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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

RENZO ROSSO: «ALLE FIGLIE COMPRO I JEANS DEGLI ALTRI»

India, ma tuo padre qualche difetto ce l’ha? «Papaletto ? Beh, sì: russa, poi dà da mangiare ai cani quando siamo a tavola e io non voglio perché possono star male. E mi vergogno un po’ quando mi accompagna a scuola: non mi faccio mai portare su fino in classe, perché tutti mi guardano...». Che sia così famoso ti dispiace o ti fa piacere? «Mmm... Forse mi dà un po’ fastidio...».
La piccoletta di quasi dodici anni siede a tavola con noi nella casa di campagna, dentro la Diesel Farm di Marostica, centocinque ettari sulle colline vicentine sottratti più di vent’anni fa a un progetto di villette in stile Beverly Hills. Qui, invece, oggi si coltivano le viti, pascolano i maiali e le vitelle e vengono prodotte le verdure che stiamo mangiando sul tavolo di legno accanto al caminetto acceso, in questo cottage in stile canadese con i palchi e altri trofei di animali appesi alle pareti, compresi un’aquila, un falco e un leopardo imbalsamati. «Sono del precedente proprietario», spiega Renzo Rosso, il padrone di casa, «papaletto» di India e delle gemelle Asia e Luna, avute con Erika Merlo, e di Alessia, Stefano e Andrea, nati dal matrimonio con Nucia Fattoretto.
La notorietà paterna sarà pure un cruccio per l’ultimogenita, ma non la priva dei gesti quotidiani e universali che uniscono genitori e figli: gare di smorfie a chi ride prima, solletico, bacetto del risveglio, visita dal medico quando serve e il rito, sempre più insidioso, dello shopping. Confessa Rosso: «Purtroppo ad Asia e Luna, ormai sedicenni, mi tocca comprare anche i jeans H&M, che per me è un insulto. Mica per il brand, ci mancherebbe, ma perché mi dà fastidio che pur avendo a disposizione il denim più bello del mondo vogliano quello di un’altra marca! A questa età non posso farci niente, sono le mode degli amichetti a dettar legge...». Effetti della paternità nel Terzo Millennio. «Amo i miei sei figli allo stesso modo, ma forse con le ultime tre sono stato più presente; con i primi ero nella fase di lancio del lavoro. Di tutti mi interessa soprattutto che siano felici, non ho mai insistito perché lavorassero con me, anzi, Stefano e Andrea hanno dovuto dimostrare sul campo il loro talento e Alessia vive ancora negli Stati Uniti, voglio che faccia altra esperienza all’estero, e se vorrà tornare ci sarà posto pure per lei».
Brindiamo con un R55, spumante prodotto con metodo champenoise dalle vigne qui fuori. «È stato realizzato a mia insaputa per i miei 55 anni: ha sapore di Champagne, ma retrogusto del fatto in casa. È ancora crudo, avrebbe bisogno di un altro anno o due...». Lo spezzatino con polenta e melanzane, invece, lo accompagniamo con il Rosso di Rosso, che è solo l’ennesimo esempio della capacità di diversificazione, anche in cantina, dell’uomo che ha fatto della «stupidità» e del «coraggio» i suoi marchi di fabbrica: Be Stupid è il titolo della biografia pubblicata nel 2011 da Rizzoli, dove la radice della parola rimanda a stupire, sorprendersi, insomma immaginare scenari non convenzionali; e Only The Brave , solo i coraggiosi, è il gruppo a cui fanno capo Diesel, Maison Martin Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Staff International e Brave Kid, che nel 2013 ha fatturato quasi 1,6 miliardi di euro, ma è anche il nome della fondazione che sostiene progetti di sviluppo sociale in Italia e nel resto del mondo ispirandosi a un unico imperativo, la concretezza.
Davanti all’anguria già tagliata in pezzi grossi, Rosso parla di Papa e Dalai Lama. «Mi sento vicino a entrambi, pur non essendo cattolico praticante o buddista. Oggi credo nel bene, nella positività, nel rispetto per gli altri: una stretta di mano per me equivale a un contratto. Il Dalai Lama l’ho incontrato già molte volte, Papa Francesco ancora no: ci saremmo dovuti vedere a giugno, ma ha annullato l’appuntamento per fare la preghiera interreligiosa per la pace. Di lui mi piace la capacità di parlare ai ricchi e ai poveri, ai giovani e ai vecchi. Lo cito spesso in azienda: se tu comunichi valori, arrivi alle persone».
Del cuore parla in coda, davanti a un piatto di biscotti, mentre India gioca fuori a biliardino con Martina, la babysitter. «Arianna (Alessi, ndr ) l’ho incontrata cinque anni fa, nell’ultimo posto dove avrei immaginato di trovare l’amore: in Sardegna al Billionaire. Desideravo una compagna straniera, che fosse cittadina del mondo, e invece mi sono innamorato di lei, che è di Bassano. Fa la consulente finanziaria a Milano. È intelligente, educata, può mangiare con Bill Clinton o con i disoccupati e sa sempre come comportarsi. Ma la cosa bellissima, che ogni uomo sogna, è che si prende cura di me, con mille premure: ama coccolarmi».
Paura della morte? «Sono un uomo fortunato, ho avuto tanto e ho dato tanto. Mi dispiacerebbe solo per le tre più piccole, che vivono con me a settimane alterne, e per la mia compagna. Rinascessi? Farei il capovillaggio: la leadership ce l’ho dentro! Quando ci fu l’attentato alle Torri gemelle l’aereo su cui volavo fu dirottato per sicurezza in Canada: per cinque giorni dovemmo stare in una base militare e diventai il leader di mille persone, organizzavo giochi e altre attività di intrattenimento. Per ringraziarmi, il comandante mi fece uscire su un’ambulanza per festeggiare il compleanno con una manciata di amici. È la mia storia: guidare il gruppo». Con coraggio e stupidità.