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 2014  agosto 12 Martedì calendario

DISCHI

[Il brasiliano che vuole tutti i vinili del mondo] –
Sei anni fa il nostro giornale pubblicò la notizia di una clamorosa asta di dischi in vinile, 3 milioni e 300 tra album e 45 giri, offerti da un collezionista statunitense su eBay. Paul Mawhinney aveva una raccolta che copriva ogni periodo della storia della musica, con un valore “stimato” di 50 milioni di dollari, ma non essendo riuscito a piazzarla da nessuna parte aveva deciso di svenderla per “soli” 3 milioni. Mawhinney credette di essere riuscito a vendere i dischi a un acquirente irlandese, che in realtà si rivelò fasullo, e quindi rimase con tutti gli album in casa. Fin quando non vide un annuncio su Billboard, la “bibbia” dell’industria discografica americana, che recitava: «Compriamo ogni collezione musicale, di ogni genere, paghiamo prezzi più alti di chiunque altro». Chiamò e vendette ad uno sconosciuto acquirente brasiliano tutti i suoi vinili. Lo sconosciuto si chiama Zero Freitas, un imprenditore oggi sessantaduenne, vittima di una curiosissima sindrome, quella dell’“accaparratore di vinili”, che lo costringe compulsivamente ad accumulare i vecchi 33 e 45 giri, acquistandoli in ogni parte del mondo e conservandoli in un hangar di venticinquemila metri quadrati nei sobborghi di San Paolo. “Malattia” che lo ha colpito da giovanissimo («sono andato in terapia per quarant’anni cercando di trovare una spiegazione», ha detto al New York Times ), da quando nel 1957 suo padre portò a casa per la prima volta un giradischi e una collezione di duecento album; quando aveva diciotto anni possedeva già 3.000 vinili, a 30 anni la cifra si era decuplicata.
Quanti sono oggi i dischi della collezione di Freitas è difficile, se non impossibile dirlo, perché il “disco-maniaco” arricchisce costantemente il suo bottino, acquistando collezioni da negozi in chiusura, critici musicali e giornalisti in pensione, archivi personali (qualche hanno fa ha acquistato la collezione di dischi di Bob Hope dai suoi eredi) e da altri collezionisti. Ammassa ogni possibile registrazione su vinile, quasi volesse mettere insieme tutti i dischi del mondo in un unico luogo. Al sicuro. Si, perché la missione di Freitas è quella di “salvare” la musica registrata, prima che vada definitivamente perduta con l’avvento della digitalizzazione. Salvare non solo il vinile ma soprattutto quello che contiene, musiche straordinarie, registrazioni rare, ma anche musiche popolari che oggi non vengono prese in considerazione dal vento della trasformazione in file. Se è vero che la maggior parte della musica registrata negli Stati Uniti e in Europa è già stata digitalizzata e che il processo continua quotidianamente, spinto dalla diffusione degli smartphone e dei servizi streaming come Spotify e Deezer, la musica di paesi lontani dall’impero discografico delle multinazionali rischia di essere cancellata. Oltre l’80 per cento del patrimonio musicale planetario registrato durante il XX secolo, musica che arriva dal Brasile come dall’Africa, dai Caraibi come dall’Est europeo, non è stata trasferita in formato digitale e i dischi in vinile che la contengono sono sempre più difficili da trovare. Nel pieno della rivoluzione digitale il vinile, in realtà, sta conoscendo una seconda giovinezza, con un crescente interesse anche delle giovani generazioni, (l’album in vinile più venduto dello scorso anno è stato “Random Access memory” dei Daft Punk). Ma se le percentuali relative sono magnifiche (dal 60 all’80% in più ogni anno), quelle assolute sono ancora bassissime, persino rispetto al declinante compact disc. Certo è che il CD, annunciato come “eterno” e “indistruttibile” si è negli anni dimostrato non solo più fragile («mentre il vinile, se lo si conserva nelle giuste condizioni, può resistere sostanzialmente per sempre», dice Freitas), ma anche meno interessante da conservare in casa, rispetto all’oggetto discografico in vinile, con le sue copertine belle e ampie.
Anche il mercato del vinile da collezione è in crescita esponenziale e il mercato on line è florido. Freitas è uno dei più vivaci frequentatori delle aste on line, dove continua ad acquisire nuovi album, che poi fa trasferire nel suo hangar a San Paolo. Non tutti in realtà, perché quelli ai quali è legato sentimentalmente, quelli firmati dagli artisti, i più rari e soprattutto quelli di Roberto Carlos, il primo artista del quale ha comprato un album nella sua vita (e del quale possiede 1.794 dischi), li tiene in casa, il suo tesoro privato al quale, senza alcun dubbio, vuole bene davvero.
Ernesto Assante, la Repubblica 12/8/2014