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 2014  agosto 12 Martedì calendario

EBOLA, POLEMICA SUL “SIERO DEI RICCHI” “BISOGNA SALVARE ANCHE GLI AFRICANI”

Per ora un vaccino anti-Ebola non c’è (sarà pronto entro il 2015, ha annunciato nei giorni scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità). Tuttavia, un farmaco sperimentale chiamato Zmapp sta dando ottimi risultati. Solo sugli occidentali. Sì, perché il siero - che a detta di Kent Brantly, il missionario americano che l’ha testato su di sé, è «miracoloso» - su oltre 1700 contagiati in Africa occidentale (quasi mille i morti) è stato somministrato solo a Brantly, a Nancy Writebol (l’altra missionaria americana ricoverata ad Atlanta dopo aver contratto il virus in Liberia) e, da ieri, anche allo spagnolo Miguel Pajares, in isolamento presso l’ospedale Carlos III di Madrid (infettato anche lui in Liberia).
Ma ora Zmapp è diventato un caso e, ovviamente, anche gli africani lo vogliono. Nei giorni scorsi alcuni esperti dell’Oms hanno rivolto un appello agli Stati Uniti affinché rendano disponibile il farmaco (sviluppato da una piccola società di biotecnologie di San Diego in collaborazione con l’azienda canadese Defyrus). «Non ci sono informazioni sufficienti per decidere se la cura sperimentale sia efficace, concentriamoci sul contenimento dell’epidemia», ha tagliato corto il presidente americano Barack Obama. Ciononostante, l’Oms - che non ha escluso che il contagio possa uscire dall’Africa - ieri ha riunito a Ginevra un comitato di esperti di bioetica e di medicina per affrontare la questione (le conclusioni dovrebbero essere note oggi). «I problemi sono due - ha spiegato la portavoce dell’organizzazione, Fadela Chaib -. Il primo è etico: gli esperti devono decidere se in un contesto eccezionale come quello dell’attuale crisi di Ebola in Africa è possibile raccomandare l’impiego di un farmaco sperimentale, e che quindi non è stato ancora testato sull’uomo (prima di essere somministrato ai tre missionari, Zmapp era stato sperimentato solo su topi e scimmie, ndr). Il secondo riguarda la disponibilità del prodotto (il processo di produzione è lungo e laborioso, tanto che per ottenere un paio di grammi, quelli usati da Kent Brantly e Nancy Writebol, ci sarebbero voluti due mesi, ndr)».
In attesa della decisione degli esperti dell’Oms, una risposta l’ha fornita Armand Sprecher, medico di Medici senza frontiere specializzato in febbri emorragiche: «Da quello che sappiamo, potrebbero volerci anni prima che un farmaco, sicuro e approvato, possa essere disponibile. È vero che quando si sperimentano nuovi prodotti c’è un protocollo da seguire e che ancora non conosciamo le controindicazioni di Zmapp, ma, considerato l’alto tasso di mortalità di Ebola e gli effetti positivi che il farmaco ha avuto sui due americani, crediamo che questo trattamento, in casi estremi, possa essere una possibilità». Insomma, Msf è pronta a curare con Zmapp i suoi pazienti, occidentali e non.
Una cosa comunque è certa: servono soluzioni rapide. L’epidemia di Ebola, infatti, continua a uccidere: ieri un altro missionario è morto in Liberia e un nuovo caso è stato registrato in Nigeria, facendo scattare l’allarme anche in Costa D’Avorio, dove è stato annunciato lo stop ai voli da e per i Paesi in cui è presente il virus (Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria).
Enrico Caporale, La Stampa 12/8/2014