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 2014  agosto 23 Sabato calendario

CASSANO CI RICASCA

Inverno: celo. Autunno: celo. Estate: ora celo. Antonio Cassano incastona un’altra litigata furibonda in una stagione nuova. Questa volta a Parma, nella parte finale dell’estate 2014.
Il barese è tornato ad ascoltare la parte ribelle del suo essere. Ne è scaturita una furiosa litigata con alcuni compagni, nata in campo durante l’allenamento, placata senza risultati da Donadoni e proseguita negli spogliatoi dove un ricarico di improperi è caduto pure sull’amministratore delegato del Parma Pietro Leonardi. Antonio è stato democratico, ha avuto una «buona» parola per tutti. Anche per chi ha provato a calmarlo. Ieri Cassano si è presentato al centro d’allenamento come se nulla fosse accaduto. Normale forse attendersi ora una presa di posizione della società che con ogni probabilità lo multerà. Non è stato messo fuori rosa e nemmeno è stato messo sul mercato. Manca una settimana al termine della sessione estiva, certo, e tutto può accadere. Come tutto può rientrare. Di fatto va in quest’ultima direzione la scelta societaria di pubblicare sui social network ufficiali le immagini della «ice bucket challenge» di Cassano.

Lui, sommerso dal secchio del team manager Alessandro Melli, ha «sfidato» tre persone di spicco nel mondo del calcio: Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, e Massimo Ferrero, numero uno della Sampdoria. Cassano ha dato un’impennata alla sua seconda stagione emiliana. Partita in ritardo per via delle vacanze post-Mondiale, Antonio si è allenato senza continuità per via dei problemi al ginocchio destro che lo tormenta da un po’. Ora questa uscita non fa altro che tenere freddi i rapporti tra lui, i compagni e la società. Memore quest’ultima anche della volontà del giocatore di tornare nella Genova blucerchiata lo scorso gennaio.

La fenomenologia delle cassanate ha diverse branche, una delle quale riguarda gli sfoghi rumorosi e voluminosi del barese. Due i casi archiviati precedenti a quest’ultimo. Il primo risale al 28 ottobre 2010, un inverno alla Sampdoria, quando l’invito di Riccardo Garrone a comparire in un albergo di Sestri Levante per ritirare un premio fece sbattere la porta ad Antonio. Non solo: fece anche proferire parole irripetibili verso l’allora presidente doriano. Fu l’atto d’addio. A gennaio verrà ceduto al Milan.

La seconda risale invece alla primavera del 2013, il 1° marzo. Anche in quella occasione, come giovedì, il teatro era il campo di allenamento, la Pinetina. Qualche stoccata tra lui e il tecnico dell’epoca Andrea Stramaccioni, un paio di provocazioni raccolte e non gradite, la sessione interrotta. E poi il punto della situazione nelle quattro mura degli spogliatoi. Dove i toni (sonori) si alzarono e le mani quasi. Intervennero tutti per sedare la rissa imminente. I lividi, morali, emersero già il giorno successivo quando Strama non appose il nome di Antonio nella lista dei convocati per Catania. Pure in questo caso fu l’inizio della fine della storia. Non un happy ending, più che altro un noisy ending (finale rumoroso). In estate arriverà poi il trasferimento al Parma. Ed eccoci ai giorni nostri. Sarà pure che l’Antonio Furioso per qualche minuto si è trasformato nello Smemorato di Collecchio, fatto sta che ora gli torneranno alla mente gli eventi passati e quel che ne derivò. Anche perché ora nella sua personalissima collezione manca solo una stagione. Dal 20 marzo al 20 giugno è allarme: la primavera manca.