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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

IL FENOMENO DELLE SERIE TV

Sono state il fenomeno della passata stagione. E anche per quella che sta per iniziare si apprestano a giocare un ruolo da protagoniste. C’è da giurare che di serie tv – e in particolar modo di produzioni italiane – si continuerà a sentir parlare anche nei prossimi mesi. Anche perché nella stagione televisiva 2014-2015 i canali generalisti dovrebbero superare il tetto delle 6mila ore di programmazione (fra le 13 e le 20) a meno di un improvviso stop di un trend crescente che prosegue dal 2011. Stando in effetti ai dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi, le 4.949 ore cumulate di programmazione sono balzate a quota 5.611 nella stagione 2012-2013, per poi salire ancora nell’ultima stagione a quota 5.935 ore (+20% sul 2011).
Questo è avvenuto sui canali generalisti. Sul fronte pay tv Sky Italia ha fatto un gran battage per il suo canale ad hoc, Sky Atlantic, partito il 1° aprile e che ha ospitato serie che hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, come Gomorra. «Quello delle serie tv – afferma Andrea Scrosati, Executive vicepresident programming di Sky Italia – è un genere che oggi viene considerato centrale in un palinsesto, ma che solo dieci anni fa era rarissimo trovare nella tv italiana. Dopo un decennio in cui abbiamo consumato praticamente solo prodotto americano, le serie tv italiane ed europee si stanno affermando come punto di riferimento per la raffinatezza e la qualità». Per una pay tv che punta tutto sui contenuti di pregio, «le serie e miniserie tv rappresentano un prodotto aspirazionale, che crea fidelizzazione in una platea televisiva di alto profilo, soprattutto se si parla di contenuti raffinati sia nella scrittura sia nella regia, come quelli in onda su Sky Atlantic». Un canale che, secondo Scrosati, accentua le caratteristiche di una tv a pagamento, quanto ad «ascolto non lineare, che in un canale di questo tipo pesa per il 60-70 per cento». È proprio in base a questo che in casa Sky – dove sbarcheranno True detective (8 puntate) e 1992 (ambientato ai tempi di Tangentopoli) mentre per il sequel di Gomorra occorrerà attendere fine 2015 – si considerano positivi i dati di audience, anche se in prime time non si è comunque andati oltre lo 0,34% di share.
Riguardo ai canali digitali pay, Fox Crime è in testa nella classifica dello share nel giorno medio (0,26%) e ha ottenuto il terzo e il quinto posto nella top five delle serie e miniserie più viste, con Criminal Minds e The Black List. Fra i segmentati free, Top Crime (1,05%) di Mediaset sta ben sopra Giallo di Discovery (0,74%). Quanto invece alle tv generaliste, Canale 5 e Rai 1 si dividono il primato nella fascia pomeridiana e in quella serale. Fra le 13 e le 20 la rete ammiraglia Mediaset non ha rivali, con Beautiful che continua a essere la più vista (3,5 milioni di audience media). Seguono la spagnola Il Segreto e tre italiane, tra cui la sorprendente miniserie Le ali della vita. «Quello della passata stagione è stato un risultato di grande successo – dice il direttore di Canale 5, Giancarlo Scheri – che ci pone come leader in Europa per ascolti nella fascia pomeridiana». Una leadership pagata a caro prezzo sul fronte dei conti? «Nient’affatto – replica Scheri – perché posso dire che tutte queste serie tv hanno un margine di contribuzione positivo». Insomma, oltre all’offerta di intrattenimento, sicuramente di richiamo a partire da Maria De Filippi, Canale 5 anche per il prossimo anno punterà ancora molto sulle serie tv, «unendo a quelle di successo come Beautiful, Il Segreto e Centovetrine, novità come Il Principe, che andrà in onda, ma in prime time, a settembre: una sorta di Giulietta e Romeo dei giorni nostri, ambientato in Marocco».
Novità che promette anche Giancarlo Leone, direttore di Rai 1 che ha invece il primato di ascolti per serie tv nella fascia 20-23. Qui, a partire dal fenomeno Don Matteo (7,9 milioni di audience media alla nona edizione) l’italianità delle produzioni è una caratteristica fondanti. «Per la prossima stagione – dice – proveremo una serie d’acquisto, Velvet, in fascia serale». Le serie saranno comunque centrali nella programmazione «come è giusto che sia. Fra settembre e maggio le 75 collocazioni di intrattenimento, compreso Sanremo, hanno raggiunto mediamente il 22% di ascolti. Le quasi 100 collocazioni hanno fatto il 21 per cento. Dati sopra la media della rete e sopra gli ascolti del cinema, al 13%». Quel che Leone tiene a precisare, tanto più in un momento in cui in Rai si discute vivacemente sulla necessità di puntare di più sull’intrattenimento per valorizzare le risorse interne è che «c’è spazio per tutti e non c’è competizione fra fiction e intrattenimento. Il problema è solo l’equilibrio fra costi e ricavi».