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 2014  agosto 23 Sabato calendario

LONDRA, JIHAD SUI BANCHI DI SCUOLA È ALLARME PER GLI INSEGNANTI ISLAMISTI

Il premier David Cameron è frettolosamente tornato dalla sua terza lunga vacanza dell’anno e ha dovuto prendere atto che quanto accade in Siria e in Iraq non è solo un problema di Obama: è anche un serio problema di Downing Street. Uno su quattro dei terroristi stranieri assoldati dall’Isis è di origine britannica. Si calcola che siano circa 500 gli inglesi che operano nelle zone controllate dallo Stato Islamico: combattono, tengono a bada i prigionieri, chiedono il riscatto alle famiglie e ai governi su Skype, sono descritti dagli ostaggi liberati come i più sadici e crudeli.
Se questi terroristi avessero lasciato la Gran Bretagna per sempre, il problema sarebbe meno grave. Ma hanno ancora il passaporto e vanno e vengono quando lo desiderano. Alle frontiere, la polizia ha fermato finora 23 sospetti: pochi per tranquillizzare un’opinione pubblica sempre più preoccupata di ritrovarsi il terrorismo in casa o, peggio ancora, di trasformare i poveri ed emarginati quartieri a maggioranza islamica in una fucina di potenziali terroristi, pronti ad andare dovunque nel mondo ci sia bisogno di loro. Londra è sempre stata aperta ad accogliere chiunque vi approdasse, ma ora ricominciano i sospetti e la caccia allo straniero. Il 4,3 % della popolazione è musulmano e nell’esercito 4 soldati su mille sono di fede islamica. Atroci spettacoli come quello della decapitazione di Foley da parte dell’inglese «Jihadi John» alimentano ora di nuovo il razzismo e la stupida idea che l’Islam coincida con il terrorismo.
Certo il governo e la polizia dovrebbero fare un po’ più di attenzione. Nel marzo scorso è esploso a Birmingham lo scandalo del «Cavallo di Troia», liquidato frettolosamente e colpevolmente da tutti. Si è scoperto che Tahir Alam, responsabile di un trust di sei scuole della città, aveva inviato al Muslim Council of Britain un lungo documento che sollecitava l’islamizzazione delle scuole pubbliche inglesi, alle prese con mille problemi di carattere economico e non più in grado di garantire una qualità di insegnamento decente. Approfittando di questo vuoto, gli insegnanti di origine islamica avrebbero dovuto conquistare la direzione delle scuole e cambiare i programmi di insegnamento. L’indagine condotta per conto del ministero dall’ex capo dell’antiterrorismo della polizia metropolitana, Peter Clarke, ha messo alla luce una realtà inquietante. In molte scuole pubbliche inglesi, non solo a Birmingham, ma anche alla periferia di Londra, le uniche lingue straniere insegnate erano diventate l’arabo e l’urdu, erano state vietate le immagini che mostravano intimità fra uomo e donna, impediti gli accenni al controllo delle nascite, proibiti l’insegnamento di strumenti musicali e le rappresentazioni teatrali, vietate immagini «immonde» come quelle dei quadri di Gustav Klimt. Sulle pareti dei corridoi manifesti invitavano a pregare per evitare la punizione dell’inferno.
Il ministero dell’Istruzione ha reagito duramente: d’ora in poi, nelle scuole sarà obbligatorio insegnare i valori britannici.
Più preoccupata la Chiesa d’Inghilterra, che ha sollecitato il governo a misure più incisive per difendere la religione e la cultura del Paese. Richard Barrett, ex capo dell’antiterrorismo, si è detto convinto in una intervista che saranno i cittadini comuni a smantellare le cellule dell’estremismo islamico nel Paese: se ci sono dei terroristi nei quartieri delle città, la comunità li scoprirà. Quella in corso è una guerra e tutti devono contribuire a sconfiggere il nemico interno.
Più pragmatico, David Cameron si prepara a telefonare al dittatore siriano Assad per chiedergli aiuto. Mancano solo nove mesi alle elezioni generali e il premier non può permettersi un’altra guerra. Ma «Jihadi John» va preso in fretta, perché ne stanno crescendo altri.
Vittorio Sabadin, La Stampa 23/8/2014