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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

LA RABBIA DI FREEMAN: “ORA DISARMATE LA POLIZIA”

[Intervista a Morgan Freeman] –

ACLEARWATER, sulla costa del Golfo del Messico in Florida, il premio Oscar Morgan Freeman è venuto a promuovere il film Dolphin Tale 2, il seguito del grande successo del 2011, (entrambi diretti da Charles Martin Smith), sul delfino Winter dalla coda mozzata da un incidente cui proprio il personaggio interpretato da Freeman, il dottor McCarthy, costruisce una coda meccanica. Seduto a un tavolino appartato all’aperto, preferendo i 40 gradi all’ombra all’aria condizionata dell’hotel, Morgan Freeman, guarda all’America, ai disordini e alla violenza di Ferguson dopo l’uccisione di Michael Brown con una certa preoccupazione. «L’America ha questa fissazione sulle armi e la violenza», dice con la sua voce bassa e misurando ogni parola.
Freeman, lei cosa pensa di quello che sta accadendo?
«Io penso che dovrebbero togliere le armi alla polizia. In questo modo nessuno avrebbe il permesso di avere un’arma».
Non è una scelta troppo radicale?
«La polizia spara alla gente e ne esce incolume, questo vuol dire commettere crimini sotto la maschera della legge. In tutti i posti civili del mondo se spari a qualcuno commetti un crimine, tanto più se quella persona è disarmata. Non importano le ragioni: hai commesso un crimine, quindi non esistono giustificazioni legali che possano permetterlo».
Tutti accusano la polizia di avere avuto una reazione spropositata.
«C’era bisogno di armi di distruzione di massa per affrontare un problema sociale? Con una mitragliatrice calibro 50? Andiamo!».
Cosa pensa della rabbia della gente di Ferguson. È giustificata?
«La polizia ha sparato a un ragazzino. Si, penso che sia rabbia giustificata, certo che è giustificata ».
Quanto razzismo c’è ancora in America?
«Quello che è successo a Ferguson la dice lunga. È la nostra società che sta cascando a pezzi, dovremmo ricostruirla a partire dai valori. Io per esempio credo che l’America debba tirarsi fuori dagli affari di tutti gli altri paesi. Non mi piace l’idea di fare da poliziotti al mondo. Non è che abbiamo la superiorità morale per farlo. Dovremmo tornare a casa nostra e ricostruire la nostra società, che come vediamo in questi giorni non sta tanto bene».
Pensa che Obama avrebbe dovuto essere più deciso nell’affrontare questa situazione?
«Che poteva fare? Deve essere presidente di tutti, cioè deve in qualche modo parlare con mano equilibrata. Come si dice qui in America, deve essere “between a rock and a hard place”, fra l’incudine e il martello, e sono sei anni che è in quella posizione».
Sosterrebbe Hillary Clinton come prossimo candidato presidenziale?
«Penso sia ora di avere una donna presidente, e Hillary... be’ la speranza c’è sempre. Ora come ora per me è un po’ troppo militarista, è una che sostiene la linea dura».
A proposito di razzismo, è soddisfatto dei ruoli che gli attori africani americani hanno ad Hollywood?
«Sì. Io come vedete non mi fermo mai, forse verrò anche in Italia per un nuovo Ben Hur e spero a Cinecittà. Ma in genere gli attori neri lavorano eccome. La televisione è un meraviglioso medium, tutti sono rappresentati. Se qualcuno si deve lamentare sono gli indianiamericani, loro sì che non sono rappresentati sui nostri schermi».