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 2014  agosto 10 Domenica calendario

USA, 10 ANNI AL SUPER FALSARIO DI VINI

Passerà alla storia come il più grande falsario di vini di tutti i tempi. Per questo titolo Rudy Kurniawan, 37 anni e una raffinata carriera di falsificatore di vini d’élite, si è guadagnato una condanna a dieci anni negli Stati Uniti. Con migliaia di bottiglie contraffatte è riuscito a incassare un bottino di oltre 20 milioni di dollari in meno di dieci anni. La cifra potrebbe però essere molto più alta visto lo stile di vita che Rudy amava condurre: il tribunale di Manhattan che l’ha condannato ha calcolato che in cinque anni era riuscito a dilapidare 16 milioni solo per vestiti e viaggi.
Di grandi falsari, abili artisti è piena la storia. Il mondo dei vini di pregio non ne aveva ancora conosciuti però. In questo Ruby è riuscito a lasciare il segno gabbando esperti, collezionisti e le più nobili case d’asta. Nell’ambiente era molto apprezzato, di origine indonesiana era arrivato a inizio anni 2000 in America con un semplice visto da studente. In poco tempo si era conquistato la fama di grande esperto e di generoso collezionista di vini, soprattutto di rarità francesi a cominciare dai vini Borgogna. Di più. Era considerato un degustatore di talento e uno dei palati più colti, un vero prodigio celebrato anche da critici di fama. Lo chiamavano Dr. Conti, dal nome di una delle etichette che amava commerciare di più, quella del Romanée-Conti. Sul mercato era così attivo che, dopo la sua comparsa, alcuni vini erano saliti enormemente di prezzo: se nel 2002 una bottiglia del 1945 di Romanée-Conti veniva venduta a 2.600 dollari, nel 2011 valeva la cifra inarrivabile di 124 mila dollari.
Ma Rudy, tra l’altro di famiglia benestante visto che i suoi in Indonesia sono proprietari di una delle più grande catene di birra, era apprezzato anche perché riusciva a scovare qualsiasi rarità gli venisse ordinata. Un Château Lafite Rothschild del 1961, un Petrus o un Château Lafleur? Nessun problema. Poi si è capito come faceva. Il metodo, di una semplicità da ragazzi, l’ha rivelato l’Fbi dopo aver fatto irruzione nel 2012 nella sua casa. Il «laboratorio» si trovava in cucina, lì venivano creati i vini con le etichette più costose. Queste venivano falsificate all’estero da mani esperte mentre i tappi e i sigilli erano manipolati dallo stesso Rudy. Nelle bottiglie contraffatte veniva poi travasato vino di poco valore cercando di imitare colore e caratteristiche dei pezzi più rari.
I sospetti non mancavano. A un certo punto è arrivato il passo falso. A tradire il truffatore è stata una bottiglia Lafite Rothschild del 1737. In realtà in quell’anno la famiglia Rothschild ancora non possedeva quel tipo di produzioni. Qualcosa non andava. Peggio. Il pezzo era destinato a un miliardario Usa, William Koch, particolarmente litigioso in materia di vini costosi. Già qualche anno prima era riuscito a farsi risarcire in una causa milionaria. Da lì a poco l’epilogo di Rudy che ora passerà il suo tempo a ripassarsi la storia dei grandi vini. La vicenda già lungamente raccontata dal «New York Times» ai tempi dell’arresto nel 2012 ora farà tenere le antenne dritte ai molti collezionisti di vini in tutto il mondo. Quanti altri Rudy ci sono in circolazione? È la domanda che si stanno facendo.
Sandra Riccio, La Stampa 10/8/2014