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 2014  agosto 23 Sabato calendario

GLI SCERIFFI DEL DEBITO

L’abruzzese Banca Caripe (Cassa di risparmio di Pescara), la Bcc di Folgarìa e infine il Credito trevigiano. Gli ultimi tre commissariamenti bancari avvenuti nei mesi di giugno e luglio hanno riacceso i riflettori sulle numerose realtà creditizie italiane in amministrazione straordinaria. Ad assumere gli incarichi sono stati rispettivamente Riccardo Sora (già alle prese con il delicato commissariamento della controllante Banca Tercas), Giambattista Duso (padovano, esperto in incarichi di vigilanza bancaria) e l’avvocato Nicola Marotta: supercommissario con una carriera che spazia dalla gestione straordinaria della banca San Francesco (Agrigento) a quella della Bcc di Scandale (Crotone), fino a un incarico nel comitato di sorveglianza della Banca di credito cooperativo Irpina. Attualmente, bollettino di Banca d’Italia alla mano, le banche commissariate in Italia sono 16, e 5 gli altri intermediari bancari in mano alla cura dei commissari. Ma chi sono gli sceriffi del crack che, dal 2000 a oggi, hanno tentato di raddrizzare la barra degli istituti, grandi e piccoli, caduti in disgrazia? E con quali risultati? Chi li ha scelti e chi paga loro lo stipendio? A guidare la classifica dei super-commissari è Claudio Giombini. Il manager (nato a Perugia nel 1949), dopo una laurea in giurisprudenza all’Università degli Studi di Bari e una carriera in Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo), è stato inviato, valigia alla mano, a raddrizzare i conti della Banca Popolare Vesuviana (era il maggio del 2009). Il successo dell’impresa, la banca fu rimessa in carreggiata in due anni, gli aprì la strada ad altri incarichi presso realtà del Centrosud: dalla Banca Salernitana di Altavilla Silentina e Calabritto (correva l’ottobre del 2011) alla Banca di Capranica e Bassano Romana, fino all’ultimo incarico ancora in essere: da dieci mesi a questa parte Giombini si trova a gestire la crisi di Banca Romagna Centro in tandem col collega Franco Zambon. A pari merito per numero di incarichi si incontra Antonio Potito De Magistris (nato a Foggia nel ’43) con all’attivo quattro gestioni straordinarie nella Bcc di Bientina, nella Banca di Credito e Risparmio di Romagna, nel credito cooperativo di Sofige Gela e presso la Bcc di S. Apollonia (in provincia di Roma). Un gradino sotto, ma sempre nella parte alta del ranking dei supercommissari, ci sono Riccardo Sora e Bruno Inzitari alle prese con due dossier caldissimi: Banca Tercas e Banca Marche. Sora è stato condirettore generale della Popolare di Bergamo, dove militava dal ’73 per poi passare nel 2003 alla direzione generale di Banca Carim (dove fu anche consigliere) per finire nel 2008 a guidare la capogruppo Ubi Banca nei panni di dg. Un top manager che Banca d’Italia inviò prima al timone di Banca Carim, finita in amministrazione straordinaria nel settembre del 2012, e successivamente alla Cassa di risparmio di Teramo che, scontati due anni di amministrazione straordinaria, uscirà dal commissariamento a fine settembre per essere acquisita dalla Popolare di Bari (Sora dovrebbe concludere l’incarico intorno al 20 dello stesso mese). Altrettanto delicato il ruolo di Inzitari. Il professore ordinario di diritto privato della Bicocca nel mezzo dell’incarico presso la Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife) è stato inviato in Banca Marche dove è ancora al lavoro allo scopo di traghettare l’istituto del centro Italia fuori dalle secche. In curriculum Inzitari conta anche un intervento nella Banca d’Affari MB (in liquidazione coatta), in Delta – Sedici Banca e una carica nel comitato di sorveglianza della Cassa di Risparmio di Volterra. L’elenco è ancora lungo: nella rosa di Banca d’Italia si contano infatti un centinaio di crisis manager (tra i più attivi anche Pasquale Roberto Santomassimo al lavoro alla Popolare dell’Etna e Leopoldo Varriale: specializzato in piccoli istituti di credito cooperativo).
Ma come si diventa commissari? La nomina spetta alla Banca d’Italia e scatta di solito a seguito di un’ispezione all’interno dell’istituto che ha portato alla luce rilevanti irregolarità bancarie sotto il profilo della gestione. Via Nazionale ne decreta quindi lo stato di amministrazione straordinaria e nomina il commissario che in primo luogo scioglie gli organi amministrativi. L’istituto governato da Ignazio Visco supervisiona le procedure messe in campo dai commissari e ne autorizza gli atti più significativi; Bankitalia conserva inoltre il potere di revocare e sostituire i commissari. Ma attenzione: come si evince dalla lettura del Testo unico bancario, non ci sono requisiti specifici per l’assunzione dell’incarico salvo quelli di «onorabilità» (i candidati non devono per esempio essere sottoposti a misure di prevenzione disposte dall’autorità giudiziaria e non devono avere condanne irrevocabili). «Altre linee guida nei criteri di selezione sono le esperienze gestionali maturate nel settore bancario, le capacità manifestate negli incarichi di amministrazione straordinaria portati a termine e l’insegnamento universitario in discipline giuridico-economiche (il liquidatore deve esibire una preparazione di carattere legale di diritto fallimentare o commerciale ndr)», spiega Stefano Gatti, professore di Finanza dell’Università Bocconi. Non manca qualche stranezza: un «ulteriore criterio utilizzato è la prossimità territoriale della residenza degli incaricati al luogo della banca al fine di ridurre gli oneri e agevolare il disimpegno dell’incarico», si legge nel documento di Bankitalia. Cosa c’entri la prossimità della residenza con la produttività è un piccolo mistero. Chi paga, infine, il caché a questi signori? «Gran parte dell’onorario è a carico dell’istituto posto in amministrazione straordinaria», risponde Gatti. Ed è paragonabile a quello percepito dal direttore generale di un istituto della stessa taglia.
Claudia Cervini, MilanoFinanza 23/8/2014