Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 23 Sabato calendario

ARU IMITA NIBALI

La Vuelta a España che prende il via oggi dall’Andalusia, presenta un cast eccezionale, degno ap­punto di un grande Giro. Ci sa­ranno tutti, proprio tutti, ad ec­cezione del numero uno assolu­to, il nostro Vincenzo Nibali che, dopo il trionfo alla Grande Boucle, ha deci­so di concentrarsi sulla sfida iridata di Pon­ferrada, in calendario il 28 settembre.
Rispetto alla Grande Boucle manca il sici­liano, ma in compenso ritorna tutto il podio del Giro: Nairo Quintana, Rigoberto Uran e il nostro Fabio Aru, grande speranza italia­na per le corse a tappe, che sta crescendo presto e bene all’ombra del compagno di squadra Nibali.
«Sono curioso di vedere come andrò in que­sto mio secondo Grande Giro – ci dice il sar­do –. Non conosco la Vuelta, non l’ho mai corsa e soprattutto non ho mai corso nella stessa stagione due grandi Giri di questa por­tata. Voglio vedere come reagirà il mio fisi­co e se sono stato bravo a programmare un altro picco di forma dopo quello del Giro. Insomma, vado in Spagna pieno di buone intenzioni, ma anche consapevole del fatto che non sarà facile e dovrò imparare anco­ra tanto». E di professori, dai quali imparare, ce ne so­no più d’uno. Da Froome a Contador, pas­sando per Rodriguez, Valverde ed Evans. Ar­rivando fino al francese Pinot, altro giovane di sicuro avvenire che è salito sul terzo gra­dino del podio nel recente Tour. Mancherà, invece, il “nonno” Chris Horner, che doveva essere al via con numero 1 sulla schiena, in quanto ultimo vincitore della corsa iberica. Il 42enne corridore statunitense è stato e­scluso dalla sua squadra - la Lampre - per­ché sofferente per una bronchite che lo ha costretto a sottoporsi a un trattamento far­maceutico a base di cortisone. Il suo posto sarà preso da un giovanissimo di buon av­venire: il romano Valerio Conti.
Fabio, finalmente si torna a correre…
«In verità a correre ci sono già tornato al Gi­ro di Polonia. Speravo di andare meglio, ma mi mancava ancora un po’ di lavoro, che ho fatto subito dopo per rifinire la preparazio­ne in vista della corsa spagnola».
Facciamo però un passo indietro: come è sta­to questo lungo periodo dopo il magnifico terzo posto al Giro?
«Prima dieci giorni di vacanza, non tanti. Poi, sono andato in Kazakistan (corre per l’Astana, la stessa formazione di Nibali, n­dr) per alcuni incontri istituzionali con gli sponsor e il Governo kazako. U­na volta tornato sono stato ad Al­benga, a casa di Valentina, la mia fidanzata. Poi, mi so­no rimesso subito al lavoro».
Tanta salita, tanto lavoro a Sestrie­re…
«Esatto. Ho affit­no tato un appartamentino e con Valentina ci siamo isolati dal mondo. Con me c’era an­che Paolo Tiralongo, mio compagno di squa­dra e grande amico, oltre al massaggiatore Oscar Saturni. Per farti capire. Dal 1° giugno, giorno in cui è terminato il Giro ad oggi so­stato a casa 7 giorni a Ponte San Pietro, vicino a Bergamo, e un giorno e mezzo a Vil­lacidro in Sardegna».
Alla vigilia di questo grande appuntamento come sta?
«Mi sento bene, penso di poter essere tra i grandi protagonisti anche in questa Vuelta».
Obiettivo tra i primi cinque?
«Sarebbe bello, lo considererei un risultato più che soddisfacente, ma lo ripeto: vado per imparare: ho appena 24 anni».
Tanti i corridori da battere, tanti i campioni al via: chi è il suo favorito?
«Per me è Nairo Quintana, il colombiano vincitore del Giro d’Italia. Poi, appena sotto metto Froome, Contador e Joaquin Rodriguez…».
Ha parlato con Vincenzo?
«Sì, certo, lui è il leader della nostra squadra e vuole sempre sapere come vanno le cose e, soprattutto, si interessa di come sto. Lui mi dice sempre che si rivede in me. Qualche anno fa Vincenzo cresceva all’ombra di Bas­so, ora ci sono io che sto cercando di ruba­re un po’ di mestiere. Da corridori di questo livello c’è solo da imparare».
Ma lei si aspettava che potesse arrivare a vin­cere il Tour?
«Ero certo che sarebbe finito sul podio, ma in cuor mio, vedendolo pedalare, sentivo che avrebbe fatto il colpaccio. Più si avvici­nano i grandi appuntamenti e più Vincen­zo si concentra e si tranquillizza. È incredi­bile, invece di farsi travolgere dalla tensio­ne si calma».
Lei pensa di essere come lui?
«Sto imparando molto a staccare la spina. Diciamo che lui ce l’ha nelle sue corde: è fat­to così. Io sto cercando di apprendere da lui questo approccio alle corse. Ma in una co­sa siamo davvero uguali…».
In che cosa?
«Dormire. Sia io che lui dobbiamo dormire, e anche tanto. Il sonno non ci manca. E con questo siamo a metà dell’opera. Quando si dorme si recuperano energie».
Quante ore deve dormire per stare bene?
«Almeno nove».
Torniamo a Nibali e al suo Tour: con From­me e Contador come sarebbe andata a fini­re per Vincenzo?
«Avrebbe vinto ugualmente, perché li aveva già staccati e non di poco».
Il prossimo anno Vincenzo vorrebbe tenta­re di correre sia il Giro e il Tour…
«Non ne abbiamo ancora parlato, ma se al Giro saremo io e lui sarà un bene sia per me che per lui».