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 2014  agosto 31 Domenica calendario

Chissà cosa pensò il quokka quando, in un lontano mattino del 1658, fu avvistato per la prima volta dal marinaio olandese Samuel Volckertzoon

Chissà cosa pensò il quokka quando, in un lontano mattino del 1658, fu avvistato per la prima volta dal marinaio olandese Samuel Volckertzoon. Questo, comunque, possiamo solo immaginarlo. Di Samuel sappiamo invece che lo scambiò per «un gatto selvatico». Questione di fantasia, o di eccesso di gin, dal momento che la creaturina ha il classico musetto di uno scoiattolo o di un piccolo canguro o, a voler essere più prosaici, di un topo ben pasciuto. Non a caso, appena l’anno dopo, il più accorto, o forse solo più sobrio, Willem de Vlamingh chiamò Rottnest, ovvero «nido di ratti» in olandese, una delle isole a sud-ovest dell’Australia in cui il quokka tuttora vive, si direbbe così beatamente da essere definito l’animale più felice del mondo. A guardarlo, infatti, sembra abbia stampato sull’adorabile musetto un perenne sorriso. Del resto cosa gli manca? Non certo il cibo, pascendosi di foglie, steli e cortecce di un’ampia varietà di piante che trova in abbondanza sulle sue isole. Col suo vaporoso pelo e le piccole soffici orecchie arrotondate, poi, è talmente lovely che nessuno gli farebbe mai del male, almeno non consapevolmente. Non costituisce inoltre nessuna minaccia per il genere umano ed è anzi talmente socievole da apparire più che amichevole. I bambini di tutto il mondo vorrebbero averne uno a casa e i produttori pensano a lui come al protagonista di uno di quei cartoon natalizi strappalacrime; eppure il suo destino sembra segnato. I quokka che, pur non essendo con unico quokkino all’anno animali certo prolifici, vivevano fino a non molto tempo fa in gruppi assai numerosi, si sono infatti oggi drasticamente ridotti tanto da venir indicati come «vulnerabili» nella Lista rossa delle specie minacciate di estinzione. Cosa è successo? Be’, già su quelle sue lontane isole, il quokka ha i suoi nemici, eh. Il grosso ratto che se ne va a zonzo saltellando allegro come un piccolo canguro ha bisogno, per vivere in sicurezza, di zone con una fitta copertura arborea dove trovare rifugio. Zone che sono sempre più rare per lo sviluppo dell’agricoltura. E anche quando, inseguito, trova dei piccoli alberi sui quali, nonostante la sua simpatica goffaggine, è in grado di arrampicarsi, be’, questo quasi mai lo salva da volpi, cani e gatti e dingo che lo giudicano pure loro delizioso... da mangiare. Ma la minaccia più grande viene proprio da chi più lo ama. Ovvero dagli uomini e i suoi cuccioli che, proprio spinti dalla sua carica di simpatia, sempre più numerosi visitano Rottnest e le altre isole dove vive e, proprio come allo zoo, hanno nel tempo modificato la sua originaria dieta, rimpinzandolo di un alimento di cui va ghiotto. Uno penserebbe chissà cosa e invece, da cuor contento qual è, il quokka trova irresistibile... il pane. Dai, uno si dice, e che c’è di più buono del pane? Invece è proprio il pane a metterne a repentaglio la salute. E a nulla valgono i divieti e le multe, anche pesanti, che le autorità comminano ai trasgressori. Bellezza bontà allegria: là dove il destino sembrava il più propizio ecco nascondersi una triste e impensabile fine. Del resto, i miti antichi ci mettono ben in guardia: perisce proprio chi sembra il più caro agli dei; e questo potrebbe essere il finale per il cartoon strappa-lacrime di Natale. Così il quokka scompare; ma intanto sorride felice.