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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

ECCO I COCCOLONI, BAMBOCCIONI TEDESCHI
 CHE VOGLIONO FAMIGLIA E POSTO FISSO


I bamboccioni fenomeno italiano, figlio del mammismo e della scarsa propensione a lavarsi il bucato da soli? Neanche per sogno. La ricca e potente Germania, paradiso della piena occupazione, dove chi perde un lavoro ne trova un altro in mezz’ora, ha scoperto di aver tirato su una generazione di «coccoloni».
Così li ha descritti l’«Handelsblatt», citando alcuni studi che dimostrano la scarsa propensione al rischio degli under 25. La generazione di tedeschi che sta uscendo ora dall’università erediterà anche il più grande patrimonio della storia da genitori e nonni. Eppure, invece di lanciarsi nella mischia, manifesta una fortissima preferenza per il posto fisso. 
Ma come, si obietterà, giovani senza l’incubo della disoccupazione e con le spalle coperte da montagne di ricchezze che non hanno coraggio di osare? Proprio così. Il motivo è semplice: è la generazione cresciuta con la più grave crisi di sempre, ha visto genitori e nonni prepensionati o licenziati e ne ha tratto l’unica lezione possibile.
Carriera, soldi, ambizione? Nein danke: meglio il posto fisso, magari nel pubblico, e la possibilità di fondare una famiglia. L’istituto Rheingold, che ha redatto uno degli studi sui «bamboccioni» tedeschi, la chiama «generazione Biedermeier», giovani già vecchi.
La società di consulenza EY (ex Ernst & Young) ha scoperto che tre studenti tedeschi su dieci sognano un posto da statali, e che «sicurezza» è il criterio più importante, nella scelta di un lavoro. Scende il numero di coloro che scelgono un soggiorno all’estero, mentre cresce quello di chi fa un mutuo – comprare casa non è mai stata una tradizione, in Germania, lo è diventata con il costo del denaro in cantina e gli tsunami finanziari. 
Soprattutto, sale la propensione a restare a casa dei genitori: le donne vanno via in media a 22 anni, gli uomini a 26 – quattro anni più tardi rispetto a dieci anni fa. «Mai essere giovani è stato così comodo e privo di rischi – commenta Handelsblatt – Eppure: era molto tempo che non si osservava una generazione così preoccupata del posto sicuro come quella attuale».
Secondo l’istituto Rheingold, la «Generazione Biedermeier» costantemente alla ricerca di un contesto sicuro, è figlia di «un ragionamento logico, che i giovani hanno fatto in base alla propria esperienza: hanno osservato i genitori che faticavano per fare carriera e poi venivano comunque prepensionati prima dei sessant’anni. La nostalgia di sicurezza è anche qualcosa di tipico di tutte le generazioni: una reazione». 
La tesi è che chi è cresciuto con il crollo delle Torri gemelle, le crisi finanziarie mondiali, il rischio della fine dell’euro, dunque in un contesto di incertezza assoluta, ha altre priorità rispetto a chi è cresciuto nel «piccolo mondo antico» dei decenni precedenti.
Uno dei motivi del disorientamento e della voglia di «tana», insinuano gli studi, potrebbe essere anche il cursus studiorum, che in questi ultimi anni è cambiato molto. La maturità anticipata al 12° anno di scuola, la fine della leva obbligatoria e il vecchio sistema universitario quadriennale sostituito dai bachelor triennali significa che a 21 anni un tedesco medio dovrebbe già partire lancia in resta per una carriera.
I giovani, poi, fanno richieste contraddittorie: «Dicono che le imprese dovrebbero prenderli per mano, offrire orientamento, ma allo stesso tempo vogliono lavorare in autonomia e avere spazio per la creatività. Infine, vogliono essere sicuri che non perderanno il posto e che avranno tempo per la famiglia». 
Per non dire altro, diciamo: molto Biedermeier.