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 2014  agosto 23 Sabato calendario

PERISCOPIO

Non sono il pupo di nessuno. Se c’è qualcuno che mi può domare è il popolo siciliano. Rosario Crocetta, governatore della Sicilia. Ansa.

Le divisioni del Popolo della libertà, fra governativi e antigovernativi, riflettono la spaccatura, nel paese, fra cultura statalista, populista e burocratica (maggioritaria) e cultura individualista, libertaria e antiburocratica (minoritaria). È una frattura generata dal modo in cui è nata e si è sviluppata successivamente la Repubblica, sotto l’influsso dell’eredità fascista, del collettivismo comunista e del solidarismo cattolico di sinistra e che si manifesta anche nel centrodestra. Piero Ostellino. Corsera.

Il vero vincitore della globalizzazione dei super ricchi è Londra. È e sarà il luogo in cui i billionaires vanno a vivere, facendo studiare i figli, mentre in Svizzera saranno depositati i quattrini e gestiti gli averi. Un livello di istruzione eccellente, anche se caro, una tassazione relativamente contenuta, un sistema burocratico e giudiziario semplificato e la dimestichezza ad affrontare culture diverse, sono la carta vincente di Londra. La capitale del Regno Unito sembra essersi specializzata: questa è la città per miliardari. Venite, non tradiremo le vostre aspettative. Nicola Porro. Il Giornale.

Va da sé che i napoletani, che in questo gioco sono maestri insuperabili, hanno appiccicato al loro incontenibile viceré (il sindaco Luigi De Magistris) un nuovo nomignolo. I primi li aveva elencati Aldo Grasso: «Giggino ’a manetta» (da magistrato che incarcerava), «Giggino ’o skipper» (omaggio all’America’s cup), «Giggino ’o scassatore» (rottamatore), «Giggino ’o floppe» (sta per flop), «Giggino ’a promessa» (alla bulimia verbale, non sempre sono corrisposti i fatti), «Giggino ’ncoppa a gaffe» («Napoli è più sicura di Bruxelles», per dirne una) fino alla sintesi: «Giggino ’o narcisindaco». La collezione dopo aver appreso che il sindaco di Napoli si è tenuto per se ben 18 deleghe si arricchisce con «Giggino ’o factotum». Gian Antonio Stella. Sette.

Siamo nella società dei diritti, in cui si teorizza anche il diritto di avere diritti e si scambia per diritto la realizzazione e la legalizzazione di ogni desiderio. Alfonso Berardinelli. Il Foglio.

Il cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, vuole produrre filmati per la tv. Fini mi chiede di dargli una mano. Gli offro uno spazio di 15 minuti ma il giovane scalpita. Ha fretta e smania. Esagera. Una volta al telefono è addirittura sgarbato. Decido di non vederlo né sentirlo più. Mando a Fini un biglietto, gli chiedo di tenerlo a freno, anche perché circolano delle voci di altre sue amicizie, con altri dirigenti Rai e con esponenti politici di governo. Fine dei rapporti di Fini con me. Mauro Mazza, Vent’anni e una notte. Castelvecchi editore.

Vedrà, vedrà, Bassolino correrà da sindaco e io contro lui! Basta che mandiamo via quello di adesso, De Magistris, che è un pericolo pubblico. Amedeo Laboccetta, leader postfascista napoletano. Corsera.

La mia amicizia con Craxi si incrinò per colpa di Scalfaro. Ero andato a trovarlo in Quirinale assieme al ministro dell’interno dc Vincenzo Scotti per parlare del decreto antimafia. Scalfaro invece ci parlò dell’incarico di formare un nuovo governo. Angosciato di non poterlo dare a Craxi. Ci chiese: «Chi hanno i socialisti dopo Craxi?». E fece lui stesso i nomi di Amato, De Michelis e Martelli. Lusingato non fiutai la trappola. Pochi minuti dopo scoprii che lo stesso Scalfaro aveva messo in giro la voce che io mi ero autocandidato. Smentii subito ma non ci fu nulla da fare. Claudio Martelli, in Ricordati di vivere. Bompiani.

In Egitto si sta ripetendo la situazione dall’Algeria nel 1981 quando, dopo decenni di sanguinaria dittatura militare, le prime elezioni libere furono vinte, con larga maggioranza, dal Fis (Fronte islamico di salvezza). I generali algerini, con l’appoggio dell’intero Occidente, le annullarono con la motivazione che il Fis avrebbe instaurato una dittatura. In nome di una dittatura del tutto presunta, si ribadiva quella precedente. Ma a Morsi, il deposto premier egiziano che ha governato per un anno senza violare la Costituzione, non può essere nemmeno fatto questo processo alle intenzioni. La sola accusa che gli si può muovere è di essere stato, per inesperienza di governo, inefficiente (se il criterio dovesse essere questo, noi italiani dovremmo allora abbattere, con la violenza, una classe dirigente al potere, non da un anno ma da 30). Ma Morsi non è amico degli americani, è musulmano, forse integralista. E allora: «Ecrasez l’infame!», schiacciate l’infame. Ma gli infami, in Egitto e fuori, sono altri. Massimo Fini. Il fatto.

Le mostre che faccio sono molto legate alla mi storia personale. Sono un modo per presentare me stesso attraverso i quadri. Ho il privilegio di poter dare voce ai miei sentimenti, convocando, senza che loro lo sappiano, i pittori più straordinari del passato. Marco Goldin, più grande organizzatore di mostre in Italia. Il Giornale.

«Immenso Scola» è stato scritto da qualche parte in merito al film su Fellini. Mi facessero il piacere. In Che strano chiamarsi Federico, il giovane Fellini è ridotto a una specie di Neri Marcorè e il vecchio Fellini è un signore pronto, non per il set, ma per i giardinetti. Camillo Langone. Il Foglio.

A Enna, molti anni fa, il radiomicrofono sul palco si fissò sulle frequenze della polizia e non ci fu modo di portare avanti lo spettacolo: «Volante 13, portarsi sul posto». Così per due ore. Luigi Proietti, attore. Il Fatto.

A Soveria Mannelli c’è il miracolo dell’editore Rubbettino, un pezzo di Svizzera calato nel cuore della Sila nei pressi di Cosenza, unica città storica della Calabria rimasta miracolosamente indenne da terremoti. Marina Valenzise, Autunno in Calabria. Minerva Edizioni.

Gli abitanti di Cheum un giorno si posero una questione davvero fondamentale: se fosse più importante la luna o il sole. Dopo mesi e mesi di riflessione, discussioni e litigi, arrivarono alla soluzione: la luna è indubbiamente più importante del sole perché rischiara la notte che altrimenti sarebbe buia. Lo stupido sole invece risplende di giorno, quando fa già chiaro... il che rende del tutto inutile la sua presenza. M.A. Ouaknin, D. Rotnemer, Così giovane e già ebreo. A cura di Moni Ovadia. Piemme

Ho solo voglia di non aver più desideri. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/8/2014