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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

SCONTRO DEI TORNADO, ERRORE UMANO O

AVARIA –

DAL NOSTRO INVIATO ASCOLI — «Non scherziamo...». Il colonnello dell’aeronautica militare Urbano Floreani non vuole nemmeno considerare l’ipotesi che i suoi colleghi morti nello schianto sopra i cieli di Ascoli siano stati vittima di un gioco/sfida fra loro. «Erano piloti esperti e con numerose missioni operative alle spalle. Non c’è ragione di pensare che non si siano attenuti alle regole del volo».
Nessun comportamento scellerato, giurano anche altre fonti che si stanno occupando dell’inchiesta. Anche perché, a parte il contenuto delle scatole nere, a ogni rientro viene scaricato e analizzato il video che mostra ciò che ha visto il pilota durante il volo. Facile, quindi, scoprire se qualcuno ha violato le regole mettendo a repentaglio la sua vita e quella altrui. E non si tratterebbe nemmeno di una prova di volo radente al suolo per sfuggire ai radar, come vorrebbero alcune delle voci in circolazione ieri. Semplicemente perché, sempre per dirla con il colonnello Floreani, «la quota minima di volo lungo quel percorso non avrebbe consentito il masking (cioè il camuffamento per risultare «in ombra», ndr ) e quindi nemmeno volendolo fare si potrebbe ottenere quel risultato».
Fin qui quello che non sarebbe successo. Che, se confermato, però, lascia spazio a due sole ipotesi alternative: l’errore umano o l’avaria. Errore umano: cioè una distrazione, un cambio di rotta, una manovra eseguita male. Oppure un problema tecnico o meccanico che potrebbe aver reso incontrollabile uno dei due Tornado finito poi contro l’altro. Per avere certezze servono le scatole nere, studiate per reggere anche a impatti così violenti senza disintegrarsi. Però finora non sono state ritrovate e, senza quelle, le indicazioni su percorsi, altitudini, velocità, possono venire solo dai piani di volo, già nei fascicoli delle inchieste aperte dalla procura militare di Verona, dalla procura ordinaria di Ascoli e dalla Commissione d’inchiesta dell’aeronautica militare.
I primi accertamenti dicono che se di errore umano si fosse trattato non sarebbe di chi ha approvato i piani di volo. Perché le carte non rivelano sbagli nella previsione dei percorsi, dei tempi e delle altezze. Era una missione «normale» che doveva durare 90 minuti, che aveva tempi di partenza precisi (il primo volo è decollato alle 15.22, il secondo alle 15.27) e che — dicono all’Aeronautica militare — prevedeva «un assetto tattico specifico e alcuni punti di virata». Niente che i piloti dei due jet non avessero già fatto innumerevoli volte. È stato lo stesso ministro della Difesa Roberta Pinotti a parlare di missione «regolarmente pianificata e autorizzata in accordo alle norme di volo e nel pieno rispetto degli standard di sicurezza».
Eppure nelle descrizioni di tanti testimoni gli «standard di sicurezza» non c’erano. Chi ha visto i Tornado e ha seguito le loro evoluzioni racconta che «volavano bassissimi» e per quanto possa essere una questione di prospettiva, difficile che abbiano avuto tutti la stessa impressione di una quota di volo così bassa da «sfiorare la casa» o da essere «ad altezza quercia». Anche perché la bassa quota è l’unico dettaglio sul quale nessuno dei testi sembra avere dubbi mentre sono diverse le versioni sull’impatto. C’è chi ha parlato di uno dei jet con «un’ala che si stava staccando», chi giura di aver visto la palla di fuoco di uno soltanto dei Tornado e «l’altro che è passato sotto i fili dell’alta tensione e si è schiantato sulla collina», e infine chi dice di aver assistito allo scontro fra i due aerei.
Gli investigatori hanno sequestrato i filmati amatoriali per cercare conferme e stanno provando ad analizzare tutti i verbali delle testimonianze per valutarne l’attendibilità e incrociare i racconti con i pochi dati certi che hanno a disposizione. Da Verona il procuratore militare Enrico Buttitta si dice sicuro che «in tempi rapidi avremo un’idea della situazione e delle possibili responsabilità». Per la sua procura il reato possibile è il numero 167: distruzione di opere militari. Per la procura ordinaria di Ascoli, invece, dove a seguire l’inchiesta c’è il sostituto procuratore Umberto Monti, si ipotizza il disastro colposo. Il primo dei nodi da sciogliere è l’altitudine dei due jet al momento dell’impatto. Il procuratore Buttitta dice che «a noi l’Aeronautica ha comunicato che i due Tornado volavano in quell’area a 600 metri di altezza» e che ha già chiesto «di acquisire i documenti da cui partire per le indagini. Per esempio i programmi delle missioni, i piani di volo, i tracciati radar, le comunicazioni fra torre di controllo e l’aeromobile...». In attesa del ritrovamento delle scatole nere. Sperando che parlino ancora.