Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 21 Giovedì calendario

MAI PIU’ SENZA PELI [TESTO DA PASSARE]

Io non mi depilo più. La protesta neofemminista, iniziata un po’ per caso in Inghilterra, con l’adesione alla campagna Armpits4August, dove per sensibilizzare contro la sindrome dell’ovaio policistico si chiedeva alle ragazze di non radersi le ascelle, esplode da un capo all’altro del pianeta, anche grazie ai social network:
come ribellione al marketing e agli stereotipi di genere. Chi l’ha detto che le ascelle pelose sono brutte? Harper’s Bazaar, nel 1915, solo per strategia pubblicitaria: si lanciava il rasoio per donne «Milady décolletée» della Gillette.
Il Sunday Telegraph prende nota. Analizzando le reazioni scomposte al selfie dell’ascella pelosa di Madonna («Long hair... Don’t Care!», Peli lunghi... Chissenefrega!), ma anche ai manichini col pelo pubico della catena American Apparel e all’artista Petra Collins, bandita da Instagram dopo una foto con le mutandine del bikini che lasciava intravedere la peluria, si chiede perché, 60 anni dopo le ascelle pelose di Sophia Loren simbolo di sensualità, il pelo femminile sia ancora un tabù. Perché dia tanto fastidio mentre quello maschile, ormai quasi scomparso, viene invece incoraggiato dal sito BuzzFeed, che implora: «Cari maschi, non depilatevi il petto».
I peli, insomma, ci rendono forse meno donne? La nuova contestazione femminile rimbalza dalle università, come il dipartimento di Studi di genere dell’Arizona State che dà un voto alto alle studentesse che per un semestre non fanno la ceretta ascelle-gambe, fino ai social media. Dove lo Hairy legs club, che dal 2010 è attivo sulla piattaforma Tùmbir ma ha preso piede negli ultimi
due anni, incoraggia le donne a postare foto delle gambe non depilate. Obiettivo: convincerle che sono belle anche così, per sfidare i canoni estetici prevalenti che, osserva il sito, «ci incasellano e ci disumanizzano». Risultato? MigliaIa di selfie, «perché i peli sono naturali e io valgo molto più del mio rasoio». «Perché risparmio tempo e soldi» scrive un’altra ragazza. E un’altra: «Sai che c’è? Non mi sono mai sentita così femminile». Insomma, nell’aria vola una consapevolezza nuova, ora che il femminismo è da tempo diventato cultura prevalente. E certo è anche tendenza: una provocazione modaiola, come la foto di Terry Richardson in cui la modella Charlotte Free si leccava l’ascella pelosa con la lingua. Come sul Twitter cinese Weibo, dove impazza una competizione tra ascelle non depilate di ragazze, con oltre 30 milioni di contatti.
Così il Guardian si chiede se non sia il caso di piantarla con la tortura quasi quotidiana di rasoi, cerette, pinzette, laser ed epilatori elettrici. «È una schiavitù» dice il giornale inglese, ricordando la scena del Diario di Bridget Jones dove lei impiega una giornata a farsi bella per uscire con il suo capo, Cleaver: «A volte mi chiedo come sarei se regredissi alla natura, con una barba lunga e baffi a manubrio» osserva la protagonista nel romanzo. Conclude il Guardian: «Il problema non è che Bridget sottoponga il proprio corpo a ore di supplizio per uscire con un uomo, ma che senta di doverlo fare. Tale è la repulsione per se stessa che teme che non depilandosi sembrerà Chewbacca di Guerre Stellari. E poi diciamocelo: con tutto il tempo che si trascorre a depilarsi avremmo scoperto la cura contro l’Aids».
La protesta tricologica è stata raccolta dal fotografo Ben Hopper, che immortala ascelle non depilate di modelle. E sono sempre più numerose le celebrity che usano le passerelle per sfoggiare con orgoglio i peli. Beyoncé, Hilary Swank, Halle Berry, Drew Barrymore: sembra di tornare al 1999, quando Julia Roberts si presentò non depilata alla prima di Notting Hill e Milla Jovovich posò sulla cover di Dazed col velo da sposa, le braccia alzate a ostentare i peli sulle ascelle e lo slogan L’Oréal: «Perché lei vale».
Che la sensibilità stia cambiando, però, è indubbio. Lo dimostrano le critiche a Emma Thompson, che nel film Effie, di cui è sceneggiatrice e attrice, ripropone il chiacchiericcio storico secondo cui il matrimonio ottocentesco di John Ruskin per 5 anni non venne consumato perché lui era disgustato dai peli pubici di lei, non sapendo che le donne ne avessero. «Non è lei che è disgustosa, è lui che è un ignorante» ha chiosato il New York Times.
In primavera, poi, dopo le accuse di misoginia, il colosso dell’epilazione Veet ha dovuto ritirare uno spot dove bollava come «mascoline» le donne che non fanno la ceretta. «Pungo un po’, lo so» diceva a letto al fidanzato un uomo peloso con voce da donna e slip rosa. «Mi sono rasata le gambe ieri». «Pubblicità asinesca» è stato il commento più gentile.