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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

SULLA TOMBA DI TOGLIATTI

L’ultimo ven­di­tore di fiori accanto al can­cello del cimi­tero monu­men­tale del Verano ha un’insegna: Ercole. Il primo morto sepolto, appena entrati a destra, ha una lapide: Ercole. Il mau­so­leo del Pci sta dall’altra parte, in fondo al cam­po­santo, e c’è un ingresso più comodo per chi viene a ricor­dare Pal­miro Togliatti, che i tipo­grafi romani del Comu­ni­sta giu­di­ca­rono un ometto e chia­ma­rono Ercole.

Sabato 22 ago­sto di cinquant’anni fa, dall’inviato dell’Unità Giu­seppe Boffa: «Erano le 13.20 al campo di Artek, quando il cuore di Pal­miro Togliatti ha ces­sato di bat­tere. Dopo una mat­tina di sole, il cielo si era coperto di nubi».

Faceva già caldo ieri alle otto del mat­tino e c’erano due corone di fiori e due rosse rosse davanti alla lapide di Togliatti, arri­ve­ranno in più altri tre maz­zetti. Una corona è fir­mata «I comu­ni­sti e le comu­ni­ste di Roma», l’altra «Demo­cra­tici di sini­stra». È la fon­da­zione che amministra parte dei beni che furono del par­tito; Ugo Spo­setti, l’ultimo teso­riere, arriva alle nove e trenta con la figlia di Togliatti e Nilde Jotti, Marisa, con Ema­nuele Maca­luso, il mini­stro della giu­sti­zia Andrea Orlando e il vec­chio Anto­nio Rubbi, sto­rico diri­gente della sezione esteri. Il mau­so­leo pro­get­tato da Gual­tiero Costa («sul modello di una tomba etru­sca», assi­cura Spo­setti, che però è di Viterbo) ha forma cir­co­lare. Nel cer­chio aspettano qual­che gior­na­li­sta, una ven­tina di ex del Pci e delle scis­sioni suc­ces­sive ma niente dele­ga­zioni uffi­ciali. Anche le ban­diere sono in forma pri­vata. Le scale che por­tano alla cripta sono umide anche in ago­sto, le chiavi le ha Giu­seppe Zuc­co­nelli, 78 anni, impie­gato a Bot­te­ghe Oscure e adesso custode delle tombe. C’è ancora posto: «Ma biso­gna essere stati, almeno un giorno, nella direzione del Pci o del Pds o dei Ds». Del Pd non si parla, non qui. Due anni fa l’ultimo diri­gente accolto: Giu­seppe Chiarante.

Dalla rela­zione di Mario Ali­cata di ritorno da Yalta alla segre­te­ria del Pci, 19 ago­sto 1964: «È noto che il compagno Togliatti si è acca­sciato senza cono­scenza alle ore 19.04 di gio­vedì 13 ago­sto men­tre stava par­lando ad un gruppo di gio­vani pio­nieri riu­niti in una pic­cola arena siste­mata pro­prio sulla riva del mare».

L’Unità in quei giorni dell’agonia non smet­teva di rassicurare i comu­ni­sti ita­liani: il com­pa­gno segre­ta­rio è curato assai bene dai medici sovie­tici. Il par­tito non si fidava, i rap­porti con il Pcus erano tesi e Kru­sciov a Mosca non aveva nean­che rice­vuto Togliatti. Il Pci spedì a Yalta il pro­fes­sor Fru­goni che aveva ope­rato Togliatti dopo l’attentato, oltre al medico per­so­nale Spal­lone. L’ultimo bol­let­tino medico è fir­mato da «gli acca­de­mici Vla­di­mir Vas­sil­lenko e Evgheni Sch­midt e i pro­fes­sori Alexandr Mar­kov, Roman Tka­ciov e Olga Gorbasciova».

Togliatti a Scoc­ci­marro, negli ultimi anni: «I medici sono tutti uguali e allora tanto vale tenere quello che ho, almeno lo conosco».

