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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

GLI USA ORA VOGLIONO L’EX VICE DI SADDAM


Secondo fonti di intelligence, il contatto sarebbe avvenuto poco prima di Ferragosto. Da una parte il segretario di Stato americano, John Kerry, dall’altra Ali Hatem al-Suleiman, leader della tribù sunnita Dulaym nella provincia irachena di Anbar, e punto di riferimento per molte delle tribù sunnite di Diyala, Nininve e Salah al Din che da mesi stanno supportando il califfo Abu Bakr alBaghdadi, capo dell’Isis e delle truppe che stanno mettendo a ferro e fuoco molte province irachene sotto la bandiera della guerra islamica. AlBaghdadi ha una sua forza che cresce di settimana in settimana, ma gran parte è dovuta al sostegno delle tribù sunnite dentro e fuori l’Iraq e ai finanziamenti che arrivano da parte del mondo arabo. Al Sulemain finora gli ha fornito logistica e gran parte dei combattenti. Mentre sul territorio e sull’espansione del califfato è stata fondamentale l’opera di Izzat al Douri, l’unico esponente di rilievo
del regime di Saddam Hussein sempre sfuggito alla cattura degli americani. Al Douri all’epoca della seconda guerra del Golfo era il Re di Fiori, immortalato nel celebre mazzo di carte dei marines in una foto con basco nero e i baffi rossi. Era vicepresidente dell’Iraq, capo delle forze armate e gran manovratore dei servizi segreti. Grazie alla sua conoscenza del territorio ha salvato se stesso e molti dei suoi compagni, ricostruendo clandestinamente il partito Baath e una sorta di intelligence presente in ogni città. Al Douri (pur non essendo un integralista islamico) ha stretto una alleanza di ferro con Al Baghdadi, mettendo la sua rete a disposizione nelle città che venivano strette d’assedio e poi conquistate dal Califfo. Al Douri le faceva cadere dall’interno e una volta sgretolata la resistenza, indicava agli uomini di Al Baghdadi gli obiettivi sensibili da sop-
primere. Finora operava nell’ombra, con l’espansione del califfato Al Douri è uscito allo scoperto, scrivendo un messaggio a fine luglio a tutta la popolazione irachena dopo la presa di Nininve. «La liberazione di Ninive e di Salah el Din sono una svolta im-
portante nella storia della nazione per la sua libertà e la sua unità. Che Dio benedica i rivoluzionari del popolo, i capi delle tribù patriottiche per la liberazione totale dell’Iraq arabo e musulmano».
Nel colloquio con Kerry al-Suleiman si è vantato di potere staccare la spina in qualsiasi momento ad Al Baghdadi, e di avere un patto di ferro proprio con Al Douri. La strategia americana sembra essere proprio quella di stringere un patto con i vari diavoli che supportano il califfato per isolare Al Baghdadi. Il primo segnale è arrivato proprio con la cacciata di Nour al Maliki, prima condizione chiesta dai sunniti disposti alla trattativa con gli americani. A garantire la bontà della trattativa sarebbe un lobbista americano di origine irachena, Mark Al Salih, ingaggiato a metà luglio dal Consiglio comune delle tribù arabe e irachene. Al Salih è buon amico sia di al Suleiman che di Kerry, che conosce fin dai primi tempi in cui venne eletto senatore degli Stati Uniti.