Carmen Galzerano, Il Fatto Quotidiano 21/8/2014, 21 agosto 2014
ARCHIVIO DELLO STATO, CON QUESTI TAGLI SI CHIUDE
La penuria di risorse che tormenta il sistema culturale italiano è arrivata a un punto di non ritorno. Due istituzioni culturali fondamentali per la memoria storica del nostro Paese denunciano il rischio di arrivare a chiudere i battenti: l’Archivio Centrale dello Stato e la Biblioteca Nazionale.
L’Archivio Centrale dello Stato, il punto di riferimento obbligato per ogni ricerca sull’Italia unitaria, con i suoi 120 chilometri di scaffali e una media di 36 mila pezzi movimentati all’anno, ha un fabbisogno minimo di 800 mila euro all’anno: nel 2013 ha ricevuto 650 mila euro, esattamente la metà dei fondi che aveva avuto nel 2012: “Finora siamo sopravvissuti a questi tagli perché siamo stati pessimisti verso il futuro, abbiamo gestito lasciando dei fondi a disposizione perché temevamo di andare incontro a periodi poco felici, ma a partire dal prossimo anno, se la situazione non cambierà in modo radicale, l’Archivio Centrale dello Stato chiuderà. Già quest’anno non sarà semplice chiudere il bilancio”, denuncia il sovrintendente Agostino Attanasio.
E non se la passa bene nemmeno la Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio, un palazzo con dieci piani di magazzini, dodici sale di lettura e sette milioni di unità bibliografiche. Un patrimonio documentale di inestimabile valore artistico, storico e sociale che l’ha resa un punto di riferimento per studenti, ricercatori, storici, appassionati e turisti. “In ogni Paese civile del mondo la Biblioteca Nazionale è l’emblema della nazione”, osserva il direttore Osvaldo Avallone: “Qui in Italia, rappresentiamo un peso, un vero fastidio. Nessuno si preoccupa di questa istituzione se non a parole”. La Biblioteca Nazionale di Roma ha subito nel corso degli anni costanti tagli al budget, ai quali si sono accompagnate decurtazioni dei servizi e degli orari. Secondo la pianta organica l’istituto dovrebbe poter contare su almeno 108 custodi: oggi ce ne sono appena 37. Anche il personale dell’Archivio Centrale dello Stato negli ultimi anni è diminuito in modo drastico, impedendo quel ricambio generazionale necessario per avere contatti più produttivi con la società circostante, a fronte di un aumento costante dei filoni di ricerca che interessano l’archivio: se prima infatti si andava a fare ricerca storica tout court, oggi si fanno anche studi amministrativi, ricerche per il restauro. È una documentazione di cui tutti noi potremmo un giorno avere bisogno, non solo gli storici.