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 2014  agosto 12 Martedì calendario

AMAZON SFIDA CAPITAN AMERICA


NEW YORK
Lassù nell’etere di internet si stanno svolgendo epici combattimenti fra giganti invisibili a occhio nudo eppure ricchi e potenti. L’ultima lotta fra i Golia del web vede schierate l’una contro l’altra Amazon e Disney. La prima ha deciso di applicare ai film della casa cinematografica lo stesso trattamento punitivo che lo scorso giugno ha usato contro quelli della Time-Warner: rallentamenti nelle consegna della merce e impossibilità per i clienti di effettuare il pre-ordine. La decisione di Jeff Bezos, padre-padrone di Amazon, di discriminare contro film di successo come Captain America o Maleficent echeggia l’identico comportamento già utilizzato contro Time-Warner e i suoi titoli più recenti, tipo Transcendence e The Lego Movie.
GLI INTROITI
Per le case cinematografiche il danno che deriva da questo "rallentamento" può diventare ingente: il vero guadagno dei film non viene tanto dalle sale (dove gli incassi devono essere divisi in mille rivoli) ma dalla vendita dei dvd e dei blu-ray e in misura crescente anche dalla vendita in streaming. Bezos dal canto suo ha sostenuto in una lettera pubblica che i suoi fornitori, siano essi case cinematografiche e case editrici - non tengono presente che "la cultura si diffonde solo quando è a basso prezzo". Di conseguenza, i fornitori dovrebbero ridurre i costi dei propri prodotti e quindi permettere ad Amazon di venderli a prezzi concorrenziali. In altre parole, il vero guadagno, secondo Bezos, sta nella quantità. Per ora la Disney si rifiuta di fare commenti. Non ne ha fatti nenche Time-Warner, con la quale tuttavia pare che Amazon stia arrivando a un accordo.
IL CATALOGO
Il concetto di puntare sulla quantità non convince tutti. Ne è un esempio la lite in corso oramai da tre mesi fra Amazon e Hachette. Quest’ultima si rifiuta di portare i prezzi dei suoi e-books in vendita on-line da 14 dollari e 99 centesimi a 9 dollari e 99, come chiede Bezos. L’autore Douglas Preston, noto per romanzi thriller e horror, ha scritto contro Amazon una lettera appassionata che è stata sottoscritta da 909 colleghi - alcuni dei quali di fama mondiale - ed è stata pubblicata domenica sul New York Times. L’annuncio a piena pagina è costato 104 mila dollari (cifra pagata in massima parte dai big, come John Grisham e Stephen King) e accusava il gigante del commercio on-line di aver boicottato i titoli della Hachette e di "aver preso i libri in ostaggio", con l’effetto di danneggiare gli autori.
LA LITE
La lite Hachette-Amazon non presenta in realtà nulla di nuovo: da tempi immemori i venditori puniscono i fornitori che non accettino certe condizioni. Qui negli Stati Uniti ad esempio è stato provato che i fornitori meno "malleabili" vengono puniti nei supermercati mettendo i loro prodotti in alto negli scaffali, dove è difficile raggiungerli, o tanto in basso che l’occhio dei clienti non li vede.
Amazon ovviamente fa più notizia di un supermercato che accantona una marca di riso. Nel 2013 ha denunciato vendite per 74,45 miliardi di dollari, contro i 61 del 2012. E il 60 per cento di queste vendite avviene in territorio Usa. Territorio dove però il dominio della casa di Seattle non è così assoluto e definitivo come si crederebbe. La concorrenza esiste eccome, così come esistono resistenze. A litigare con Bezos non è solo la Hachette, che per di più è essa stessa parte di una conglomerata miliardaria e non è certo un piccolo editore di provincia. Ad esempio, quando un mese fa Amazon ha annunciato il lancio di "Kindle Unlimited", l’abbonamento mensile per la lettura gratis di oltre 600 mila titoli sul proprio e-reader, si è notato che non erano solo i titoli della Hachette a mancare dalla biblioteca digitale, ma anche quelli delle altri grandi Usa: HarperCollins, Macmillan, Simon and Schuster, e Penguin Random House. Non solo: è di questi giorni l’annuncio che Barnes and Noble, la catena di librerie con sede a New York, si è alleata con la californiana "Google Shopping Express" per garantire la consegna di libri in giornata in alcune delle città dove B&N ancora ha grosse librerie.
LA RESISTENZA
E poi, anche gli indipendenti continuano ad avere voce, alcuni anzi diventando i portabandiera di una resistenza umanistica contro il dominio del digitale: vedi ad esempio il successo e il rispetto che circonda Powell’s Books, che a Portland (Oregon) può vantarsi di essere la più grande libreria indipendente del mondo, con tanto di vendita anche on-line.