Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 01 Lunedì calendario

Monza, sessant’anni ad alta velocità La F1 e quel muro dei 380 all’ora Domenica il Gp d’Italia: una gara che ha fatto la storia e rischia di scomparire Il circuito di Monza ipnotizza

Monza, sessant’anni ad alta velocità La F1 e quel muro dei 380 all’ora Domenica il Gp d’Italia: una gara che ha fatto la storia e rischia di scomparire Il circuito di Monza ipnotizza. C’è stato un pilota che ha vinto il Gran premio d’Italia, ha guardato la folla ai piedi del podio e ha esclamato: «Certo che festeggiare qui vestito di rosso sarebbe un’altra cosa». Una gaffe clamorosa, quella di Sebastian Vettel, ingrato pluricampione del mondo con la Red Bull, pronto a tradire. È il fascino dell’Autodromo, una scarica di adrenalina che parte dal soprannome: il Tempio della velocità. Cinque chilometri e mezzo di rettilinei smorzati da sei curve. E che curve: alla Parabolica e alle due Lesmo si viaggia sul filo dei 200 all’ora. Teoricamente facile, basta tenere il piede giù per la maggior parte del tempo e il gioco è fatto. «Andare a 300 chilometri l’ora non è mai facile», smentiva Kimi Raikkonen in tempi non sospetti. Era il 2007, anno in cui vinse il Mondiale con la Ferrari e la velocità pareva avercela tatuata nel Dna. Le punte massime con i motori di allora, gli otto cilindri da 2400 cc sostituiti quest’anno dai turbo ibridi, erano nell’ordine dei 350 chilometri l’ora. Il 2014 si preannuncia come l’anno dei record. La Pirelli ha previsto i 375, qualche osservatore prevede la caduta del muro dei 380 in fondo al rettilineo del traguardo, un istante prima di infilarsi in una chicane strettissima. Un altro elemento di fascino è il podio, quello che ha causato a Vettel una sindrome di Stendhal. I piloti raccontano l’emozione di essere sospesi su decine di migliaia di persone che portano cappellini, magliette, sciarpe e striscioni rossi. Nessuna pista offre lo stesso panorama. E poi c’è la storia. L’Autodromo è uno dei quattro impianti che ospitano la Formula 1 dal 1950 (assieme a Silverstone, Montecarlo e Spa-Francorchamps) ed è quello su cui si è corso di più: domenica prossima vedremo la 64ª edizione, l’unico Gp d’Italia disputato altrove fu nel 1980 a Imola. Ma il blasone non basta: Bernie Ecclestone è pronto a tagliare la corsa dopo il 2016 se non arriveranno soldi freschi, una quindicina di milioni a edizione: la trattativa è cominciata. «Andavo a vedere il Gran premio quand’ero ragazzo, ricordo Ludovico Scarfiotti nel ’66, ultimo vincitore italiano», racconta il presidente della Ferrari Luca Montezemolo. Nel 1975 a Monza comincia un ciclo di successi per il Cavallino rampante: Clay Regazzoni vince la gara, un giovane Niki Lauda si aggiudica il Mondiale grazie a un terzo posto, l’Autodromo è un delirio di bandiere rosse. «Una foto mi ritrae mentre mi lancio in pista con i pugni alzati - continua la storia di Montezemolo, allora ds -. Una gioia indimenticabile», Il link tra Monza e Maranello è così forte da sfiorare il misticismo. Nel 1988, un mese dopo la morte di Enzo Ferrari, Ayrton Senna è indisturbato al comando della gara quando incappa nel doppiaggio di Jean Louis Schlesser, che debutta al posto di Nigel Mansell a letto con la varicella. I due non si capiscono (Schlesser non capisce) e si scontrano. E così, una serie incredibile di eventi e combinazioni, spiana la strada alla doppietta di Gerhard Berger e Michele Alboreto. Piace pensare che il Drake, dall’alto, ci abbia messo una parola buona. Altro ciclo ferrarista: nel ’96 a Maranello sbarca Michael Schumacher e comincia il periodo d’oro della Ferrari. Da Monza transitano le emozioni più forti, come la 90ª vittoria in carriera del campionissimo tedesco, che a fine gara annuncia commosso il ritiro. L’anno dopo la polizia giudiziaria italiana entrerà nel paddock e consegnerà ai vertici della McLaren gli avvisi di garanzia con l’accusa di aver rubato i progetti della Ferrari. La Formula 1 è un mondo dorato e protetto, ma certi eventi superano qualunque filtro: il 16 settembre del 2001, le Ferrari corrono il Gran premio d’Italia listate a lutto e senza i marchi degli sponsor in memoria dei morti del World Trade Center. Le Rosse non vincono, però sono già campioni del mondo per il secondo anno consecutivo. L’ultima Ferrari in trionfo a Monza è quella condotta da Alonso nel 2010. Le prospettive per domenica sono pessime: il 2014 è un’annata nera e, in più, la F14 T è una monoposto lenta in rettilineo. Soltanto una spruzzata di pioggia e una magia di Alonso potrebbero fermare lo strapotere della Mercedes. Servirebbe un’altra Monza speciale.