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 2014  agosto 23 Sabato calendario

ANCELOTTI: «IL CALCIO ITALIANO È POVERO»

A 55 anni Carlo Ancelotti non ha ancora raggiunto la pace dei sensi calcistici. Fatica a immaginare quale, tra quelli in cui ha gettato l’àncora nel corso di una vita nel pallone, potrebbe essere il porto dell’ultima rotta. Parma, Milano, Londra, Madrid? Qui Carletto ha delimitato il territorio a modo suo, prendendo casa, e non solo perché gli hanno insegnato che quando si investe, si investe nel mattone. «Dovessi decidere ora, probabilmente sceglierei di ritirarmi a Vancouver, la città di Mariann, un posto spettacoloso». Mariann è la seconda moglie, sposata da poco, che ha il pregio di non contraddirlo quando parla di calcio. Ragionamenti prematuri, comunque, perché la nuova versione del Real Madrid, ieri poco galattico nel derby con l’Atletico, è l’oggi e anche il domani dell’eterno ragazzo di Reggiolo, quello che come canta lui «Io vagabondo» dei Nomadi non la canta nessuno.
Signor Ancelotti, in queste settimane le iperboli sul suo Real Madrid si sono sprecate: i più forti del mondo, squadra di marziani, imbarazzante mix di fenomeni... Esagerazioni?
«In effetti questa è una grande squadra, dotata di una qualità straordinaria. Con Kroos e James Rodriguez siamo a livelli incredibili. Che posso dire? Una banalità: sono contento».
È la squadra più forte che ha mai allenato?
«Di recente mi è capitato di rivedere la finale di Istanbul persa con il Milan. Anche lì non eravamo messi male. Davanti c’erano Crespo, Sheva e Kakà e sa chi avevo lasciato in panchina?».
No, ad essere sinceri.
«Pippo Inzaghi e Tomasson. E dietro? La linea era Cafu, Nesta, Stam e Maldini. Bei tempi».
Come si gestiscono tanti marziani nel... pollaio?
«Tutti sanno che al Real il posto te lo devi guadagnare. E a volte per riuscire a giocare non basta lavorare. Alla base della gestione c’è il rispetto condiviso e ovviamente ci dev’essere anche coerenza da parte dell’allenatore».
Quale può essere il tallone d’Achille di questo squadrone?
«La convinzione che non sia poi così complicato vincere tutte le partite, come dimostra la doppia sfida con l’Atletico che ci ha soffiato la Supercoppa».
Con il successo di Cardiff nella Supercoppa europea il Real è giunto a 17 trofei internazionali. A quota 18 c’è il Milan che per anni si è definito «il club più vincente al mondo». Cosa potrebbe accadere a Milano se e quando anche voi agguanterete il trofeo numero 18?
«Galliani come minimo si ammazza (ride)... Però credo che se a raggiungerlo o addirittura a superarlo fossi io sarebbe un po’ meno dispiaciuto».
Si dice che Florentino Perez, il suo attuale presidente, non straveda per lei.
«Balle. Io e la società siamo sulla stessa lunghezza d’onda».
Visti dalla panchina, chi è il più scomodo tra Florentino e Berlusconi?
«Berlusconi non è mai stato scomodo. Ho sempre sentito il suo appoggio. Poi è normale che ogni tanto un presidente qualche esternazione la faccia. Ma io mi trovo bene anche con Florentino: non so perché escano queste maldicenze. Sono le classiche voci di corridoio».
Come spiega il fallimento mondiale dell’Italia di Prandelli?
«Soprattutto con la mancanza di qualità. In questo momento il calcio italiano non ha giocatori di livello internazionale. Ci sono sempre i soliti, Pirlo, Buffon, che però sono già stagionati. Dobbiamo aspettare che i giovani maturino».
Quali giovani?
«Insigne, De Sciglio, Verratti, Destro, Darmian, Immobile».
Anche Balotelli?
