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 2014  agosto 23 Sabato calendario

LA VERITA’ DI PICCOLOMINI, PESCIVENDOLO IN FERRARI

Che ci azzecca un pescivendolo in sfavillante Ferrari «Modena 360» a zonzo tra Civitella di Romagna e Santa Sofia, terre del Forlivese bagnate dal fiume Bidente? Enio Piccolomini, 55 anni, quasi tutti trascorsi tra i barconi carichi di pesce dell’Adriatico e il bancone della friggitoria, cominciò a chiederselo pochi giorni dopo aver acquistato nel 2010 quella Ferrari che era il sogno di una vita: «Ho una malattia per le auto: mi piace montarle, guardarci dentro e poi rimontarle, come i bambini con il Lego». La prima volta non ci fece caso quando lo fermò una pattuglia della Polstrada: «Mi chiesero i documenti, se la Ferrari era mia, dove vivevo. Le solite cose, insomma... ». Poi la faccenda cominciò a diventare un po’ troppo ripetitiva: «Mi fermavano tutti. Carabinieri, vigili urbani, perfino la Forestale, mancava solo la polizia ferroviaria... ». Quindi arrivò la Finanza. E la cosa cominciò a farsi terribilmente scivolosa: «Oltre alle solite domande, mi chiesero che attività svolgevo, dissi loro che avevo una friggitoria, mi guardarono e mi dissero che ci saremmo rivisti presto». Così è stato. E per Enio e la sua famiglia (moglie e due figlie) è cominciata una avventura fiscale tutte da scoprire, che non promette nulla di buono.
Muovendosi dalla Ferrari come casella di partenza e status symbol per eccellenza (stimata dalla Finanza in 90 mila euro e alla quale va aggiunto anche un Suv Mercedes), le Fiamme gialle hanno rovesciato come un guanto la vita lavorativa (e non solo) di Piccolomini, contestandogli un’evasione di 210 mila euro tra Iva e imposte dirette, ma soprattutto chiedendogli come sia stato possibile che, a fronte di dichiarazioni che non superavano i 10 mila euro all’anno (pari a 900 euro al mese), abbia potuto permettersi un simile parco macchine. Non solo, nel fascicolo è pure stato ricordato che in passato il buon Enio era stato pizzicato privo di scontrini, incappando nella relativa multa. La storia del pescivendolo con la Ferrari ha subito fatto il giro del web e della valle del Bidente. L’anonimato, in una realtà minima come Civitella, non poteva durare. «In poche ore — racconta Piccolomini — tutti sapevano che ero io».
Che fare? Fuggire in Honduras? Neanche per sogno. «Ci ho pensato tutta la notte e ho deciso che, per la famiglia e per gli amici, avevo il dovere di uscire allo scoperto». Detto e fatto. Su Facebook, nel profilo della Friggitoria Piccolomini, l’uomo con la Ferrari ci ha messo la faccia, raccontando la sua verità: «I 900 euro sono solo una parte del reddito, a questi vanno aggiunti affitti di 3 appartamenti, titoli, azioni ed eredità».
Poi la storia della Ferrari, nel frattempo venduta dal pescivendolo: «L’ho presa usata di 10 anni nel 2010, rivendendo un’auto d’epoca con l’aggiunta di 20 mila euro: attualmente è valutata 38 mila euro». Quindi la parte più scabrosa: i 210 mila euro di evasione. «È un calcolo presunto che non tiene conto delle spese di lavorazione per il pesce fritto, fornirò i dati giusti». Gli scontrini dimenticati? «Due in 8 anni per un totale di 18 euro». Conclusione della personalissima arringa: «Dai controlli incrociati con clienti e fornitori è risultato che da anni sono congruo con gli studi di settore». Anche ieri Enio era dietro al bancone a friggere pesci: «Ci sono stati commenti antipatici sul web. Non sono un santo, qualcosa posso anche avere evaso, ma passare per nababbo... ». Rischi da ferraristi.
Francesco Alberti