Loretta Napoleoni, il Venerdì di Repubblica 8/8/2014, 8 agosto 2014
ANCHE NELL’ASIA PIÙ FIORENTE IL PROBLEMA È LA CRESCITA
Anche la crescita economica ha i suoi problemi. Singapore, la piccola città-Stato asiatica grande quanto un’isoletta dei Caraibi, è cresciuta negli ultimi 10 anni al ritmo del 5-7 per cento annuo. I risultati sono ben visibili: è diventata il centro finanziario asiatico più importante, dove sono ubicate quasi tutte le grandi multinazionali che operano in questo continente, è la decima economia asiatica, anche se rispetto alla Cina o al Giappone è poco meno di un puntino sul mappamondo.
Il successo di Singapore è legato all’importazione di forza lavoro straniera ai livelli più bassi e più alti. Un fenomeno che ha prodotto l’aumento del costo della vita per la popolazione locale, in particolare quello delle abitazioni è salito alle stelle, tanto che si parla di bolla immobiliare. Tutto ciò ha prodotto un risentimento nei confronti degli stranieri, che pare sia alla base della prima sconfitta elettorale del Partito d’azione popolare, al governo dal 1959. Naturalmente, il nuovo governo è subito corso ai ripari. La riduzione della forza lavoro d’immigrazione ha però fatto contrarre il Pil che nel secondo trimestre del 2014 ha registrato una crescita minima, 0,8 per cento, contro il 5,3 dell’anno prima e il 9,9 del primo trimestre. L’industria manifatturiera, che contribuisce per un quarto all’economia nazionale, si è contratta del 19,4 per cento.
L’economia di Singapore mostra i sintomi tipici del malessere delle economie emergenti asiatiche: la caduta del tasso di crescita della produttività quando il costo della vita sale vertiginosamente a causa della crescita sostenuta degli ultimi anni. Il problema è come ottenere una crescita moderata ma stabile, che poi è anche il problema dei Paesi occidentali.
Loretta Napoleoni, il Venerdì di Repubblica 8/8/2014