che la carne, il cui prezzo è particolarmente soggetto a variazioni stagionali, e la lana, di cui non c’è molta richiesta, è il latte che sta registrando negli ultimi mesi una vera impennata. «Il prezzo all’ingrosso del latte di pecora ha registrato un vero e proprio boom. Se nel 2011 prezzava 0,55 euro al litro, oggi siamo a 0,85 e ci aspettiamo a breve che raggiunga quota 1 euro al litro», dice Giorgio Apostoli, responsabile zootecnia della Coldiretti. Il motivo sta da un lato nella riduzione del numero dei capi, dall’altro nell’aumento della domanda del formaggio pecorino romano, in particolare dal mercato nordamericano, il principale acquirente di questa specialità del made in Italy. Delle 25 mila tonnellate esportate, 10 mila vanno negli Stati Uniti. Il mercato a stelle e strisce aveva ridimensionalto gli acquisti negli anni neri della crisi ma essendone uscito ben prima dell’Europa, già nel 2011 e poi nell’anno successivo, aveva recuperato abbondantemente il calo degli ordini. Poi nei primi sei mesi dello scorso anno, il rischio di ricadere nella recessione aveva raffreddato l’entusiasmo degli importatori e il nostro export ne ha subito pagato le conseguenze segnando un -15,7 per cento in volume. Il cambio di rotta, dapprima soft, è stato registrato a partire dalla seconda metà del 2013, mentre una vera e propria impennata dei prezzi del latte all’origine c’è stata dallo scorso novembre. «A spingere i prezzi sono stati anche i nuovi mercati di sbocco del prodotto, come Cina e India», sottolinea Stefano Sanna, presidente dell’Associazione nazionale pastorizia. «Il prezzo del pecorino subisce forti oscillazioni cicliche ogni tre/quattro anni, ma ora i nuovi canali di vendita dovrebbero assorbire questi squilibri». Così il costo all’ingrosso del prodotto lavorato è quasi raddoppiato, passando da 4,80 euro al chilo a 8,20 euro. E, secondo Sanna, dovrebbe mantenersi su questi livelli anche nel 2015.
In Italia pascolano tra i 6 e i 7 milioni di capi, prevalentemente in Sardegna, la regione che vanta la maggiore presenza di allevamenti, poi in Toscana, Lazio e Sicilia. E l’aumento del prezzo del formaggio sta dando una vera boccata di ossigeno agli imprenditori di questo settore, anche se l’aumento non è uguale per tutti i tipi di formaggio di pecora. In Sardegna, per esempio, si è passati da 0,70 euro per litro iva inclusa dell’anno scorso agli attuali 0,85 per litro. Storia a sé la fa chi si è costruito una nicchia nella nicchia. Come ha fatto Maria Atzeni, imprenditrice sarda della “Pab’é is téllasa” che ha fatto il botto inventandosi la mozzarella di pecora per gli intolleranti al latte vaccino. Il suo successo è stato premiato con l’Oscar green per l’innovazione dei giovani Coldiretti.