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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

CULTURA, È L’ORA DEI TAGLI: LA LISTA NERA DEGLI ISTITUTI

Bologna. Grenoble e Innsbruck erano già stati soppressi. Francoforte chiuderà il 30 settembre. Altri cinque - Salonicco, Lussemburgo, Wolfsburg, Ankara e Vancouver – sono nella lista da cui, all’ultimo, sono stati depennati Lione e Stoccarda. Dopo i tagli ai consolati (cancellato, tra gli altri, quello di Scutari che esisteva dal 1300), la spending review si abbatte sugli Istituti italiani di cultura (Iic), che sono 90 e hanno il compito di promuovere la cultura e la lingua italiana nel mondo. Dipendono dalla Farnesina: chiuderne 8 farebbe risparmiare 697.446,68 euro l’anno, personale escluso (un direttore e un addetto per ogni sede). Ma dal 2012 sono finiti nel calderone dei tagli lineari. L’organico, che era di 289 unità, nel 2015 scenderà a 117. La combinazione tra riforma Fornero e blocco dei concorsi ha avviato l’eutanasia degli Iic. La tendenza è incorporarli nelle ambasciate e sostituirli con gli addetti culturali.
Dal taglio, si dovrebbero salvare quelli che hanno direttori di «chiara fama» ed «esperti»: in pratica nomine politiche e fiduciarie inaugurate nel 1990 dal ministro Gianni De Michelis. Altra cosa rispetto alle carriere ordinarie. «Guadagnano il doppio o il triplo di noi, ma con pessimi risultati: lì dovrebbe intervenire la spending review», dice Fulvia Veneziani, una vita negli Iic, oggi direttrice a Tirana. Gli istituti sono altro: promuovono convegni, mostre, rassegne e progetti culturali di rilievo. Quello di Tirana, ad esempio (bilancio di 440 mila euro, 60 per cento di autofinanziamento, costo annuo 133 mila euro), sostiene la partnership tra Italia e Albania che ha portato alla nascita della prima orchestra giovanile dei Balcani. Soprattutto, gli Iic organizzano corsi di lingua italiana per chi vuole studiare o lavorare in Italia. Attività preziosa e anche redditizia, che spesso fa pareggiare i conti, come a Salonicco o Lione: ma pare non basti per evitare il taglio. Così come non sono serviti a convincere il governo Renzi, gli appelli e le petizioni degli intellettuali tra cui Umberto Eco, Erri De Luca, Philippe Daverio, Stefano Benni; e nemmeno la mozione presentata da 15 parlamentari, prima firmataria Laura Puppato (Pd). Tutto inutile, finora. La scure della Farnesina continua a minacciare gli Iic, contro il parere degli stessi ambasciatori. «La cultura è un veicolo fondamentale per la promozione del nostro Paese, della nostra lingua e della pace» dice l’ambasciatore d’Albania, Massimo Gaiani. «Non vedo proprio perché dovremmo rinunciare alla preziosa attività degli istituti».
Claudio Visani, il Venerdì di Repubblica 8/8/2014