Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 08 Venerdì calendario

«Viva la gnocca, zio porcone!» ipse dixit e fu subito il caos. Ma ben prima che il fenomeno Vieri si sbizzarrisse su Twitter diventando l’idolo di migliaia ragazzini incapaci di fare delle proprie panze un marchio di fabbrica, c’era chi, nell’hinterland pavese, covava già aspirazioni «bomberistiche»

«Viva la gnocca, zio porcone!» ipse dixit e fu subito il caos. Ma ben prima che il fenomeno Vieri si sbizzarrisse su Twitter diventando l’idolo di migliaia ragazzini incapaci di fare delle proprie panze un marchio di fabbrica, c’era chi, nell’hinterland pavese, covava già aspirazioni «bomberistiche». A Stradella, con la solita nebbia spessa ad intasare le strade, in una delle tante sere del dicembre 2010, tra le mura del luogo scelto come «bar dello sport», Alessandro e Riccardo, illustri sconosciuti poco più che ventenni, hanno promesso a loro stessi di mettere in piedi una pagina Facebook, omaggio virtuale al Bomber del paese. Uno dei calciatori più sopravvalutati della storia, di quelli cresciuti sui campetti, ma incapaci di segnare persino con la porta vuota. Piedi a banana, ma grande carisma. In poche parole, Bomber senza nessun merito sportivo. Che testimone tacito della loro promessa non fosse che una mezza pinta di birra non fu un problema né per loro né per quanti negli anni a venire avrebbero contribuito a rendere «Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi» un fenomeno social al pari di pochi altri. Nato sul bancone di un bar di provincia e diventato parte integrante della vita di quasi 500mila utenti Facebook, ormai scandita dal quotidiano «Fi*a-time» e dai vari «Spaccarsiamme**a». Fan dopo fan, like dopo like, senza aspettative o obiettivi di rendimento, i pavesi hanno smosso gli animi di tutta Italia, mettendo in piedi una comunità che ha in Vieri il suo dio e nei retroscena del calcio la sua unica ragione di vita. Persino qualche italiano migrato in Inghilterra o, addirittura, in America, rifiuta di separarsi dai post pubblicati dagli amministratori della pagina, giurano i quattro, stringendo tra le mani una copia del loro primo libro (Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi, ed. Historica, 9,90 euro). Disponibile online e, previa ordinazione, in tutte le librerie italiane, è la sintesi perfetta del bomberismo, guida per i tanti orfani del fenomeno Vieri: gente che delle pance da alcol non ha che da fregarsene, spostando lo sguardo dai propri fianchi a quelli del gentil sesso. La condizione di bomber infatti più che dalle prestazioni sul campo, assolutamente secondarie, è determinata da una sorta di predisposizione mentale. Qualcosa in grado di rendere il soggetto in questione unico e deciso come la barba di Moscardelli, spietato e splendido come Lavezzi, sicuro quanto Boriello di fronte a una velina. «Saremo più scarsi della Parodi e di Cassano?». Una sola domanda ha attraversato la mente degli amministratori della pagina prima che questi si convincessero a prendere in mano carta e penna e a buttar giù il decalogo dei Bomber, completo di frasi ad effetto e comportamenti irrinunciabili. Irrinunciabili quanto la partitella tra amici della domenica, un evento catartico da vivere con la stessa enfasi normalmente riservata alla finale di Champions League. Irrinunciabile quanto il capello ingellato e l’italiano ciancicato con sicumera. Perché è la sicumera la dote imprescindibile di ogni Bomber che si rispetti. Poco importa che, lungi dall’indicare il corrispettivo del Matador sudamericano o del Panzer tedesco, il termine «Bomber» sia entrato a far parte del vocabolario comune quasi a mo’ di sfottò. Il Bomber avrà sempre l’atteggiamento fiero del leader e il portamento di chi arriva a fine giornata sfiancato da donne e allenamenti, portando sulle spalle il fardello della notorietà e il peso dell’invidia altrui. Così definito, bomber può essere chiunque, dal padre di famiglia appesantito dai troppi Natali, allo Shevchenko dei tempi d’oro: importante è che «nell’era delle pettinature da mohicano, il Bomber rimanga sempre sulla cresta dell’onda».