Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 08 Venerdì calendario

CORSA AL PRESTITO: COSÌ GLI ITALIANI SPENDONO I SOLDI CHE NON HANNO

MILANO. Fino alla crisi del 2008 gli italiani, per cultura, sono sempre stati nemici dei debiti. O potevano pagare, o niente shopping. Tradizionalmente, l’unico grande debito della loro vita era il mutuo per la casa. Al più, quello per comprare a rate l’automobile o la cucina. Il credito al consumo non ci riguardava che marginalmente. Ora però la tendenza è diversa. Negli ultimi anni, anche nel nostro Paese molti si sono fatti sedurre dal mercato dai prestiti e adesso, con la crisi che non passa, aumentano le cifre che vengono richieste. Per la soddisfazione delle banche e delle società finanziarie, che si sfregano le mani a colpi di interessi.
Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo restano piuttosto «salati»: il 9,37 per cento, anche se in lieve diminuzione rispetto al 9,53 per cento di marzo. Come spiega uno studio del sito Prestiti.it basato sui dati diffusi mensilmente dal Crif – la banca dati italiana di informazioni creditizie, che classifica gli italiani e in alcuni casi li spedisce nel girone dantesco dei cattivi pagatori – la cifra media chiesta in prestito nel 2014 è aumentata di parecchio, portando l’asticella della media di aprile scorso a quota 11 mila euro, mille euro in più rispetto ai 10 mila dello scorso ottobre.
L’indagine, realizzata analizzando un campione di circa 40 mila domande presentate nel periodo compreso tra ottobre 2013 e marzo 2014, ci offre l’identikit di chi è alla ricerca di un finanziamento in questi tempi di crisi: è un uomo – il 74 per cento del campione – di 41 anni che ha bisogno di circa 11.000 euro e vuole rimborsare il prestito contando su uno stipendio di circa 1.600 euro netti mensili. La durata del finanziamento resta superiore ai cinque anni, in media 64 mensilità per ripagare il prestito.
Il fenomeno che forse desta la maggiore preoccupazione è l’aumento dei finanziamenti mirati a ripagare debiti già esistenti, del tutto nuovo per la nostra cultura, che interessa il 14,1 per cento delle persone che richiedono un prestito. In poche parole, un italiano su sette nel 2014 è andato a bussare alle porte di una banca o di una finanziaria per chiedere soldi da destinare non all’acquisto di un bene, o magari al pagamento di una vacanza, ma al ripianamento di «buchi» già esistenti, per evitare di finire in bancarotta, ovvero di non riuscire più a pagare i creditori.
Altro dato allarmante: la finalità numero uno per cui viene richiesto un prestito è in generale avere nuova liquidità a disposizione. Sempre secondo lo studio di Prestiti. it, il 22,7 per cento – poco meno di un richiedente italiano su quattro – ha bisogno di soldi per pagare le spese della vita quotidiana: dalle bollette alla spesa passando per i libri scolastici dei figli. Seguono i prestiti per acquistare un’auto usata (21,30 per cento) e quelli per ristrutturare la casa (14,50 per cento).
Non mancano differenze tra le singole regioni italiane. Quelle che hanno visto la maggiore crescita degli importi richiesti sono la Basilicata, il Lazio e il Trentino Alto Adige – con aumenti medi di circa 1.500 euro – mentre, in termini assoluti, le richieste più cospicue continuano ad arrivare nel Meridione e nelle isole: la Sardegna primeggia con 12 mila euro di media, mentre le più ricche Liguria ed Emilia Romagna restano sempre in fondo alla classifica con 10.500 euro.
I lucani sono in media i cittadini che si prendono più tempo per restituire il denaro (68 mesi), mentre il Trentino Alto Adige è l’unica regione in cui l’età media al momento della richiesta è sotto i 40 anni (39, per l’esattezza).
Fatti tutti i conti, una cosa è certa: sarà la crisi, ma l’idea di spendere soldi che non hanno sta iniziando a piacere anche agli italiani. Forse troppo.
Gianluca Baldini, il Venerdì di Repubblica 8/8/2014