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 2014  agosto 12 Martedì calendario

ETEROLOGA ED È SUBITO CAOS LE REGIONI SI SPACCANO

Sull’eterologa è scoppiato il caos. Il solito di tipo campanilistico. Non basta infatti che il neopresidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro, due giorni fa, intervistato dal Messaggero, abbia ribadito che non esiste un vuoto normativo dopo la sentenza che il 9 aprile scorso ha bocciato il divieto al metodo eterologo e che “i centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l’eterologa, purché rispettino tutti quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione medicalmente assistita in generale e tutti i meccanismi di controllo pubblico previsti e magari talvolta insufficienti”. Neanche per il ministro della Salute Lorenzin, che continua a mantenersi salda sulle sue idee (cioè sulla necessità di un decreto che legiferi ogni aspetto della fecondazione eterologa), anche se ieri ha deciso di riprendere la questione a settembre con un nuovo tavolo per un approfondimento sugli aspetti giuridici coinvolgendo la Consulta. Magari si è pentita di aver voluto a tutti i costi lasciare un segno indelebile sul percorso della fecondazione artificiale. Alla spaccatura profonda dei piani alti del potere corrisponde il pasticcio nelle Regioni, le vere protagoniste di tutta questa vicenda. Variegate nei problemi e nelle prese di posizione. Eccole.
TOSCANA. La prima e l’unica ad aver già recepito attraverso una delibera la sentenza della Consulta sulla legge 40 e ad aver previsto che le coppie possano avvalersi della fecondazione eterologa con il contributo pubblico, pagando un ticket da 500 euro (come quello per l’omologa). “Il ministro Lorenzin non ci può ordinare di fermarci, quindi non faremo marcia indietro” ha assicurato il presidente regionale Enrico Rossi.
PIEMONTE. Dà ragione a Lorenzin e aspetta il quadro normativo nazionale prima di procedere con gli interventi. Lo ha sottolineato Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni: “Non c’è fretta”. Ma all’ospedale Sant’Anna ci sono già donne in lista d’attesa per la fecondazione eterologa.
LOMBARDIA. Idem. Invoca una legge nazionale al più presto. Diversamente, dice una nota, “è disponibile a valutare l’eventuale emanazione di atti di governo transitori, per offrire alle strutture lombarde norme e protocolli definiti”. Vuole evitare un secondo “caso Stamina”.
VENETO. Pretende “regole serie per evitare pasticci”. Auspica che l’organizzazione dei comandamenti avvenga in tre-quattro mesi e nutre scetticismo sul fatto che l’eterologa possa essere inserita nei Lea (livelli essenziali di assistenza), con esborso di ticket o in forma gratuita, perché “anche se è la soluzione ideale, soltanto otto regioni sono in equilibrio di bilancio e sarà inevitabile che il governo stanzi ulteriori risorse”. Ma le troverà?
LIGURIA. Perplesso sui Lea pure l’assessore alla Salute Claudio Montaldo. “È chiaro che serve uno stanziamento ad hoc per dare gratuità al di là del reddito”. Comunque la Liguria è pronta, hanno già le linee guida autoprodotte che tengono conto della “comunità scientifica italiana e internazionale”. Anzi, “potrebbe avviare in poco tempo l’attività dei centri”. E poi la minaccia: se Parlamento o Lorenzin tarderanno sul da farsi, “partirà con il servizio” e “delibererà sulla questione eterologa”.
EMILIA ROMAGNA. Stop finché non arrivano le linee guida del ministero.
VALLE D’AOSTA. Vuole la legge dall’alto nonostante i reminder di Tesauro e il Consiglio dei ministri che venerdì scorso ha bloccato il decreto Lorenzin. Nessuna preclusione ideologica, però.
FRIULI VENEZIA GIULIA. Rifiuta il fai da te, il tema è troppo delicato. “Merita una valutazione attenta e scelte comuni” ha detto l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. E il Friuli si aspettava che il decreto promesso dal ministro della Salute in andasse in porto.
LAZIO. Non muove un dito finché il governo non detta legge: “Siamo d’accordo con Chiamparino”. Ma c’è chi non è d’accordo. Come il direttore del reparto di medicina della riproduzione dell’European Hospital: “Noi partiremo a settembre, il ministero ha avuto tutto il tempo per redigere le linee guida”.
PUGLIA. Entro la fine del mese farà rete con le strutture che ospita, sotto la guida del Policlinico di Bari, poi aspetterà i dettami del ministero, se arrivano.
UMBRIA. “In attesa del verdetto della Lorenzin, ha detto la presidente Catiuscia Marini, “le Regioni, come enti erogatori di servizi sanitari, le coppie possono richiedere l’effettuazione della fecondazione eterologa”.
MOLISE. Confida di trovare un accordo all’interno della Conferenza delle Regioni.
CALABRIA. Qui non puoi portare a termine neanche la normale procreazione assistita, causa mancanza di centri abilitati.
Dalle altre regioni ancora non sono pervenute risposte.
Chiara Daina, il Fatto Quotidiano 12/8/2014