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 2014  agosto 22 Venerdì calendario

FINALMENTE GUARDEREMO OLTRE


Balotelli ha lo strano talento di far felici quando arriva e più felici quando parte. È uno che stanca in fretta perché promette molto e non mantiene mai all’altezza. Dovrebbe risolvere i problemi e invece ne crea. In più andandosene porta venti milioni che sono acqua nel deserto del Milan. Non mi sembra ci siano dubbi, l’affare l’ha fatto il Milan. Conta poco come possa giocare Balotelli, conta quello che nel calcio fa davvero. Nonostante abbia ancora solo 24 anni ha già perso l’Inter, il City, il Milan e la Nazionale, che pure ha investito quattro anni su di lui senza vedergli cambiare un atteggiamento, senza vederlo crescere un metro nella valutazione tecnica. Era molto meglio il Balotelli di sei-sette anni fa, non così scultoreo ma agile, istintivo, così giovane da non avere ancora il culto di se stesso. Giocava solo a calcio ed era bravissimo. Poi è diventato un soggetto da palestra e da applicazioni psicologiche. Gli è caduta addosso la sindrome italiana delle colpe che sono sempre degli altri. Il suo essere di origine africana ha moltiplicato l’effetto. Tra Ercole e Calimero ha vinto Calimero, né conta molto chi abbia ragione. Se non riesci a tenere a bada i tuoi fantasmi è giusto alla fine diventare un fantasma. Il calcio è uno sport breve, nevrotico, esposto. Controllare se stessi, mantenere le proporzioni, è fondamentale come saper controllare il pallone. Non si può fare di ogni partita un test di ammissione alla normalità. Grandi auguri a Balotelli, ma si esce sfiniti dai suoi quattro anni in Nazionale, dalle sue cuffie agli orecchi, dal suo isolamento e dal complesso di colpa che perennemente pretende dagli altri. Ha avuto in cinque anni più occasioni di qualunque altro giocatore italiano, non ne ha sfruttata una. Si può anche dire basta. Il mondo ha fatto molto per lui, ora tocca a lui restituire qualcosa. Il Milan deve ora reinvestire. Martinez è un ottimo centravanti, ha sempre segnato più di Balotelli, ma non so l’effetto che può fargli l’Italia. Cerci è una splendida lampadina di Natale, si accende e si spegne. Per adesso ha reso davvero solo giocando con Ventura (Pisa e Torino). Ma più che il lato tecnico conta la stanchezza di avere Balotelli, di dover tutti, compresa la squadra, parlare sempre di lui. È un tappo che salta, una scatola che si apre. Ora si può almeno guardare meglio cosa c’è davvero.