«Anche Balotelli... Ma poi maturerà? »(ironico).
Quindi è un problema di generazione.
«Direi di sì, anche se il calcio italiano deve migliorare sotto tanti aspetti. Ad esempio deve rinnovare le strutture».
Quindi se uno costruisce lo stadio si ritrova improvvisamente con una squadra di campioni?
«Le squadre che hanno stadi di proprietà possono investire di più. Il nostro calcio si è sempre basato sui soldi dei grandi industriali: Agnelli, Berlusconi, Moratti. Ora se vogliamo stare al passo dobbiamo trovare altre soluzioni. I tedeschi si sono mossi così».
Antonio Conte, il successore di Prandelli, non ha fatto un euro di sconto alla nazionale.
«Stiamo parlando di un allenatore di valore, è giusto che sia pagato. E poi non ho mai visto firmare contratti con la pistola alla tempia».
Il governatore della Toscana, Rossi, ha fatto il conto: dice che con lo stipendio del nuovo c.t. si sarebbero potuti pagare 200 insegnanti.
«Demagogia».
Conte è stato squalificato per omessa denuncia eppure è finito sulla panchina azzurra.
«Tutte cazzate. Primo: Conte ha pagato. Secondo: la storia in cui è rimasto invischiato non è ancora del tutto chiara».
Carlo Tavecchio, il nuovo presidente federale, è scivolato sulla classica buccia di banana, una battuta con venature di razzismo, ma questo non gli ha impedito di essere eletto.
«Per me si è trattato di un’uscita infelice nella concitazione di un discorso. Confesso che il fatto che in Italia ci si sia scandalizzati così tanto mi ha stupito. Tutte esagerazioni. Capisco fosse capitato in Inghilterra dove c’è un’attenzione diversa a questi problemi, ma da noi... Ricordo episodi che hanno coinvolto Boateng, Balotelli e Seedorf passati tranquillamente in cavalleria».
La Juve è pronta per il quarto scudetto consecutivo?
«Non so. Credo sia ancora la favorita nonostante un campionato che si annuncia più livellato».
Allegri al posto di Conte ha poco da guadagnare.
«Come minimo deve vincere un altro scudetto e deve fare meglio in Champions. Potrebbe anche riuscirci».
Quale potrà essere la sorpresa del prossimo campionato?
«La Fiorentina. Ho avuto modo di osservare questo Babacar: è fortissimo».
L’acquisto più azzeccato al momento qual è stato?
«Quello di Iturbe da parte della Roma. Ma anche Morata è un bel giocatore, la Juve ha visto bene. Qui da noi il ragazzo era chiuso».
Secondo lei Galliani è sempre il miglior dirigente del mondo?
«Sempre. È il Ronaldo dei dirigenti».
Pippo Inzaghi è diventato suo collega.
«Lo vedo immerso nel ruolo, entusiasta. Ci parlo spesso con Pippo, è motivato».
Consigli?
«Deve essere paziente e con lui deve essere paziente la società. Ha un grosso vantaggio: può sfruttare tutto l’anno per allenarsi e preparare le partite».
Galliani dice che Diego Lopez è il miglior portiere d’Europa: si è fatto un po’ prendere la mano?
«Ma quale mano... Diego Lopez è un ottimo portiere. Qui al Real c’era grande concorrenza e lui voleva altro. A Milano ha trovato una buona opportunità. Il nome del Milan ha ancora fascino».
Come spiega il benservito rossonero a Balotelli?
«Evidentemente Mario ha deluso le aspettative della società».
Carlo, che cosa c’è nel suo futuro? Non è che sta pensando di intervenire in soccorso del suo Milan malandato?
«Non mi vedo come infermiere. In questo momento il mio unico desiderio è quello di continuare qui a Madrid. Mi trovo bene e ho tra le mani una squadra con grandissime prospettive. Spero soltanto di fare meno danni possibile».
Alberto Costa