Scoc­ci­marro è sepolto cin­que loculi a destra di Togliatti. Alla sua sini­stra Ali­cata, di fronte una cop­pia che cinquant’anni fa era a Yalta con Togliatti e Jotti, Arturo Colombi e Nella Mar­cel­lino. Allora Maca­luso era già nella segre­te­ria del Pci e andò a rice­vere il pro­fes­sor Fru­goni all’aeroporto di Fiu­mi­cino: il par­tito aveva biso­gno di una dia­gnosi certa. Ma Maca­luso oggi non vuol par­lare di quelle ten­sioni, parla di Togliatti: «Senza di lui la democra­zia in Ita­lia non avrebbe preso la strada che abbiamo cono­sciuto e non avremmo avuto la Costituzione». Il mini­stro Orlando che nel suo stu­dio ha la scri­va­nia di Togliatti, anche se non la usa, dice che «dob­biamo essere rico­no­scenti verso chi ha saputo guidare quel pas­sag­gio sto­rico, ci sono state più figure e sarebbe ridut­tivo rife­rirsi solo a una parte, ma sicuramente tra que­sti c’è anche Togliatti».

Morto nel ’64, il mau­so­leo è stato costruito nel ’72, dov’è rima­sto il corpo di Togliatti per otto anni? Zuc­co­nelli lo sa. Riqua­dro 61, un’altra tomba del Pci. Adesso ci sono le lapidi di Xenia Sereni, Con­cetto Mar­chesi, Sibilla Aleramo e altri, tra i quali Otta­vio Pastore che fu il primo capo­re­dat­tore di Togliatti, all’Avanti nel 1919. Di fronte alla tomba il signor Franco venuto da Faenza e già passato da Togliatti. L’avevamo notato. A metà mat­tina il mau­so­leo è di nuovo vuoto.

Cinquant’anni fa il Pci aveva 1.640.000 iscritti. Il fune­rale di Togliatti fu la prima mani­fe­sta­zione, si scrisse, da un milione di per­sone.

A mez­zo­giorno il primo visi­ta­tore senza foto­grafi né teleca­mere. Gian­franco, 53 anni, ex segre­ta­rio del Pds di Como. «Sin­ce­ra­mente non ricor­davo l’anniversario, ne ho letto ieri sera. Ero a Roma, ho deciso di pas­sare». Poco dopo un’altro. Mar­cello, romano, 58 anni: «Ho visto la ceri­mo­nia in tv, ho rico­no­sciuto un paio di com­pa­gni e sono venuto. Togliatti? Uno sta­li­ni­sta, io ho un’altra storia, movi­mento, Lotta Con­ti­nua». Nel tardo pome­riggio il terzo, l’ultimo. È il con­du­cente della navetta interna al cimi­tero, Alfredo, 60 anni. «Prima ho visto la gente, non mi potevo fer­mare. Mi ricordo del fune­rale in tv, la com­mo­zione dei miei, una fami­glia comu­ni­sta». Non arriva più nessuno.

La let­tera di Nata­lia Ginz­burg all’Unità. «So bene che Togliatti era un grande uomo poli­tico. Ma io non sono un poli­tico e non so dire della sua figura poli­tica nem­meno una sil­laba. Così mi limito a espri­mere il mio dispia­cere. Ricordo l’ultima volta che l’ho visto. Era poche mesi fa, a Roma. Cenava a un tavolo di trat­to­ria a pochi metri da me. Sono con­tenta d’averlo potuto vedere, quella volta ancora, e di averlo salu­tato in me. Gli volevo molto bene: quel bene con­fuso, indi­stinto, che si vuole ad alcune per­sone lon­tane e famose ma, quando esse muoiono, ci accor­giamo che era pure un sen­ti­mento reale, pro­fondo, in tutto simile all’amicizia e all’affetto, e che abbiamo per­duto un amico, anche se era un amico col quale non abbiamo mai scam­biato, nella vita reale, una sola parola».