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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

IL MANAGER CHE AMA GLI ELEFANTI
E HA SFIORATO DUE VOLTE IL GOVERNO


Nel 1965, anno di nascita di Andrea Guerra, Luxottica aveva tre anni ed era un ex bottega di montature metalliche da poco convertita in fabbrica di minuterie (viti, cerniere) per l’industria degli occhiali, aveva quattordici dipendenti e la sede ad Agordo - in provincia di Belluno - perché il Comune aveva deciso di regalare terreno a chi fosse disposto ad usarlo per avviare un’attività industriale. Nel luglio 2004, quando Andrea Guerra viene nominato amministratore delegato, Luxottica è da quasi dieci anni il più grande produttore e distributore sul mercato mondiale. 
L’arrivo di Guerra ad Agordo coincide con un passaggio delicatissimo nella vita di Luxottica. È il momento in cui Leonardo Del Vecchio decide di affidare la guida dell’azienda a un manager esterno: sceglie un uomo che ama presentarsi con grande semplicità, ha già guidato con successo per quattro anni Merloni elettrodomestici, parla con un tono di voce insolitamente basso per chi è abituato al comando e ai tempi stretti del mestiere di manager, e colleziona statuine che riproducono elefanti: pare ne abbia una collezione sterminata. La sua filosofia dice che «essere un buon leader è più importante che essere un buon manager». Il primo si distingue dal secondo perché è capace di dare l’esempio sia nelle cose di tutti giorni sia in quelle complicate, è coerente e determinato. Un leader globale, ama ripetere Guerra, deve poi saper prendere decisioni adeguate alle differenti culture in cui si trova a lavorare: «Servono apertura mentale, umiltà, semplicità e capacità di identificarsi con l’azienda». Insieme, Del Vecchio e Guerra cercano l’alchimia perfetta tra il vecchio e il nuovo, tra l’imprenditore della generazione del boom - classe 1935, rimasto orfano di padre a sette anni, ha cominciato a lavorare a quindici e ha costruito tutto da sè - e il manager del nuovo secolo (la carica di ad in Merloni l’ha conquistata proprio nel 2000), capace di allargare ulteriormente lo sguardo internazionale dell’azienda.
La crescita fuori dai confini dell’Italia, d’altra parte, era già da oltre vent’anni il marchio della casa: nel 1981 l’acquisizione di Avantgarde, marchio che aveva spalancato al gruppo le porte del mercato Usa, nel 1990 la quotazione a Wall Street (a piazza Affari Luxottica sbarcherà dieci anni dopo). L’alchimia tra il manager e l’imprenditore funziona: nel 2007 Luxottica acquisisce la californiana Oakley, il primo marchio mondiale di occhiali sportivi, per 2,1 miliardi di dollari. Il cuore dell’azienda resta in Italia, spiega Guerra, ma lo sguardo ormai è ai mercati emergenti: Cina, India, Brasile, Messico e Turchia. 
Guerra va avanti sulla strada segnata dal fondatore e intanto cerca di innovare: di quest’anno l’accordo per sviluppare i Google Glass firmato con il colosso di internet: che, dice qualcuno, non sarebbe piaciuto a Del Vecchio. Poi le sirene della politica: l’Italia che va a rotoli cerca tecnici da arruolare. Guerra è in predicato di entrare nel governo Letta come ministro dello Sviluppo: pare l’avessero convinto, poi è toccata a Flavio Zanonato. Anche Renzi voleva Guerra nella sua squadra - il manager era alla Leopolda 2013 accanto a Farinetti -, poi ha preferito rimanere ad Agordo. Così, almeno, si pensava fino ad oggi.