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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

LA STRANA FORMALITÀ NEL PALAZZO DESERTO

Un paio d’ore di discussione e una manciata di minuti per le votazioni. Le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato approvano: l’Italia rifornirà di armi i peshmerga curdi aggrediti dalle milizie dell’Isis. La decisione era stata presa nel “vertice di Ferragosto” dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Federica Mogherini aveva dato la disponibilità del governo italiano a partecipare a un intervento umanitario in Iraq, che contemplasse anche l’invio di forniture militari. Serviva la legittimazione di un passaggio parlamentare, possibilmente rapido e indolore, con le Camere appena chiuse e gli onorevoli finalmente in vacanza. Di qui l’insolita convocazione delle sole commissioni competenti (Esteri e Difesa, in seduta comune) il 20 agosto, a mezzogiorno e mezza. In un Montecitorio semi-deserto, con il Transatlantico disabitato e metà palazzo chiuso, deputati e senatori hanno celebrato il rituale senza particolare enfasi. Non è stata però una seduta per pochi intimi: non c’erano tutti, ma quasi. Alla fine, hanno votato in 99 su 138, oltre il 70 per cento. Mancava il senatore Antonio Razzi, come noto, per il “compleanno della suocera in Spagna”. Mancavano i due 5 stelle “barricaderi”, Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano, che non sono rientrati dai rispettivi viaggi all’estero. C’era invece l’ex premier Enrico Letta, che ha festeggiato il 48esimo compleanno a Montecitorio.

LA RISOLUZIONE del governo è passata senza con ampio margine: 56 favorevoli e 12 contrari alla Camera, 27 contro 4 al Senato. Unici a opporsi Movimento Cinque stelle e Sel, che hanno presentato due documenti distinti. I ministri Mogherini e Pinotti hanno aperto l’audizione, poi è toccato al capogruppo di M5S, Massimo Artini: “Siamo imbarazzati per quello che abbiamo ascoltato. Stiamo riempiendo di armi leggere i curdi, che ne sono già dotati e avevano chiesto altro. Quei kalashnikov finiranno sul mercato nero. Stiamo facendo come con la Libia: diamo armi a non si sa chi, senza sapere dove vanno a finire”. I kalashnikov a cui si riferisce Artini, come ha confermato il governo, appartengono a una “riserva” custodita dalla Difesa italiana da 20 anni: nel 1994 un arsenale di armi ex sovietiche fu sequestrato a una nave (la JardanExpress) partita dall’Ucraina e diretta in Croazia, in pieno conflitto balcanico. Lo stock consisteva in 30 mila fucili, 400 missili Fagot, 5000 razzi Katiuscia, 11 mila razzi anticarro, 32 milioni di munizioni. Da questo “tesoro” militare si attingerà per armare i peshmerga. Il numero di munizioni – come ha riferito il ministro Pinotti – “è ancora da concordare” con il governo iracheno. Armi vecchie di oltre vent’anni, dunque, ma che hanno il vantaggio di essere di fabbricazione sovietica, una tecnologia che i combattenti curdi conoscono già bene.